Murakami
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Nella mostra “MURAKAMI vs MURAKAMI” al Tai Kwun Contemporary di Hong Kong, un divertente e intrigante percorso tra oltre 60 opere: dipinti, sculture, disegni, video e costumi dell’artista giapponese Takashi Murakami.

Tutto il suo multiforme universo è presente in questa esposizione, curata da Gunnar B. Kvaran, direttore di Astrup Fearnley Museet (Oslo, Norvegia) e Tobias Berger, Head of Art di Tai Kwun.

Adulti e bambini si perdono in un mondo multicolore che regala emozioni, che coinvolge, incuriosisce, diverte, affascina e non solo. Un viaggio nell’arte di Murakami con richiami critici alla grande arte del passato di Brancusi, Matisse e Warhol che si tramuta e quasi si liquefa o si moltiplica. Tanto oro lucente che si riflette nel pavimento e nelle sculture e poi i suoi fiori che donano un ottimismo colorato e quasi infantile, ma qui il super artista giapponese ci mostra anche la sua visione del mondo più intima e meditativa sino a giungere a quella apocalittica.

Murakami

Nel cortile di Tai Kwun, o “grande stazione”, che ospitava la sede storica del commissariato, la prigione, il tribunale e le baracche militari, ti accolgono le sculture metalliche dei guardiani spirituali Kaikai and Kiki: “kaikai” è il bambino con le orecchie di coniglio mentre “kiki” è la figura con tre occhi e le zanne per denti. I due non rimangono lì, ma ti seguono in tutta la mostra.

Si inizia al terzo piano dell’edificio dove, non prima di aver indossato delle soprascarpe, dato che si cammina su un tappeto che è anche esso un’opera, immediata è l’immersione nel mondo fatto di opposti di Murakami. Al centro della sala è esposta per la prima voltala versione finale della scultura The birth cry of the universe: i manga dorati, ispirati da Mizuki Shingeru, sono solo apparentemente immobili, il loro equilibrio è precario e basterebbe un niente per farli cadere.Tutto è illusorio: basta far correre lo sguardo e vedi i colori vivaci della moquette, poi ti catturano i dipinti alle pareti, ma se vai oltre il colore ti accorgi di calpestare dei teschi. Poi torni allo sfondo, un muro metallico grigio e nero, che ti rimanda a una realtà pervasa da un senso di ansietà e di paura per il futuro dell’umanità che fluttua e non sta immobile, impersonata da TAN TAN BO, alter ego dell’artista che qui accompagna il visitatore nella parte più oscura della sua arte.

Ma allegria e divertimento ritornano nella Superflat Flowers: circondati da personaggi come Doraemon, autoritratti di Murakami e una distesa dei suoi fiori iconici, che si ripetono ossessivamente, ma mai uguali, nelle pareti e sul pavimento, piatti e quasi senza prospettiva. La terza dimensione però ricompare nella scultura che campeggia al centro della sala.

La mostra si chiude con un viaggio nella spiritualità di ENSO. Si entra in uno spazio di grande impatto visivo e allo stesso tempo meditativo, dove domina l’oro del pavimento, delle pareti e delle sculture. Oro che richiama il sacro nelle religioni e nella cultura giapponese, ma manifesta anche il legame con l’argento della factory di Warhol. Il visitatore si trova così dentro un cerchio (Enso vuol dire infatti cerchio) che si chiude o si apre all’infinito come nella simbologia del buddismo giapponese.

Una divertente novità della mostra di Hong Kong sono le vetrine con otto costumi iconici e stravaganti dell’artista. Il percorso espositivo è completato da un surrealistico omaggio ai volti e ai corpi distorti dell’artista Francis Bacon e da opere video e campioni della collezione d’arte privata di Takashi Murakami.

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