Frutto esclusivo del vitigno Monica, con una densità di 4000 piante per ettaro e una resa di 40 quintali, il Murru Monica di Sardegna Doc 2020 dei Garagisti di Sorgono nasce dalla fermentazione delle uve in solo acciaio e una sosta, sempre in inox, per dodici mesi.
Durante il convegno sul linguaggio del vino a Napoli ospiti di eccezione hanno condiviso la loro prospettiva sulle strategie di comunicazione.
Eredi di una tradizione secolare e sotto l’impulso del raggiungimento della doc nel 1993 per l’Asprinio, i cugini Corrado Benfidi e Leonardo Vanacore portano avanti un’attività vitivinicola pressoché ininterrotta fino ad oggi, con una cantina diffusa che abbraccia vigneti in diverse aree, tra cui una vigna storica ad alberata aversana, da cui provengono i loro cru, la corte familiare e le grotte di tufo, di superba bellezza, scavate a mano e che raggiungono una profondità di 15 metri.
Nella frazione varnese di Novacella si trova la tenuta Pacher Hof, di millenaria memoria, con la cantina e il vinhotel, dedicato al relax e all’enoturismo. Andreas Huber, viticoltore e maestro cantiniere, è l’erede di Joseph Huber, il quale sposò Maria, una delle quattro figlie di Andreas Pacher, nel 1849, avviando così la viticultura e impiantando per primo la cultivar Kerner. Andreas Huber ha studiato presso la l’Istituto di Viticultura “Veitshöchheim” a Würzburg, ereditando evidentemente la passione per il vino dai suoi avi e gestendo una superficie di ben 8 ettari, tutti vitati con varietà a bacca bianca. Insomma, la storica cantina è un punto di riferimento dell’enologia bolzanese e, da sempre di proprietà familiare, costituisce un vero e proprio condensato di passione, talento e know-how tramandato di generazione in generazione.
Il progetto Mosaico per Procida si arricchisce di un nuovo partner, tra i protagonisti più iconici della gastronomia campana: Peppe Guida, cuoco artigiano dell’Antica Osteria Nonna Rosa a Vico Equense.
La varietà Rovello Bianco è attualmente censita in solo due comprensori dell’Irpinia: Taurasi e Bonito, per certi versi simili dal punto di vista microclimatico e per la diffusione di questa cultivar vitivinicola, diffusione pressoché sparuta in pochi filari o addirittura ceppi, comunque avanti negli anni e a piede franco.
Col suo cuore mediterraneo e la sua nipponica cura del dettaglio Molaro non è soltanto riuscito ad avvicinare due vulcani, il Vesuvio ed il Monte Fuji, lontani anni luce ma con la sua empatia riesce a trasmettere la matrice più intima della sua idea di ricetta, come in un viaggio condiviso tra sapori, scenari di vita vissuta e stati d’animo.
Il Mondo Vino è un complesso apparato fluidodinamico costantemente in evoluzione, esigente e cangiante. Chi vi opera deve avere una grande vocazione, deve avere una profonda conoscenza della materia ed una forte volontà ad aggiornarsi costantemente e non soltanto in ambito vitivinicolo poiché, indipendentemente dalla propria specializzazione professionale, occorre essere dei bravi sensorialisti, conoscere il mercato ed il trend di consumo, la comunicazione ed i fondamenti del neuromarketing, la conoscenza delle lingue straniere, delle strategie di vendita e della più ampia cultura generale poiché il Vino è materia multidisciplinare in sé.
Tra le più tipiche espressioni dolciarie della tradizione natalizia partenopea vi sono le sapienze, cioè si scrivono sapienze ma si pronunciano susamielli e si mangiano come si pronunciano.
Il Made in Italy è attraente ed ha tantissimi ammiratori nel mondo, a dimostrazione che il nostro Paese piace ed all’Estero piace ciò che a noi italiani piace bere e mangiare. Per quanto si possa immaginare al Made in Italy come al frutto di una strepitosa campagna di marketing strategico, come quelle che il genio di Dino Villani sapeva condurre con successo, creando dal nulla San Valentino, la Festa della Mamma e la Colomba Pasquale, superbe macchinette dei soldi quasi alla pari con l’aspetto più laicamente consumista e sprecone del Natale, non è così
La cantina di Euro Parovel è stata fondata nel 1898 dal suo trisavolo Pietro Parovel, anno in cui vennero impiantati i vigneti e gli oliveti che in buona parte si possono ammirare anche oggi, tutti nel comune di San Dorligo della Valle sulle colline del Rio Ospo.
La Vernaccia Nera è tra le uve più rappresentative delle Marche, così ben radicata nel suo areale da essere poco incline all’adattamento in contesti territoriali diversi e già famosa nel 1877 da essere considerata da Giuseppe di Rovasenda, autore del Saggio di Ampelografia Universale, una varietà molto pregiata; iscritta al Registro Nazionale delle Varietà di Vite nel 1970, generalmente quest’uva vede maggior concentrazione nell’area preappenninica nel maceratese ed il suo nome si fa derivare, come per tutte le vernacce in effetti, dal termine latino vernaculum, ossia di ciò che appartiene al luogo.
Il Grappolo d’Oro dimostra quanto il Fiano possa trovare degna dimora anche fuori dal contesto irpino e quanto riesca a dare emozioni diverse per una esperienza di beva che ben caratterizza il complesso quadro geomorfologico cilentano. Indicatissimo per un ricchissimo fish & fruit estivo.