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La Stazione Marittima, nella serata del 4 dicembre scorso, era a dir poco sfavillante e faceva bella mostra di sé anche a centinaia di metri di distanza: giù al porto, proprio sul molo Manfredi è visibilissima dal mare, così come lo è da ogni belvedere della città di Salerno ed in parte anche da diversi scorci dell’incantevole Costiera Amalfitana. A farla brillare nel giorno di Santa Chiara non sono state soltanto le luci, ma tutte le belle persone presenti e le cantine partecipanti al Wine Day allestito per l’occasione dal Consorzio Vita Salernum Vites entro la rassegna Campania Wine, la quale ha tenuto piacevolmente impegnati tutti gli addetti ai lavori, i produttori, la sommellerie ed il grande pubblico di appassionati di questa regione per una settimana.

La location scelta per la kermesse salernitana, progettata dall’irachena Zaha Hadid, architetto e designer tra le massime esponenti della corrente decostruttivista, ha saputo ritagliarsi negli anni un ruolo primario quale palcoscenico esclusivo per eventi dedicati al vino e non solo: infatti si tratta di una struttura ariosa, articolata e sinuosa che si affaccia sul Golfo di Salerno, da cui si gode una superba vista, ed è facilmente raggiungibile.

Erano ben oltre 40 le cantine salernitane, provenienti dai distretti Cilento, Costiera Amalfitana, Castel San Lorenzo e Colline Salernitane, impeccabile come sempre Nevio Toti, delegato AIS Salerno alla guida di questa grande associazione in un’area decisamente impegnativa da oltre un decennio e che, da buon maestro di casa, ha saputo coordinare il servizio, la comunicazione diretta e le relazioni col pubblico, assieme al suo affiatatissimo staff di sommelier.

Entusiasmo da parte del pubblico, sicuramente, ma l’atmosfera che si respirava, oltre la giovialità di tutti i presenti, era quella fatta dalla complicità e dall’affetto tra amici di vecchia data, ossia da tutti i produttori presenti, fattore determinante che dimostra quanto questo Consorzio sia coeso nei sentimenti e nei buoni propositi. È stato inoltre commovente vedere Giuseppe Pagano, patron di San Salvatore 1988, intrattenersi con i produttori più giovani, come a trasmettere quel sacro fuoco che ravviva la passione ed incoraggia a conseguire i migliori risultati possibili, instillando quella fiducia nella terra e crederci esattamente come lui ha fatto e continua a fare; queste cantine emergenti, con vini piuttosto convincenti per profilo e per aderenza al terroir, sono state raggiunte anche da altri big del vino salernitano come Paola De Conciliis, di Viticoltori De Conciliis, ed Andrea Ferraioli, presidente del Consorzio ed alla guida assieme a sua moglie delle cantine Marisa Cuomo, i quali hanno potuto trasmettere alle nuove leve dell’enologia salernitana i loro consigli e complimentarsi per la strada intrapresa, come hanno fatto anche altri produttori d’altronde, da buoni padri di famiglia, sempre pronti a dare una mano ed a trasmettere la solidarietà ed i valori del Consorzio Vita Salernum Vites.

C’erano i simpaticissimi gemelli Marco e Luca Serra di Tenuta Mainardi, Pasquale Mitrano ed Elisabetta Iurio di Casebianche e l’inarrestabile Mario Notaroberto di Albamarina, cantina in bilico tra le alture di Centola e l’azzurro mare di Palinuro, con una traduzione enologica dell’Aglianico e del Fiano del Cilento giocata tutta sull’appeal costiero e che creano sicuramente una corrente di pensiero e di abbinamento che stravolge le aspettative di chi è abituato a bere queste cultivar provenienti invece dall’entroterra. Tra un salto da un banco di degustazione all’altro, immancabili all’appello, amici ed operatori della comunicazione del vino e della narrativa territoriale quali Andrea Moscariello, the MasterWine, ma anche nuovi incontri ravvicinati di un certo tipo con simpatiche canaglie quali Giuseppe Balzano, alias Zombiwine, che contribuiscono in maniera originale e trasversale a raccontare appassionatamente il mondo della vitivinicultura. Insomma, impossibile raccontare ad uno ad uno tutti gli operatori, i vignaioli e le maison del vino presenti, però non si poteva non passare, alla fine di una serata riuscitissima e davvero ricca di spunti, per lo stand di Lunarossa Vini e Passione: qui, irrorato l’ultimo calice con il Quartara, Colli di Salerno Igt 2018, abbiamo avuto il bene di incontrare Mario Mazzitelli, titolare della cantina di Giffoni Valle Piana nonché vice presidente del Consorzio assieme a Luigi Maffini, impegnatissimo durante tutta la serata a dare generosamente il suo supporto.

