Share

Un vino che decisamente descrive appieno l’identità friulana, costituito da un blend composto al 70% da Tocai Friulano, il 15% di Malvasia ed il 15% di Ribolla Gialla, uve provenienti da viti impiantate tra il 1960 ed il 1978 ed allevate col sistema Cappuccina e Candelabro; siamo a Corno di Rosazzo, nel cuore della denominazione di origine dei Colli Orientali del Friuli, e più precisamente nella zona di Rocca Bernarda, un’area in cui la tessitura del terreno è ricca di marna e arenaria. La vendemmia è manuale e i grappoli vengono delicatamente riposti in cassette dove il peso totale non supera mai i 10 kg; le uve vengono diraspate e pigiate sofficemente ed il succo che ne deriva resta a macerare con le bucce per almeno 24 ore; dopo la svinatura il mosto fermenta in tonneaux di 500 litri grazie all’uso esclusivo di lieviti autoctoni; il vino affina in botti di rovere da 1500 litri per un anno, dopodiché sosta in acciaio per almeno 6 mesi per subire un ulteriore affinamento in bottiglia per altri 6 mesi.

Ne deriva un vino brillante, dal colore giallo oro chiaro con leggerissime nuances verdoline e di buona consistenza.

Pesca bianca, papaya ed ananas disidratato, bergamotto e scorza d’arancia candita i sentori fruttati che l’ampio bouquet sprigiona con scia finale di timo e salvia veicolata da una “eucaliptata” balsamicità.

Se si potesse dire di questo vino che la beva è fluida eppur consistente Identità dei fratelli Specogna ci entrerebbe a pieno titolo per quanto generoso il corpo e voluttuosa l’avvolgenza, avvolgenza che muta in succulenza grazie alla piacevole e calibrata freschezza ed un tocco sapido. Il tutto a confermare il fruttato d’agrume e pesca fino ad accendere la macchia mediterranea in bocca e chiudere con nota ammandorlata ed una buona persistenza.

Una bottiglia recuperata da un amico in un paesino forse sconosciuto ai più ma per gli intenditori famoso per la “cerasa“, la soppressata e il miele. Un must l’abbinamento emozionale: bere Identità assieme a lui passeggiando verso Palazzo De Simone a Bracigliano, attraversando il Parco Letterario “Lo cunto de li cunti” che questi luoghi nel cuore dell’Agro Sarnese Nocerino hanno contribuito ad alimentare nella fantasia di Gianbattista Basile il famoso racconto, ad hoc per unire due contrade mediterranee così distanti tra loro.

Leave a comment.