Teatro di Leptis Magna
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I moniti della Farnesina sono noti: “il Ministero degli Esteri italiano sconsiglia ai connazionali i viaggi in tutto il Paese”. Oggigiorno, purtroppo, pensare di organizzare un viaggio in paesi come la Libia, l’Egitto o la Siria, attualmente sconvolti da politiche instabili e situazioni di guerriglia interna, appare azzardato, spavaldo, inconsapevole o – in situazioni estreme quale quella attuale siriana – assolutamente impossibile. Di fronte ad eventi tristemente conosciuti, non è nostra intenzione intavolare un discorso sul tema delle vacanze e del turismo, ma ci piacerebbe mettere in rilievo l’importanza di questi paesi dal punto di vista storico e culturale. Non tutti infatti sanno che i paesi appena menzionati vantano siti archeologici di inestimabile valore artistico e che la loro storia ci riguarda molto da vicino. Ex-colonie romane, paesi che potrebbero rappresentare interessanti opportunità di viaggio ma che, a causa della loro situazione politica ma anche delle scarse informazioni a riguardo, non vengono generalmente presi in considerazione tra le mete “turistiche” del Mediterraneo. È anche vero che stiamo parlando di paesi senza alcuna tradizione turistica (o con un’esplosione di turismo piuttosto recente) e con complicanze dal punto di vista burocratico in cui gli “inconvenienti” di viaggio sono sempre dietro l’angolo, ma si tratta anche di nazioni che comprendono territori ricchi in patrimoni archeologici da conservare, proteggere e soprattutto conoscere, poiché fanno parte non solo dell’identità culturale di quei paesi ma anche della nostra.

Oltre alla perdita di vite umane, gli accadimenti bellici causano ovviamente anche numerosi danni al patrimonio archeologico. I bombardamenti, i furti, le spoliazioni, le dispersioni sono cose difficili da riparare. Ricordiamo a questo proposito la straordinaria bellezza e l’importanza archeologica della Libia; località come le antiche città di Apollonia, Cirene, Tolemaide, Tripoli e i siti archeologici di Leptis Magna, Ghadames, Teuchira e Sabratha meritano un posto di tutto rispetto tra i luoghi da visitare almeno una volta nella vita. In particolare, l’area archeologica di Leptis Magna – un tempo capoluogo della Tripolitania e importante porto commerciale durante il periodo cartaginese e poi romano, che oggi si trova a circa 130 km da Tripoli – è inserita nel patrimonio dell’UNESCO dal 1982. Qui si possono ammirare il Foro dei Severi e l’Arco di Settimio Severo, le Terme di Adriano, il Foro Vecchio con la Porta Bizantina, l’Anfiteatro e lo Stadio. Leptis Magna rappresenta una piccola Roma, la patria di una dinastia imperiale davvero importante: quella dei Severi appunto. Sabratha invece fu fondata dai Fenici e poi conquistata dai Romani. Nei pressi della città moderna restano le rovine dell’antica città che fu riportata in luce nel 1920 proprio da archeologi italiani. Siti di interesse archeologico sono: il Tempio di Iside, la Basilica di Apuleius di Madora, il Tempio di Serapide, il Mausoleo di Bes, la Basilica di Giustiniano, il Foro, il Teatro, le Terme accanto alla spiaggia (le cui foto delle rovine a picco sul mare sono a dir poco spettacolari), il Tempio di Padre Libero, il Capitolium, le Mura bizantine, la Curia, il Tempio di Antonino, l’Anfiteatro, la casa del Peristilio. Libia, ovviamente, significa anche Sahara, con tutto il fascino che questo deserto porta con sé. Le regioni più remote del Paese che apparentemente possono sembrare disabitate sono invece disseminate da piccoli villaggi tuareg, un popolo dalle tradizioni millenarie.