Vista l’importanza della tematica affrontata durante il Wine Forum tenutosi prima dell’apertura dei banchi di degustazione al pubblico di enonauti ed agli addetti ai lavori, doveroso da parte di Mediterranea Online rivolgergli alcune domande in proposito, domande alle quali ci ha risposto con consueta cortesia e competenza.

Il Valore delle Denominazioni di Origine nei processi di Sviluppo Territoriale in Provincia di Salerno era la tematica fondante del Wine Forum. Quali prospettive?

In primis è il caso di dire che il convegno tenutosi ha avuto come obiettivo quello informare gli operatori del settore, gli organismi di informazione e le varie associazioni delle linee guida che stiamo intraprendendo ma soprattutto cercare un confronto che possa essere costante, che apporti punti di vista costruttivi ed abbia ripercussioni positive su tutto il territorio, aiutandoci a promuoverci quanto di propositivo stiamo ponendo in essere. Oggi il nostro lavoro è tutto incentrato su tre elementi decisivi: semplificazione, inclusione e miglioramento.

La posizione del Consorzio Vita Salernum Vites rispetto all’introgressione genetica ed ai vitigni resistenti?

Il Consorzio non ha ancora affrontato la questione. Viviamo in un areale che per fortuna ci mette in condizione di poter operare serenamente, interagendo con la natura, ascoltando e prevenendo le esigenze della vite. Conosciamo i mezzi per contrastare il cambiamento climatico e con tale consapevolezza, una viticultura di precisione, la gestione della chioma, la diversificazione e zonazione dei vigneti, cerchiamo di essere attenti nell’ascoltare e nel prevenire le esigenze di ogni singola pianta. Siamo rispettosi delle regole e restiamo aperti a tutte quelle metodologie etiche che possano aiutarci a ridurre l’impatto ambientale ed essere significativamente più sostenibili riguardo ogni singolo aspetto della filiera.

Come si è evoluta la provincia di Salerno da 20 anni a questa parte e quali nuove sfide dovrà affrontare il Consorzio per dare sostegno a Cantine e Territorio?

In un lasso di tempo relativamente lungo i cambiamenti che sono avvenuti in tutta la nostra provincia sono stati decisamente tanti. Senza cambiare il volto del nostro territorio siamo riusciti a fare massa critica su ogni singola area senza lasciare nessuno indietro, migliorando gli aspetti della comunicazione e portando dinanzi al grande pubblico non soltanto l’oggettiva qualità dei nostri vini ma persino la bellezza dei nostri paesaggi, paesaggi eterogenei di una provincia tra le più estese d’Italia. Il Consorzio è cresciuto in numeri, lo dicono le stesse nuove cantine che i visitatori hanno potuto conoscere all’evento, ma è cresciuto anche nella consapevolezza di sé stesso, del grande potenziale espresso e quello ancora da esprimere. Ricollegandomi alla prima domanda e seguendo l’esempio storico della Costiera Amalfitana, i cui vigneti si identificano in essa, perseguiamo la via della semplificazione attraverso la territorialità che dà qualità, grandezza e grande senso identitario a tutti noi ed ai nostri vini. Certo non si può che migliorare: si consideri che abbiamo ben 3000 ettari di “vigneto Salerno” di cui soltanto 600 certificati, pertanto uno dei nostri obiettivi primari è quello di aggregare anche i piccoli vignaioli di modo da valorizzare il loro lavoro e le loro uve. Abbiamo compreso che questo grande senso di appartenenza che ci accomuna, questo affiatamento che si rinnova e si corrobora ogni anno è ciò che ci contraddistingue e che ci rende ottimisti dinanzi alle nuove sfide che ci attendono.

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