Se il recupero di queste cultivar, Il Pallagrello Bianco, il Pallagrello Nero e il Casavecchia, si è potuto attuare tra l’Alto Casertano e la Terra di Lavoro, ciò è dovuto proprio agli appassionatissimi Manuela e Giuseppe, che han lavorato alacremente, con coraggio e determinazione in un’area altrimenti inflazionata da Aglianico e Falanghina, poco incline all’intuito, alla capacità e alla volontà di investire nella sua stessa identità ampelografica. Questo pezzo è un tributo alla loro ventennale attività e alla cantina Terre del Principe.
L’Azienda Agricola Adanti viene fondata negli anni ‘60 grazie al lungimirante intuito di Domenico Adanti, il quale decise di acquistare la villa di Arquata, iniziando il restauro del vecchio convento dei Frati Celestini, con l’obiettivo di produrre vino di qualità che ben rispecchiassero il territorio. Attualmente la proprietà aziendale è nelle buone mani delle sorelle Daniela e Donatella Adanti, che oggi perseguono tuttavia una produzione selezionata di vini.
Il 28 ed il 29 gennaio si è tenuta una manifestazione diffusa sul territorio aversano alla scoperta della storia e delle tradizioni legate all’Asprinio. Tra gli attori principali di Aversa Wine il giovane Nicola Numeroso, da sempre impegnato nella lotta per la preservazione di questo vitigno e di tutta la comunità che vi ruota attorno.
La descrizione di uno dei vini frutto della filosofia cipressiana del 43° Parallelo Nord: Punto Bianco Toscana Igt 2014.
Terra di Sicilia, Inzolia, Mal d’Africa e Grecanico in un solo Blend…
Evento riuscitissimo quello di Salerno organizzato dal Consorzio Vita Salernum Vites di questa provincia e che convince gli operatori del settore, sia per l’atmosfera ricreata che per i propositi futuri.
Il Viognier, varietà francese proveniente dalla Valle del Rodano, è stata adottata dalle cantine Ômina Romana, così come per tutti gli altri cultivar viticoli, perché dopo attenti studi sul terroir veliterno è stato possibile confermare la vocazionalità dei suoli ove il vigneto è stato messo a dimora, confermando, nella natura vulcanica con matrice franco sabbiosa degli stessi, l’alto potenziale espressivo del vino che questa azienda produce.
La Quadratura del Cerchio, oggi evoluta in Cipresso 43 e che con l’edizione del 2017 di viaggi ne ha compiuti ben 20, inscrive nel suo perimetro non una semplice area vitivinicola con una tessitura che sa di geografia, geologia, altitudine, latitudine, orografia e clima, ma un tratto orbitale contenente misticismo e teologia, la teologia operosa e creativa di un nuovo punto di partenza per il pensiero enologico: il terroir diffuso, conditio sine qua non per ottenere il Vino d’Autore, unico, irripetibile.
L’Estasi in Ascesa Moscato di Trani del 2018 ondeggia nel calice come velluto liquido dal biondo dorato, lasciando tracce di buona densità. I suoi profumi ammalianti danno aspettativa di dolcezza nelle sue note di uva spina e fiori di arancio, albicocca matura, mela champagne e guayaba con rintocchi di salvia essiccata ed una scia finale di crema pasticcera, ma al palato giunge da subito il disinganno: una tensione sapida che primeggia sulla freschezza, quest’ultima a rendere succoso il sorso, avviluppate in voluttuosa rotondità.
Le viti di Pinot Grigio si trovano su terreni marnoso-arenacei, la tipica ponca per intenderci, posti ad un’altitudine media di 300 metri, guardano al Mar Adriatico e trovano alle loro spalle la protezione dei rilievi prealpini, condizioni queste che assieme al clima fresco e piovoso sono caratterizzanti per questo terroir.
Il Prosecco è un fenomeno nazionalpopolare ed in quanto tale dovrebbe poter essere valorizzato e protetto in tutte le espressioni che lo rendono degno di essere bevuto e contemplarlo fieramente tra le eccellenze del Made in Italy… a partire dagli italiani stessi s’intende!
Delite, il nome dato a questa piccola cantina, nasce dall’acronimo composto dal cognome di suo nonno, dal nome di sua nonna Italia ed appunto da Emanuele, e rappresenta la promessa di questo giovane vignaiolo di mantenere salda la linea congiungente tra il passato, il presente e l’innovazione necessaria a mantenere il carattere austero ed elegante, frutto di un lavoro di una viticultura pedemontana di grande pregio.
