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Il vino è l’unica bevanda alcolica che non dipende da una ricetta.

È bene tenere presente che il regolamento 1169/2011 che é entrato in vigore il 13 dicembre 2014 riguarda tutti i prodotti alimentari: è quindi una normativa “orizzontale”. In particolare l’etichettatura dei prodotti vitivinicoli è già disciplinata da una normativa specifica: Regolamento (UE), n. 1308/2013 e il Regolamento della Commissione Europea 607/2009. Prima del 2011 l’etichettatura era disciplinata dal decreto legislativo 109/1992, di cui sono rimaste attualmente operative solo alcune disposizioni.

E così, esattamente un anno fa la Commissione UE alla salute aveva dato ai produttori e alle associazioni del vino europee, un anno di tempo per trovare una proposta convincente e condivisa da presentare per informare i consumatori in materia di etichettatura su calorie e ingredienti delle bevande alcoliche: “Aspettiamo proposte entro un anno”. Se non si fosse trovata una soluzione alla nuova richiesta presentata dalla Commissione Europea, sarebbe stata la stessa Commissione a lanciare una valutazione di impatto del provvedimento, e a imporre una regolamentazione per tutti automatica.

Dodici mesi in cui Copa-Cogeca, Ceev, Cevi e Efow* (le quattro sigle principali europee del settore) hanno lavorato fianco a fianco per arrivare a un documento condiviso – ma non da tutti; la cooperazione italiana (Cia – Confederazione Italiana Agricoltori, Confcommercio, Confagricoltura) è rimasta fuori – presentato nelle scorse settimane al commissario Ue alla Sicurezza alimentare Vytenis Andriukaitis. “Questo rapporto sostiene il diritto dei consumatori nell’Unione europea a essere pienamente informati su cosa bevono: non si è trovata alcuna giustificazione all’assenza della lista di ingredienti sugli alcolici“, ha commentato il commissario europeo Andriukaitis.

Eravamo pronti a sottoscrivere tutta la prima parte del documento, che riguarda etichettatura elettronica, indicazione delle calorie e considerazione come unità di misura di 100 ml per tutti i prodotti”. “Il motivo dello strappo – spiega Ruenza Santandrea, coordinatrice del settore Vitivinicolo dell’Alleanza – è la nostra ferma posizione in merito all’obbligatorietà di indicare l’eventuale aggiunta di saccarosio tra gli ingredienti, che vede contrari tutti i paesi del nord Europa. La pratica dello zuccheraggio, che in Italia è vietata, è invece praticata in tutte le altre parti d’Europa, con l’eccezione di Spagna, Portogallo, Grecia, Cipro e di alcune aree della Francia”.
Pur avendo cercato fino all’ultimo una posizione di compromesso – continua Santandreail Copa-Cogeca ha deciso di procedere con voto a maggioranza qualificata e allora noi ci siamo sfilati, ritenendo di agire con la massima coerenza in difesa degli interessi della viticoltura italiana”.

Sostanzialmente sono tre i punti principali della proposta:

1.etichettatura elettronica, con inserimento di un link che rimandi a un sito web esterno;

2.indicazione solo delle calorie senza riferimento al contenuto di sale, proteine e grassi e in base a una unità di misura unica;

3.elencazione degli ingredienti secondo una lista condivisa.

Etichettatura elettronica.

Le etichette elettroniche sono sul mercato da poco più di 20 anni. Inizialmente sono state pensate per soddisfare le esigenze dei settori GDO (Grande Distribuzione Organizzata) e retail, per la gestione di una grande quantità di prodotti con frequenti variazioni di prezzo e aggiornamento delle informazioni. L’integrazione tra sistemi di comunicazione (siti web aziendali, Social Network, smartphone, negozi online e negozi fisici, NFC, QR Code, etc) ha permesso di sviluppare un sistema di etichette elettroniche, rendendole uno strumento maturo e importantissimo. Ma il vantaggio maggiore del sistema di etichettatura elettronica è quello di offrire al cliente un’esperienza d’acquisto nuova, interattiva, emozionante, e soprattutto personalizzata.

Per quel che riguarda la cosiddetta e-label, il documento presentato a Bruxelles spiega che l’esigenza di una etichettatura più chiara è dettata sia dalla possibilità di dare le informazioni in tutte le lingue dei Paesi dove il vino viene venduto, ma anche dalle nuove modalità di acquisto, che vedono l’acquisto online come il mezzo più utilizzato.

La Ue, ha però al contempo registrato anche l’impegno dei produttori a promuovere, sui social e sul web il consumo consapevole di alcolici. “Internet, oltre ad essere una canale di distribuzione molto importante per gli operatori del settore vitivinicolo, è anche la terza fonte di informazione che i consumatori consultano prima di acquistare vino. Gli strumenti di comunicazione fuori dall’etichetta sono, dunque, un meccanismo chiave nella fornitura di informazioni ai consumatori“.