In Siria l’epoca romana ebbe inizio nel 64 a. C con la conquista della regione da parte di Pompeo e si protrasse per circa sette secoli, prima nel quadro di un Impero unitario, poi come parte dell’Impero Romano d’Oriente. I Romani (e poi i Bizantini) ne fecero un fiorente centro del commercio internazionale. Nell’antichità la regione siriana (che all’epoca includeva anche l’attuale Libano, la cosiddetta Celesiria) diede i natali a un gran numero di letterati, filosofi, storici e uomini di cultura di lingua greca (Posidonio, Numenio di Apamea, Luciano di Samosata, Libanio, Giovanni Crisostomo), di espressione latina (ad esempio Ulpiano e Ammiano Marcellino) ed aramaico-siriaca. Crocevia tra Oriente e Occidente, anche la Siria è nota, oltre per le sue bellezze naturali e artistiche, per la grande ricchezza di importanti siti archeologici, imperdibili per chiunque ami la storia e l’archeologia antiche. I danni subiti recentemente dagli edifici siriani, però, sono inimmaginabili ed è ancora impossibile stimarli. È certo che Aleppo ne paga il prezzo più pesante.

I posti “classici”, quelli che andrebbero visitati durante un normale viaggio, cioè Damasco, Palmyra, Ebla, Hama e appunto Aleppo, oggi si presentano in gravi condizioni in seguito agli ultimi tragici eventi. La Siria, precipitata ormai nella guerra civile, non ha più rispetto per le sue opere d’arte e i beni archeologici. È una guerra anche contro la storia e la bellezza. Alcuni siti sono diventati addirittura teatro di pesanti scontri, come la fortezza militare dei Krak dei Cavalieri, situata nei pressi di Homs e considerato il castello medievale per eccellenza dell’età crociata. Archeologi di tutto il mondo sono in allarme e noi, in attesa di saperne di più e di avere una stima attendibile dei tesori danneggiati (anche perché gli scontri e i bombardamenti continuano a causare gravi danni a edifici millenari), vogliamo ricordare quali sono i siti archeologici più importanti. Damasco, la capitale, un vero e proprio museo a cielo aperto. Aleppo, detta anche la “città grigia” – che riporta i danni più gravi – in cui la Moschea degli Omayyadi, costruita nell’Alto Medioevo, pare oggi non esistere più. Inserita nel patrimonio UNESCO per gli innumerevoli siti archeologici e di interesse storico e artistico, Aleppo nel 2006 era stata nominata “capitale culturale del mondo islamico”. Un altro emblema dell’eredità culturale della Siria è il Teatro romano di Bosra, cittadina caratteristica per le sue costruzioni in pietra nera. I muri del tempio romano, adiacente al teatro, sono stati imbrattati con slogan a sostegno della rivolta per “avere attenzione internazionale”. A subire ingenti danni anche la fortezza medievale di Qala’at al-Madiq, che domina l’area archeologica di Apamea. Ricostruita dai mamelucchi nel XIII sec., la cinta medievale è stata bombardata dall’esercito nell’aprile del 2012, quando i ribelli vi si rifugiarono. Vittima del conflitto anche l’oasi archeologica di Palmyra, più conosciuta come la “Sposa del deserto” , che conserva testimonianze di diverse civilizzazioni e ha resistito agli assalti della rivolta fino all’inizio del 2013, quando il Tempio di Baal è stato gravemente danneggiato negli scontri e sono stati lanciati allarmi per i saccheggi e gli scavi clandestini.
Sulla pagina facebook “Le patrimoine archéologique syrien en danger” si possono consultare i siti archeologici siriani in costante pericolo; questa viene inoltre aggiornata sui danni che gli edifici riportano di volta in volta.

