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Gli scienziati si dividono da sempre sulla teoria del Global warming e il cambiamento climatico, teoria secondo la quale la Terra starebbe andando verso un costante e incontrollato innalzamento delle temperature che, nel lungo periodo, avrà un grande impatto sulla vita dell’ecosistema. Alcuni dicono che esiste ed è dovuto principalmente alle attività umane, altri sostengono si tratti di una fase, o che perlomeno non sia dovuto all’uomo.

La vitivinicoltura è un’attività che si basa da sempre sulla ricerca di un territorio e un microclima perfetti. Proprio per questo motivo offre uno scorcio sugli effetti del cambiamento climatico. Si tratta di un fenomeno concreto e reale, e trasformerà anche il vino che beviamo: desertificazioni, clima sub tropicale e progressivo spostamento delle aree vitivinicole verso il Nord. Si è stimato che porterà ad una progressiva scomparsa dal 25% al 73% delle aree vitivinicole storiche entro il 2050. Ciò costringerà i viticoltori a piantare nuovi vigneti in ecosistemi precedentemente indisturbati, a latitudini più alte o altitudini più elevate, eliminando le specie vegetali e animali locali.

Cambiamento climatico e vinificazione. Tavola rotonda al Merano WineFestival.

Questo preoccupante scenario ha animato il 27esimo Merano WineFestival, conclusosi da poco, dove si è svolta una tavola rotonda proprio per porre un accenno sul futuro del vino, e si è posto l’accento sui possibili impatti del cambiamento climatico sulla vinificazione assieme a un parterre di esperti. Il climatologo meranese Georg Kaser ha sottolineato che “bisogna cambiare drasticamente le abitudini, altrimenti sarà il clima a cambiare la società.”

Attualmente, secondo Kaser, il mondo si sta indirizzando sul peggiore delle proiezioni con impatti devastanti per la nostra vita e in particolare per la viticoltura. Anche un aumento di temperatura di 1,5 gradi avrebbe delle conseguenze gravi sulla coltivazione della vite e sulla qualità del vino, e non solo. Per questo motivo la società dovrebbe, secondo il professore, cambiare immediatamente le abitudini, altrimenti sarà il clima a cambiare la società in modo drastico.

«Il cambiamento di clima con un progressivo aumento di temperatura pone soprattutto il viticoltore di fronte a nuove sfide. Da una parte la protezione dai possibili danni da surriscaldamento e da un ritardo della maturazione e dalla seconda parte anche al cambiamento della fertilità del suolo e di cicli alterati di diversi microorganismi. L’impatto del cambiamento climatico impone un graduale spostamento dei vigneti ad altitudini più elevate cambiando radicalmente le varie micro aree vitivinicole. Quali sono i provvedimenti che dovranno essere adottati da subito e quali sono i possibili scenari nei prossimi 30 – 50 anni in vista di scelte agronomiche e gestionali per mantenere un alto livello qualitativo delle produzioni?»

Fondamentale la cooperazione.

Le regioni transnazionali e le aree marittime europee, come l’Artico e il Mediterraneo, sono quelle che stanno vivendo i peggiori impatti legati ai cambiamenti climatici. Uno studio pubblicato l’8 dicembre 2018 dal Centro Tematico Europeo sugli impatti, la vulnerabilità e l’Adattamento ai cambiamenti climatici, fornisce una panoramica aggiornata di come i paesi europei stiano lavorando insieme per adattarsi agli impatti dei cambiamenti climatici. Il cambiamento climatico si va ad aggiungere alle altre problematiche ambientali esistenti affrontate da queste regioni, come l’aumento della popolazione, l’inquinamento delle acque e dell’aria, i cambiamenti di uso del suolo, etc., rendendo queste aree più vulnerabili.

A questo punto, anche se gli Accordi di Parigi fossero rispettati, un cambio delle temperature ed eventi meteorologici estremi (come ondate di calore, forti precipitazioni e siccità) metteranno a rischio le varietà di vite che consumiamo. Oggi nel mondo vengono coltivate 6.000-10.000 varietà di vite comune (Vitis Vinifera), di cui la maggioranza è utilizzata per la produzione di vino.

E se in Europa le coltivazioni sono diversificate, nel resto del mondo ci si concentra principalmente sulle 12 “varietà internazionali”, che rappresentano meno dell’1% del totale. Ciò comporta una grande uniformità nella produzione di vino, effetto sia della globalizzazione che della scelta di consumare poche varietà di vini.

Quale futuro possibile?

Per contrastare il cambiamento, i produttori dovranno scegliere varietà resistenti alla siccità e alle ondate di calore. Questo potrebbe spingere i viticoltori a piantare nuovi vigneti in ecosistemi precedentemente indisturbati, a latitudini più alte o altitudini più elevate, eliminando le specie vegetali e animali locali. È quindi necessario compiere gesti responsabili, comportarsi bene nel rispetto della natura e di sé stessi.

La rivista scientifica Nature Climate Change ha pubblicato uno studio che ha rilevato che le temperature più calde degli ultimi anni hanno interrotto un collegamento di quattro secoli tra vendemmie eccezionali e siccità di fine stagione. Negli ultimi decenni (1981-2007), l’innalzamento delle temperature ha fondamentalmente alterato il processo di maturazione dell’uva e ha provocato un anticipo nella vendemmia di circa 2 settimane: le temperature elevate infatti tendono ad accelerare la maturazione dei grappoli, mentre le precipitazioni tendono a ritardarla.

La conseguenza inoltre è un eccessivo contenuto di zuccheri nell’uva, un alto tenore alcolico e bassa acidità. I possibili scenari futuri parlano infatti di necessari spostamenti geografici di alcuni vigneti, anticipi di vendemmia da ottobre a settembre per altri, cambi di varietà in alcune aree o addirittura abbandono della viticoltura in determinate zone diventate climaticamente inospitali per la vite.

Riconoscere che, in futuro, la mappa mondiale del vino apparirà diversa da com’è oggi, ovviamente tutto dipenderà dall’entità dell’innalzamento delle temperature. Per affrontare le temperature più alte in arrivo, i produttori e gli scienziati hanno già iniziato a lavorare sull’adattamento dei vigneti. Il processo di adattamento potrebbe anche includere l’importazione di alcune varietà di uva che, attualmente, vengono coltivate in paesi più caldi, come ad esempio il greco Xinomavro o lo spagnolo Monastrell, vitigni che hanno bisogno di estati lunghe e calde per maturare lentamente.

L’importanza del vino come fenomeno sociale è nota. Perciò rimangono poche opportunità: forse è arrivato il momento per chi è un appassionato, di acquistare una bottiglia di uno specifico vigneto o di un’area geografica specifica, oppure semplicemente di aspettare e verificare come si evolverà il clima e la produzione e perché no, lasciarsi stupire da bottiglie provenienti da zone inaspettate.

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