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Conoscere e difendere un vitigno, riconoscere ed apprezzare un vino, preservare il territorio: tutto questo è l’Asprinio di Aversa, iscritto nel Registro Nazionale delle Varietà di Vite dal 1970 mentre l’attuale disciplinare di produzione sia per la versione ferma e secca che per l’Asprinio Spumante risale al 1993. Si è conclusa ieri la due giorni Aversa Wine, manifestazione dedicata a questo straordinario vitigno autoctono campano, tra i più singolari e ricchi di storia, per quanto la scarsa diffusione non lo faccia presagire.

Questa la zona di produzione consistente in 22 comuni: Aversa, Lusciano, Carinaro, Casal di Principe, Casapesenna, Cesa, Casaluce, Frignano, Gricignano di Aversa, Orta di Atella, Parete, San Cipriano d’Aversa, San Marcellino, Sant’Arpino, Succivo, Teverola, Trentola-Ducenta, Villa di Briano e Villa Literno in provincia di Caserta, nonché Giugliano in Campania, Qualiano e Sant’Antimo, in provincia di Napoli. E questi i numeri complessivi attorno alla Doc Asprinio di Aversa: 329226 metri quadrati di superficie vitata, 2120 quintali di uva prodotta, 1421 ettolitri di vino complessivo per un totale di poco più di 972 imbottigliati, 18 viticoltori, 11 vinificatori ed un solo imbottigliatore. Insomma una terra con piccoli distretti da salvare, tante famiglie coinvolte, un indotto che potrebbe decollare facendo squadra, come ribadisce il giovane Nicola Numeroso, alla guida enologica della cantina I Borboni con la supervisione dello zio Carlo Numeroso e l’affiancamento del tecnologo Gianluca Tommaselli, cantina questa tra le più rappresentative e tra le più coinvolte nella preservazione di questa straordinaria cultivar vitivinicola.

Aversa Wine si è sviluppata con questa programmazione: una degustazione di Asprinio di Aversa Doc presso l’Enoteca Provinciale di Caserta in compagnia dei produttori il trascorso 28 gennaio con in seguito l’assaggio della versione spumantizzata presso Pepe in Grani, la nota pizzeria del maestro Franco Pepe; il giorno successivo è stato decisamente più ricco anche per l’esperienza diretta sul campo: infatti nella mattinata si è tenuta la visita agli ipogei delle cantine I Borboni con lo stesso Nicola Numeroso a guidare i giornalisti lungo il percorso storico attraverso le grotte scavate secoli fa; successivamente un wine tour andando nelle campagne del contadino Raffaele Saggiomo, visita dedicata in questo caso all’Alberata Aversana del tipo a parete, una forma di allevamento che, è bene ricordare, si trova anche nella versione della maritata al pioppo, candidata anche a patrimonio culturale dell’Unesco. I partecipanti sono stati ospitati a pranzo dal Casale di Teverolaccio, con ulteriore wine tasting in abbinamento ai sapori locali, ed infine una suggestiva visita presso la Reggia di Caserta.

Per descrivere questo vino di grande carattere non c’è niente di meglio che riportare le parole di Mario Soldati, tratte dal suo libro Vino al Vino:

Non c’è bianco al mondo così assolutamente secco come l’Asprinio: nessuno. Perché i più celebri bianchi secchi includono sempre, nel loro profumo più o meno intenso e più o meno persistente, una sia pur vaghissima vena di dolce. L’Asprinio no. L’Asprinio profuma appena, e quasi di limone: ma, in compenso, è di una secchezza totale, sostanziale, che non lo si può immaginare se non lo si gusta… Che grande piccolo vino!

La manifestazione, organizzata dal Consorzio Tutela Vini di Caserta con il finanziamento della Regione Campania, ha raccolto una grandissima manifestazione di interesse da parte del pubblico e dovrà, nell’immediato futuro, costituire una debita premessa a tutte le iniziative che verranno al fine di valorizzare un patrimonio paesaggistico, una cultura locale secolare, un indotto economico che potrebbe crescere se si adottassero le giuste strategie, team work in primis, e le enormi possibilità di un vino che sa essere popolare, ricercato, elegante e dalle infinite capacità ad abbinarsi alle più disparate espressioni gastronomiche, tanto regionali quanto nazionali ed internazionali.

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