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Il tema di questa 15ma edizione, “Scienza e coscienza”, ha visto numerosi interventi nella cornice della città di Fez, che ospita la presenza e le benedizioni di numerosi santi e maestri dell’Islam contemplativo, ricollegandosi a una tradizione più che millenaria di conoscenza interiore, cultura esteriore e spiritualità vissuta in ogni aspetto del quotidiano.

Ricordando che i termini “scienza” e “coscienza” hanno in comune la stessa etimologia latina, scientia, che significa “conoscenza”, Carole Latifa Ameer, direttrice artistica dell’evento, ha citato queste parole attribuite al maestro afghano Sanâ‘î : “Se la conoscenza non fa estinguere in te il tuo “io”, tanto vale l’ignoranza, piuttosto che una tale conoscenza”.

Associando concerti di musiche sacre dal mondo, danze tradizionali, canti religiosi, esposizioni d’arte, atelier, tavole rotonde e lectio magistralis, il programma di questa quindicesima edizione ha visto la partecipazione di più di 60 intervenenti da 15 paesi fra traduttori dei più noti maestri del sufismo, specialisti di miniatura persiana e rappresentanti di confraternite sufi, dall’India agli Stati Uniti d’America. Presente anche Esin Çelebi Bayru, discendente del maestro Jalâl al-Dîn Rûmî.

Prof. Abd al-Haqq Guiderdoni all’ingresso della moschea che custodisce il mausoleo di Moulay Idris II, figlio di Moulay Idris I, discendente del Profeta Muhammad, fondatore di Fez e dell’Emirato Idriside
La testimonianza del vicepresidente COREIS Abd al-Haqq Ismail Guiderdoni, conosciuto in Italia e all’estero come astrofisico di fama internazionale oltre che figura di rilievo dell’Islam europeo e Mediterraneo, ha richiamato alla realtà metafisica del tawhid, la dottrina islamica dell’Unicità di Dio, al principio della creazione del visibile e dell’invisibile e principio direttore di ogni conoscenza, che sia di ordine spirituale o razionale, richiamando al pericolo del “concordismo” come tentativo di confondere i piani tra le verità rivelate dei testi sacri e i ragionamenti che si accompagnano alle scoperte scientifiche.

Appoggiandosi alle parole del grande maestro musulmano Abû Hâmid al-Ghazâlî (1058-1111), Abd al-Haqq Ismail Guiderdoni ha infine delineato le analogie e le divergenze tra filosofia e spiritualità secondo la tradizione islamica, invitando a meditare sulla differenza tra ciò che è sovrarazionale – oggetto della spiritualità – e ciò che è irrazionale e che la filosofia, se intesa come preparazione intellettuale al dono divino della saggezza, ha il compito di indirizzare e governare.


Su queste note è intervenuto anche l’ imam Abd al-Wadoud Gouraud, traduttore di diverse opere di Al-Ghazali in lingua francese, che ha illustrato i principi, le condizioni e il metodo per la partecipazione alla via iniziatica, secondo ciò che al-Ghazali chiama “L’alchimia della felicità”, vale a dire un processo di trasformazione interiore e di purificazione dell’anima che può condurre, attraverso il combattimento spirituale, alla conoscenza di sé e quindi di Dio, conformemente all’hadith “Chi conosce se stesso, conosce il suo Signore”.

Nell’intervento è stata richiamata la necessità di appoggiarsi al quadro religioso e di riferirsi a un maestro autorizzato, per imparare a discernere tra ciò che è psichico e ciò che è spirituale. La qualità del Profeta servitore (‘abd) e illetterato (ummi), segni di una trasparenza totale alla rivelazione della Parola rivelata nel Corano, rappresenta per l’aspirante un modello imprescindibile per realizzare la Conoscenza divina.

La partecipazione al festival dei delegati della COREIS è stata anche l’occasione di scambi di conoscenza con gli altri relatori, visite ai mausolei dei Maestri e Santi e approfondimenti con le persone intervenute alla manifestazione, all’insegna della religione come aspetto e irradiamento del “culto divino”, solo strumento veramente in grado di superare ogni forma di ignoranza anche negli attuali tempi dell’umanità.

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