premiazione Paolo Fresu da parte di Mariano Murru
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Paolo Fresu, musicista e compositore di importanza globale, (per noi dovrebbe essere nominato Patrimonio dell’Unesco, come il Canto a tenore), è stato premiato domenica 31 maggio, durante i lavori del congresso nazionale Assoenologi di Cagliari, tenutosi il 30 e 31 maggio 2024 nella bellissima passeggiata coperta del Bastione Saint Remy.

Una due giorni ricca di interventi importanti: enologi, esperti, professionisti del settore che hanno affrontato i grandi temi del futuro della viticoltura. La figura dell’enologo che si rafforza, capace di gestire il processo produttivo a 360 gradi. Il vino che diventa una finestra sul mondo, sempre più grande e importante.

Il premio conferisce l’iscrizione come socio onorario ad Assoenologi, con la seguente motivazione: “Ambasciatore del vino nel mondo, per la sua capacità di connessione tra le arti creative e l’enogastronomia sarda e italiana”. Un riconoscimento fortemente voluto da Assoenologi, in primis dal presidente Assoenologi Sardegna Mariano Murru, “per aver contribuito a promuovere la cultura del vino e delle tradizioni attraverso la musica, veicolo assieme al vino di pace, convivialità e vicinanza tra i popoli”.

L’artista, fondatore e direttore del festival Time in jazz, ha collaborato fin dalle prime edizioni con il museo Regionale della vite e del vino di Berchidda, suo paese natale, promuovendo ad un pubblico internazionale il vino, la cultura e le tradizioni del territorio. Per questo motivo il presidente regionale di Assoenologi Mariano Murru ha consegnato sul palco il riconoscimento alla dott.ssa Antonella Usai, coordinatrice del museo e concittadina di Paolo.

L’intervista, condotta a distanza dalla giornalista Rai Anna Scafuri (visibile qui), diventa una Lectio Magistralis di Paolo Fresu sul legame tra la musica, in particolare il Jazz, e il vino.

La musica Jazz nasce agli inizi del 1900, grazie all’incontro della cultura africana (n.d.r. rappresentata dagli uomini e donne deportati nelle Americhe), con la tradizione europea dell’opera e bel canto, della musica partenopea e mediterranea in genere. Due antichi mondi si incontrano nel “nuovo mondo”, culture che avevano bisogno l’una dell’altra.
Il vino ha una storia simile ma con un viaggio al contrario, la vite americana salva la produzione europea dopo la malattia della fillossera che distrusse gran parte delle specie autoctone. Ancora una volta, il viaggio e le migrazioni producono qualcosa di nuovo, qualcosa che migliora l’esistente. Allo stesso modo si devono intendere le migrazioni contemporanee, uomini e donne che attraversano mille pericoli per cercare un futuro migliore: solo dagli incontri, dagli scambi culturali può svilupparsi una civiltà ricca e pacifica.

Il vino è esso stesso un prodotto legato alla pace, come dimostra Il vino della pace, così viene definito quello prodotto dalla Cantina Cremisan di Betlemme, presente al congresso. Vini prodotti con uve israeliane e palestinesi, vitigni che uniscono popoli che continuano a morire senza che la politica riesca a fermare il massacro. Questo è un piccolo esempio virtuoso, che ho potuto visitare qualche anno fa.

Io provengo da una famiglia rurale – afferma sempre con orgoglio Fresu -, mio padre era allevatore e agricoltore. Ancora oggi posseggo le terre che furono della mia famiglia in Gallura, nel tipico paesaggio di granito e piante mediterranee.
Sono un appassionato di vini e di buona cucina, come manifestazione del genio e della creatività. Il vino esprime tutto il legame con la terra, quei valori che si tramandano da secoli: rispetto per il lavoro e per l’ambiente, piacere della socialità e della cooperazione.

Il vino, e il cibo in particolare, sono stati il tema del mio disco Food, inciso a quattro mani con il mio fratello artistico Omar Sosa. Sono una persona estremamente curiosa, ho la fortuna di poter conoscere cibi e vini di tutto il mondo grazie al mio lavoro. Ogni viaggio una cucina diversa, una cultura diversa che in questo caso si è trasformata in musica.

Sono particolarmente felice di ricevere questo riconoscimento, che dedico a mio padre, uno dei primi soci della cantina del Vermentino di Berchidda.

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