Simonetta Lucchi - "Freddo di noi"
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Un saggio che squarcia il velo della Storia con la lama affilata della memoria viva

Ci sono libri che si leggono, e libri che si attraversano come un campo minato di emozioni, storia, identità. Freddo in noi di Simonetta Lucchi è uno di questi. Proposto al Premio Strega Saggistica 2025, questo volume è un’opera potentissima, che intreccia con maestria la grande Storia con le piccole, immense storie individuali.

Lucchi, intellettuale di rara profondità e sensibilità, racconta i confini, geografici e interiori, del Nord Est italiano: confini che dividono, separano, ma che a volte diventano porte, soglie, ferite mai rimarginate. La sua scrittura è densa, complessa e straordinariamente empatica. Attraverso uno stile raffinato, evocativo e insieme implacabilmente lucido, l’autrice illumina le contraddizioni di una terra martoriata da guerre, violenze, assimilazioni forzate, ma anche capace di generare resilienza, arte, e un’identità che non può essere imbrigliata nei limiti asfittici di un nazionalismo monolitico.

L’Introduzione è un saggio storico di altissimo livello, un affondo nell’ipocrisia della costruzione nazionalista, magistralmente esemplificata nell’epigrafe fascista sul monumento di Bolzano. Con erudizione finissima, Lucchi smonta la retorica di “civilizzazione” del fascismo, mostrando come anche intellettuali raffinati come Pietro Fedele si piegarono a una narrazione di potere che umiliava la complessità culturale di interi popoli.

Ma è nei racconti — veri, vissuti, laceranti — che Freddo in noi diventa straordinario. Le storie di donne e uomini che attraversano la guerra, l’esilio, la perdita della propria lingua e della propria patria senza mai smettere di amare, di insegnare, di vivere, sono racconti che spezzano il cuore. In particolare, la storia della maestra Anna Berghinz è una testimonianza di una potenza rara: un’ode alla dignità, alla forza silenziosa, al coraggio quotidiano che non cerca gloria, ma che costruisce civiltà sotto il peso della Storia.

Simonetta Lucchi compie un miracolo: coniuga l’analisi storica più rigorosa a una capacità narrativa che vibra di emozione autentica, senza mai cedere alla retorica o alla facile commozione. La sua voce è nitida, fiera, plurale: è la voce di chi sa che le identità sono sempre molteplici, stratificate, imperfette, e che proprio in questa imperfezione risiede la vera umanità.

Freddo in noi non è solo un saggio. È un atto d’amore per una terra lacerata e bellissima, un grido contro ogni forma di riduzionismo identitario, un invito a riconoscere la complessità come valore e non come minaccia. È un libro che rimane addosso, come il freddo pungente di cui parla, e che ci chiede, con dolcezza e fermezza insieme, di non dimenticare.

Straordinario. Necessario. Indimenticabile.

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