Un analogo discorso si potrebbe fare per paesi come l’Egitto o la Tunisia che, a fasi alterne, mostrano il loro essere poco adatti per i viaggi “all’avventura” e dove il turista non è spronato a “spingersi oltre” le note e stucchevoli destinazioni (Sharm el-Sheikh, Marsa Alam, Hurgada, Djerba, eccetera). D’altronde, i paesi appena citati vivono, in parte, anche del turismo conosciuto in queste zone. Quest’anno in Egitto, da giugno ad agosto, scontri violenti tra gruppi di manifestanti o tra manifestanti e le forze di sicurezza sono scoppiati a Il Cairo e in altre città del Paese. Centinaia di persone sono morte e altrettanti sono stati i feriti. Il 3 luglio 2013 l’esercito ha destituito il governo del Presidente Morsi. Un governo di transizione è stato istituito e ha elaborato un piano per il ritorno alla democrazia per il mese di maggio 2014. Anche se la situazione generale di sicurezza è apparentemente migliorata, le tensioni politiche persistono e il rischio di attacchi terroristici rimane alto in tutto il Paese. Non dobbiamo dimenticare che i delicati equilibri politici in Medio Oriente costituiscono un potenziale di ulteriore tensione. Soprattutto gli avvenimenti nella Striscia di Gaza e in Siria sono all’origine di proteste di strada e provocano reazioni a catena.

Anche la Tunisia è un paese islamico che si affaccia sul Mediterraneo. Recentemente è divenuta tra le mete turistiche balneari più popolari ma, sulle montagne, esistono ancora piccoli gruppi di berberi, gli unici ad aver resistito ai numerosi popoli del passato (cartaginesi, romani, arabi) che hanno occupato queste terre. I segni di queste civiltà vengono oggi protetti come siti patrimonio dell’umanità dall’UNESCO: i resti punici delle città di Cartagine, ormai facente parte della grande Tunisi, o Kerkuane con la sua necropoli, oppure la medina di Tunisi e di Sousse.
I romani che si stabilirono in Egitto, invece, furono molto pochi e non vi furono mai vere e proprie colonie di Roma in Egitto. Tuttavia, l’influsso dell’Egitto sulla capitale del mondo antico fu importante – basta pensare ai riti in onore di Serapide, Iside ed Osiride, a costruzioni come la piramide Cestia e ai numerosi dipinti e mosaici che ricordano l’ambiente del Nilo – e anche Roma lasciò tracce in Egitto. Ricordiamo: il Tempio di Dendera, portato a termine da Augusto e Tiberio; varie costruzioni nell’isola di File ad opera di Augusto, Tiberio, Claudio, Adriano e soprattutto Traiano (il Chiosco di Traiano); Adriano fondò una nuova città, Antinopoli, in ricordo del suo favorito, Antinoo, morto affogato nel Nilo durante il viaggio che l’imperatore e l’imperatrice Sabina fecero in Egitto.
Inutile dire, quindi, che le più grandi vacanze sulle tracce dell’Impero Romano si possono fare proprio in Egitto e in Tunisia. Sarebbe bello poter divulgare un’immagine di normalità e pacificazione di questi paesi, che hanno visto due rivoluzioni storiche rovesciare i regimi dittatoriali sotto i quali vivevano da oltre trent’anni.

Noi non sappiamo quand’è che potremo tornare in Libia, o in Siria, quand’è che potremo pensare di affrontare un viaggio mai fatto, quand’è che la fragile cornice di sicurezza di questi paesi smetterà di farci paura e le situazioni instabili torneranno stabili. Ci auguriamo presto e, nell’attesa, vogliamo pensare a questi non come teatri di guerra e sofferenza ma come enormi contenitori di ricchezze, forzieri di gioielli e gemme preziose. La Libia, la Siria, l’Egitto, sono terre di storia, di arte e di civiltà, le cui testimonianze vanno tutelate, protette e salvaguardate dalla minaccia delle armi. Un domani molto prossimo, tutti quanti noi vorremmo viaggiare verso di loro, godere della loro storia e della loro diversità in vista della costruzione del futuro di tutti i popoli del Mediterraneo.

Link utili:
www.unesco.it;
www.rivistasitiunesco.it;
www.repubblica.it;
www.romanoimpero.com;
www.sirialibano.com;
www.ebla.it;
www.internazionale.it;
www.viaggiaresicuri.it

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