Gli operatori quindi potranno scegliere se inserire le comunicazioni all’interno dall’etichetta o meno. In quest’ultimo caso, dovranno includere in etichetta o sull’imballaggio del prodotto un link, o un QR code, o un’icona che fornisca un accesso semplice e diretto alle informazioni tramite l’uso di tecnologie intelligenti.

Come indicare le calorie.

Le informazioni nutrizionali di un alimento consentono di operare scelte alimentari e dietetiche consapevoli. Non solo: avere tutte le informazioni in etichetta è positivo per ogni consumatore, perché così avrà un dato in più a sua disposizione. Maggiori informazioni ci sono sui prodotti alimentari, migliore è la consapevolezza generale. Il Reg. UE 1169/2011 relativo alla fornitura di informazioni ai consumatori prevede la dichiarazione nutrizionale come supporto alle politiche comunitarie in materia di sanità pubblica e si pone l’obiettivo di garantire scelte alimentari informate. Dal 13/12/2016 diventa infatti obbligatorio riportare la dichiarazione nutrizionale per gli alimenti preimballati.

Il regolamento fissa in modo ben preciso le modalità con cui devono essere presentati i dati nella dichiarazione nutrizionale: la cosiddetta “dichiarazione nutrizionale armonizzata”. Ovvero limitare le informazioni al valore energetico e indicare le informazioni nutrizionali sulla base di 100 ml di prodotto, quindi su una porzione (praticamente un bicchiere), definita drinking unit.

Va però considerato il fatto che ogni vendemmia è una storia a sé, con una gradazione zuccherina differente e di conseguenza con una certa variabilità calorica. Questo significherebbe dover rifare tutte le analisi e modificare le etichette ogni stagione, con i costi e le difficoltà logistiche che ne deriverebbero, specialmente per i piccoli produttori.

Il valore energetico dell’alcol deve essere calcolato utilizzando il coefficiente di conversione di 29 kJ/g, che corrisponde a 7 kcal/g.

Lista degli ingredienti.

Ultimo ma non meno importante punto del progetto. La proposta è che gli operatori comunichino la lista, scegliendo tra tre diverse opzioni:

– lista degli ingredienti in base al particolare processo di vinificazione di di un determinato vino;

– lista degli ingredienti in base al processo di vinificazione storico;

– lista degli ingredienti in base al processi di vinificazione autorizzato.

Qualsiasi sia la scelta applicata, per quanto riguarda l’elenco degli ingredienti, è necessario inserire in etichetta le sostanze o i prodotti che provocano allergie o intolleranze.

Ovviamente, se si indicano gli ingredienti non bisogna ometterne nessuno. In tecnologia alimentare si distingue tra: ingredienti (materie prime necessarie a produrre un cibo), additivi (sostanze che si aggiungono per consentire o migliorare un processo, presumendo che rimangano nel cibo finito) e coadiuvanti (sostanze che servono in una fase tecnica della produzione, ma non rimangono nel cibo finito).

Sulle etichette alimentari si devono necessariamente indicare ingredienti e additivi ma non è obbligatorio inserire i coadiuvanti tecnologici usati per la trasformazione del vino riconosciuti dall’Oiv e le sostanze naturali utilizzate per regolare composizione delle uve.

Dunque, chi volesse compilare la lista ingredienti del vino, dovrebbe inserire, ragionevolmente, l’uva e (preceduto dal segno “conservante”) il metabisolfito di potassio o l’anidride solforosa in gas. Non dovrebbe invece indicare il ghiaccio secco usato per abbattere la temperatura delle uve bianche, perché si tratta di un coadiuvante, mentre se aggiungesse CO2 per fare un vino frizzante o spumante artificialmente dovrebbe inserirlo nella lista ingredienti e usare sull’etichetta la qualifica di “gassificato” per quel vino. Rientrano inoltre tra queste sostanze da non indicare (oltre a acido lattico, acido citrico, acido tartarico e acido malico), tutte quelle che regolano il tenore naturale di zucchero nelle uve, quindi, mosto concentrato rettificato (mcr) e zucchero aggiunto al mosto per lo zuccheraggio.

Ascoltata la proposta, starà adesso alla Commissione Salute a decidere se accettarla o chiedere nuove modifiche. Tenendo conto anche di chi – come parte delle associazioni italiane – ha deciso di non sottoscrivere il documento.

*Copa-Cogeca: Comitato generale della cooperazione agricola dell’Unione europea

*CEEV: Comité Européen des Entreprises Vins, federazione di cui fanno parte, per l’Italia, Federvini e Unione Italiana Vini

*CEVI: Confederazione Europea Vignaioli Indipendenti

*EFOW: è l’acronimo di European Federation of Origin Wines; Federazione Europea dei Vini a Denominazione e Indicazione Geografica

 

Fonti: ansa.it; gamberorosso.it; testo unico sul vino

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