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Una coppia inconsueta, quella formata da Fabrizio Coniglio attore professionista e Luca De Angelis avvocato, si è esibita sabato 21 maggio scorso sul palco del Teatro Civico di Sinnai. Uno spettacolo di teatro civile intitolato “Tangentopoli in commedia” ha rievocato fatti che portarono l’Italia alla caduta della prima repubblica. Un terremoto politico, istituzionale, dei mass media, del Sistema, dell’intera società.

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un momento dello spettacolo

Lo spettacolo racconta le inquietanti ipotesi di tre suicidi eccellenti: Sergio Castellari, direttore generale degli affari economici del Ministero delle Partecipazioni Statali e consulente dell’ENI, Gabriele Cagliari, presidente dell’ENI e Raul Gardini, capo indiscusso della Montedison e maggior azionista dell’ENI. Ipotesi che il presidente del tribunale di Civitavecchia Mario Almerighi formula in toni brillanti nel suo libro “Suicidi?” e al quale Fabrizio Coniglio si è ispirato per i testi e la regia dello spettacolo. Brillante e ironica è la rivocazione sul palco costruita su testimonianze, documenti e perizie raccolte dallo stesso magistrato.

“Tangentopoli in commedia” come “Terremoto”, l’album dei Litfiba del 1993, vede l’attacco della legge al malaffare e al vecchio sistema di potere corrotto. Se in un primo momento l’opinione pubblica vede il trionfo della legalità, col suicidio/omicidio in carcere di Gabriele Cagliari la magistratura che godeva di enorme popolarità, diventa cattiva. “Il cittadino che voleva la legge diventa giustizialista. E’ un ribaltamento culturale, un terremoto sociale” dice Fabrizio.

Sulla scenografia essenziale, come luogo di suicidi difficili da ipotizzare, un manichino che simula le distorsioni dei volti di morti violente diventa metafora delle distorsioni di un Paese corrotto. I personaggi, tanti quelli impersonati in un’ora e mezzo di spettacolo dai due interpreti, riflettono le possibili sfaccettature dell’animo umano in situazioni paradossali e assurde nelle quali suo malgrado potrebbe essere chiamato a testimoniare. Solo alla fine dello spettacolo si scopre che è tutto un gioco fra due fratelli che immaginano di tornare sulle scene dei delitti per insinuare nel pubblico dubbi che vanno ben oltre il palcoscenico.

Sono passati oltre 20 anni da quei fatti, perché proporli? Dal periodo dei suicidi a oggi cosa è cambiato? “Il fenomeno è meno eclatante. Nello spettacolo parliamo della maxitangente Enimont che aveva coinvolto tutto il sistema politico e le sue ramificazioni. Ora il sistema non cambia molto se non per il fatto che ci sono meno soldi e il fenomeno dura meno. A quei tempi le sovvenzioni lecite o illecite andavano ai partiti, strutture che riguardavano più persone che creavano consensi, voti, posti di lavoro. Oggi la politica non è più ideologica, ma leaderista e i gruppi di potere sono meno” prosegue l’attore. “Raccontare fatti di storia recente è un modo per capire l’oggi corrente, in un’Italia sempre più confusa da contraddizioni e speranze disattese di cambiamento” aggiunge l’avvocato.

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Fabrizio e Luca, l’attore e l’avvocato

Fabrizio Coniglio è un noto attore teatrale e televisivo nel panorama italiano che più volte ha portato in scena fatti di cronaca di tempi recenti, dal viaggio di Nicola Calipari, all’omicidio del giudice Ciaccio Montalto, alle truffe delle banche; Luca De Angelis è un affermato avvocato del foro di Cagliari che ha fatto del teatro la sua passione. L’incontro fra i due è avvenuto per caso a uno spettacolo di Fabrizio e la loro amicizia è diventata una sfida. Una sfida civile i cui ruoli si completano a vicenda in una narrazione caratterizzata dalle metamorfosi in numerosi personaggi, sulle scene dei delitti, nei commissariati, negli obitori, che compenetrano l’immedesimazione e l’ironia dell’attore nella ricerca quasi ossessiva della verità di chi della legge ha fatto il proprio mestiere. Fabrizio e Luca diventano così un connubio indissolubile in questa edizione speciale dello spettacolo che ha avuto una dedica particolare al mondo forense, e al mondo politico.

“Sogna ragazzo sogna” il testo della canzone di Vecchioni è il messaggio che uno dei fratelli lascia all’altro, per proseguire nel suo cammino, per non perdere mai la speranza. Il sipario cala sullo spettacolo, ma resta aperto sulla nostra storia, per capire il presente, per non dimenticare, perchè “i vivi chiudono gli occhi ai morti e i morti aprono gli occhi ai vivi”, è questo il messaggio tratto da un altro spettacolo che i due protagonisti vogliono lasciare tra gli applausi di un pubblico entusiasta.

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