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Geniale, bello, trasgressivo e forse incompreso, cercava nell’arte, nel vino e nell’assenzio conforto e follia. Il suo fascino è sopravvissuto alla morte e per riscoprirlo, attraverso il materiale esposto nelle suggestive sale di Palazzo Blu a Pisa, c’è ancora qualche giorno di tempo: fino al 15 febbraio.

Per Amedeo Modigliani et ses amis, questo il titolo della mostra, sono infatti arrivate in città oltre cento opere, di cui settanta concesse dal Centre Pompidou di Parigi e più di trenta appartenenti alle principali collezioni pubbliche e private, italiane e straniere. Si segnalano, per esempio, cinque straordinari Modigliani della Raccolta Jean Walter et Paul Guillaume prestati dal Musée dell’Orangerie di Parigi.
L’evento, che ha preso il via il 3 ottobre 2014 e ha tagliato il traguardo dei centomila visitatori, è promosso dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, per il tramite della Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Toscana con la collaborazione della Direzione Generale della Valorizzazione del Patrimonio Culturale e della Soprintendenza per i Beni Architettonici, Paesaggistici, Storici, Artistici ed Etnoantropologici per le Province di Pisa e Livorno, dalla Regione Toscana, dalla Provincia di Pisa, dal Comune di Pisa e dal Comune di Livorno ed è organizzato dalla Fondazione Palazzo Blu, dal Centre Pompidou e da MondoMostre. La direzione scientifica è di Jean Michel Bouhours, studioso di Modigliani e curatore del Dipartimento delle Collezioni Moderne del Centre Pompidou.

L’esposizione si apre con la sezione Modigliani in Italia per raccontare le origini, a Livorno, città in cui Amedeo nacque nel 1884, la famiglia, la vocazione precoce e quell’insofferenza alle regole che contribuì a rendere travagliato il lavoro. E la vita. Ma è nella Parigi della cultura avanguardista, dove si trasferì nel 1906, che Modì, come familiarmente lo chiamano i francesi, riuscì a coltivare il proprio estro. La Ville-Lumière pullulava allora di artisti provenienti da ogni dove: da Picasso a Moïse Kisling, da André Derain a Léopold Survage, da Diego Rivera ai poeti Max Jacob, André Salmon, Guillaume Apollinaire e più tardi Blaise Cendrars e Jean Cocteau. Modigliani si integrò perfettamente nella poliedrica comunità. La sezione Arrivo a Parigi ripercorre quegli anni.

Il giovane Amedeo si esercitò a lungo anche nell’atelier dello scultore Constantin Brâncuşi, dal quale apprese il linguaggio idealizzato che gli indicò la strada, tracciata in equilibrio perfetto tra arte antica e arte moderna. La salute estremamente cagionevole, però, non gli permise di proseguire per la via intrapresa. Era il 1915 quando il suo mercante, Leopold Zborowski, lo convinse a dedicarsi solo alla pittura. Nella sezione Modigliani/Brâncuşi e la scultura sono esposte le opere simbolo dell’artista rumeno, Principessa X e Mademoiselle Pogany III, e due delle numerose cariatidi realizzate da Modì tra il 1911 e il 1915.
L’itinerario continua con Modigliani e il cubismo, al quale Amedeo si ispirò mantenendo sempre una certa distanza, nonostante nella spinta innovatrice, nelle linee stilizzate, nel richiamo all’arte africana, nella scelta dei colori e dei soggetti da ritrarre emergano con evidenza caratteri propri del movimento. Esemplare nella sezione è Ermafrodito, un disegno a matita del 1910 che palesa chiaramente la ricerca dell’essenzialità.

Agli anni parigini e agli artisti del tempo è destinata la sala de La cerchia di amici con i capolavori dei compagni di avventure a Montparnasse. Da Chaïm Soutine, con il Ritratto dello scultore Oscar Miestchaninoff, a Marc Chagall, con La Coppia o La Sacra Famiglia, passando per Jacques Lipchitz, con Maschera mortuaria di Modigliani.
Oggi, comunque, il pittore livornese deve gran parte della sua fama al particolarissimo modo di ritrarre, sintetico e incurante del contesto. Sono giunti sino a noi, infatti, centinaia di volti di amici, di semplici conoscenti, di colleghi celebri e di grandi amori, come Jeanne Hébuterne, rappresentata almeno venticinque volte. Un olio su tela del 1918, che la raffigura, è nella sezione Ritrattista Geniale.

Il percorso si chiude con uno spazio riservato ai tanti disegni che Modigliani eseguì durante la sua esperienza lavorativa: da quando, quattordicenne, frequentava a Livorno l’atelier di Guglielmo Micheli fino agli ultimi anni di vita. Nella sezione Modigliani il disegnatore ci sono i celebri nudi, come Nudo femminile seduto, numerosi ritratti a matita e un grande album, proveniente dal Centre Pompidou, contenente vari volti, molti dei quali di modelli di cui non è mai stato possibile conoscere l’identità.
«Modì aveva la capacità assolutamente unica di far agire in simultanea, come farebbe un organista con i tasti e con i registri dello strumento, tutti i geni artistici e culturali che gli erano propri» dice Bouhours. Una creatività singolare e raffinata, la sua, che chi osserva le opere presenti a Palazzo Blu non può non percepire.

In concomitanza con la mostra in questione, il Museo Nazionale di San Matteo ospita I falsi Modigliani, tre sculture di teste erroneamente attribuite al talento toscano. L’esposizione è curata da Paola Raffaella David, soprintendente per i beni architettonici, paesaggistici, storici, artistici ed etnoantropologici per le Province di Pisa e Livorno, e da Dario Matteoni, direttore del Museo Nazionale San Matteo. «I tre reperti – sostiene questi – si offrono ancora oggi quale testimonianza di un’autosuggestione collettiva che sembra affondare le sue motivazioni nel desiderio di trasformare un mito in realtà».

Nell’ambito di Modigliani et ses amis sono state previste anche diverse conferenze. L’ultima, Inseguendo la Fata Verde – Vita stupefacente di Modigliani… e di molti altri, è in programma per oggi, martedì 10 febbraio, alle ore 17:00. Il tossicologo Gian Paolo Brusini parlerà dell’incidenza delle sostanze alteranti nella storia della produzione artistica e culturale.
«Gli incontri, divenuti ormai una tradizione delle nostre esposizioni, hanno lo scopo di approfondire i temi suggeriti dalla mostra e di ampliare il suo orizzonte» spiega Cosimo Bracci Torsi, presidente della Fondazione Palazzo Blu.
Se è vero che «la volontà di Modigliani era quella di appartenere a tutti i tempi», come afferma Bouhours, l’evento in corso a Pisa attesta il raggiungimento dell’obiettivo.

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