Il Made in Italy è attraente ed ha tantissimi ammiratori nel mondo, a dimostrazione che il nostro Paese piace ed all’Estero piace ciò che a noi italiani piace bere e mangiare. Per quanto si possa immaginare al Made in Italy come al frutto di una strepitosa campagna di marketing strategico, come quelle che il genio di Dino Villani sapeva condurre con successo, creando dal nulla San Valentino, la Festa della Mamma e la Colomba Pasquale, superbe macchinette dei soldi quasi alla pari con l’aspetto più laicamente consumista e sprecone del Natale, non è così
Il Grappolo d’Oro dimostra quanto il Fiano possa trovare degna dimora anche fuori dal contesto irpino e quanto riesca a dare emozioni diverse per una esperienza di beva che ben caratterizza il complesso quadro geomorfologico cilentano. Indicatissimo per un ricchissimo fish & fruit estivo.
Il Satyricon è un vino che per quanto sia degno di ogni lode non si spiega ma si beve, come probabilmente direbbe il suo autore tagliando corto, e si contempla bevendo e ridendo con gli amici, magari ascoltando che coss’è l’amor di Capossela, canzone mai troppo scontata davanti a dei fumanti fusilli avellinese col ragù misto nel tegamino.
Il paesaggio che si riesce ad ammirare nei pressi di Sennori, piccolo paesino nella regione storica della Romangia di poco più di 7000 abitanti, è davvero incantevole, colmo di bellezze naturalistiche e di rilevanti testimonianze storiche: macchia mediterranea a perdita d’occhio, frutteti, oliveti e vigne costituiscono la cornice che all’azzurro del Golfo dell’Asinara in una zona in cui non mancano ruderi nuragici, castra romani e resti di insediamenti medievali, giudicali ed aragonesi in una delle aree più floride del Logudoro, vasto territorio centro-settentrionale della Sardegna che un tempo corrispondeva all’antico Giudicato di Torres
Il Teratis rosso è frutto di un blend di Merlot all’80% e di Cabernet Sauvignon allevati a cordone speronato su terrazzamenti alle pendici del Monte Orfano i cui suoli sono di origine calcarea con una matrice quarzosa-arenitica in parte argillosa
si capisce benissimo quanto il progetto di Cascina degli Ulivi, comprendente il vino, l’agricoltura e l’allevamento, sia un progetto molto più ampio, improntato sul legame tra l’uomo e la terra e sul rapporto tra la salute dell’uomo e quella dell’ambiente stesso.
Carignano e non più del 5% di Bovale sono le quote per questo uvaggio che vede la straordinaria materia prima allevata ad alberello su terreni a prevalenza sabbiosa, ricchi di argilla e calcare ed accarezzati dalla brezza marina. La fermentazione alcolica e la macerazione avvengono in acciaio, la malolattica in cemento e l’affinamento in botti di rovere francese per ben un anno.
Lo stato di salute dell’economia vitivinicola irpina è riscontrabile anche dal fatto che le stesse cantine stiano facendo continue richieste per ottenere personale enotecnico altamente specializzato al De Sanctis che non può altro che andare fiero di questa costante fiducia rinnovata nell’essere istituto di formazione enologica di eccellenza tra i primissimi in Italia.
La cecità dei viticultori e delle grandi aziende agricole ha purtroppo favorito l’uso di formule sempre più comode, di impiego immediato, di apparente risoluzione ed economicamente vantaggiose ma assolutamente prive di ogni lungimiranza ed affetto per la terra; invece le vere risposte al problema, come è stato ampiamente dimostrato, sono insite proprio nelle soluzioni a lungo termine che tengono conto del fatto che quanto più un suolo è vocato alla viticultura tanto più la conversione al biologico sarà di semplice attuazione e costituirà il percorso economicamente più competitivo.
Fiero delle sue origini contadine e rispettoso del territorio, Franco Terpin produce vini che sembrano riflettere la sua corporatura e la sua personalità: un gusto consistente, schietto e diretto.
Il Mamuthone è vinificato con uve Cannonau di Mamoiada in purezza, raccolte da viti allevate ad alberello su terreni sciolti di origine granitica, parzialmente sabbiosi e con una piccola percentuale di argille, ricchi di potassio e fosforo. La vendemmia principia in Ottobre, la fermentazione è spontanea ed i lieviti impiegati autoctoni, con una macerazione che si protrae anche per 15 giorni, maturazione in botti di rovere da 40 ettolitri per un anno ed ulteriore affinamento in bottiglia per altri tre mesi senza filtraggio.