Share

Nino Asta è un fiero vignaiolo siciliano, classe del ’74 ed originario di Alcamo, in provincia di Trapani, e ha cominciato a imbottigliare i suoi vini espressivi e franchi da sei anni., presso la tenuta ubicata a Bosco Falconeria a Partinico, in un territorio cerniera tra il trapanese e il palermitano. Il posto è suggestivo, situato sopra un colle da cui si può ammirare l’antico Castello di Calatubo e il Golfo di Castellammare, godendo di un paesaggio superbo che imbriglia l’azzurro del Mar Mediterraneo da San Vito Lo Capo fino a Punta Raisi.

La tenuta da dove prende vita attualmente Vini Asta venne fondata verso la fine dell’Ottocento dai suoi nonni materni, poi portata avanti da suo padre fino al 2015, anno del passaggio di testimone che oggi vede le redini dell’azienda agricola nelle mani di Nino, attraversando cambiamenti epocali, modifiche nell’estensione terriera e conversioni colturali, che oggi vede un’estensione su 14 ettari, di cui ben 11 vitati e i restanti 3 dedicati all’olivicoltura.

La produzione enologica è improntata alla filosofia artigianale, traducendo il territorio in vino da uve come il Catarratto, il Nero d’Avola e il Sirah, allevati secondi i criteri della viticoltura biologica, su terreni in buona parte sabbiosi, con una buona esposizione solare e accarezzati dall’azione mitigante del mare che, grazie alla sua brezza, calmiera le alte temperature estive, contribuire a dare quel tipico imprinting marittimo.

Proprio con il Nero d’Avola e il Sirah si produce in Niros: i terreni sono sabbiosi, come già detto, sono posti a oltre 300 metri di altitudine e l’allevamento delle due cultivar è condotto a spalliera, paesaggisticamente in bilico le colline e il blu del mare tra Palermo e Monreale. Il blend vede primeggiare in Nero d’Avola all’80%, ma entrambe le uve fermentano spontaneamente in acciaio, macerando sulle loro bucce per almeno 10 giorni, per poi affinare ancora in acciaio, e sui lieviti, per altri 8 mesi. Nessuna filtrazione, se non per gravità, per il Niros di Nino Asta e nessuna chiarifica.

Abbiamo rivolto a Nino alcune domande sul suo vino che, tra le varie altre cose, non vede solfiti aggiunti…

Un vino, due uve: da quale idea nasce Niros?

Premetto che, quando si parla di vini artigianali, non si può mai fare una previsione precisa di come vuoi un vino, puoi avere un’idea iniziale, ma poi entra in gioco la natura con cui bisogna fare i conti.  L’idea iniziale era di fare un rosso che parlasse di Sicilia, del nostro territorio, quindi il Nero D’avola rappresentava il vitigno ideale, ma anche il Syrah era un vitigno che incarnava in pieno l’essenza siciliana. Quindi la natura ha voluto che questi due vitigni coesistessero in questo vino, facendo poi tutto il resto.

Dalla vendemmia al processo produttivo. Quali sono le fasi più caratterizzanti?

Prima di vendemmiare, monitoriamo lo stato di maturazione dell’uva, fase molto importante per una buona riuscita del vino. L’idea originaria era quella di fare un Nero D’avola in purezza ma, dopo essere stato in vigna per rilevare il grado zuccherino, organizzai la vendemmia fatta rigorosamente a mano: era il 2020 e non avevamo fatto però i conti con la natura, quell’ anno; infatti, a causa del vento caldo di Scirocco, con temperature esterne fino a 45°, il grado Babo del mosto schizzò alle stelle in fase di vendemmia, quindi optammo per il taglio con il Syrah per abbassare il grado zuccherino.  Eravamo molto incerti sul risultato però, man mano che assaggiavamo il vino durante l’affinamento in vasca d’acciaio e dopo l’imbottigliamento, ci innamoravamo sempre di più del risultato, così stabilimmo che tali risultati dovessero essere perseguiti nel tempo.  

Se il Niros fosse un film, piuttosto che un libro o una canzone, a cosa assomiglierebbe?

Parto subito con la canzone: “Cosa sarà” cantata da Lucio Dalla e Francesco De Gregori. Pensando a un libro invece, non potrebbe che essere “Uno, Nessuno, centomila” di Luigi Pirandello. Il film che forse meglio descrive il mio Niros è “Sleepers”, scritto e diretto da Barry Levinson. Uscito nel ’96, è di quelli che ti tengono incollati allo schermo, così come il mio rosso tiene incollato al calice, magari perché nella trama il film è aspro, quasi tannico, e dal finale “giusto”, morbido, e che alla fine ti convince che tutto è andato al posto suo.

Il Niros Terre Siciliane igt 2020 di Asta Vini sfoggia un rosso rubino con accenni granato, lasciando archi e lacrime dopo la rotazione che tracciano segni tangibili di consistenza.

Il velo di pot-pourri di viola e petali di rose svanisce quasi subito per dare spazio a note di marasca selvatica, lampone e carruba, confettura di amarena, cacao e foglie di tè nero essiccate, con lieve sentore piperito sul finale. In bocca è equilibrato e suadente nel tannino, sapido e con buona freschezza. Torna la frutta rossa, la nota di cacao volge in cioccolato fondente, si percepisce oltretutto un sentore da bacca di mirto, mentre il finale è sugellato finemente dal confetto di mandorla. Ha la giusta persistenza per poter essere abbinato alle busiate al ragù di salsiccia di suino nero dei Nebrodi e “amareddi” con scaglie di caciocavallo ragusano stagionato.

Leave a comment.