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Per lungo tempo, almeno nel nostro paese, a scrivere di cibo sono stati principalmente i critici gastronomici con i loro censimenti e le loro recensioni sullo stato di salute della ristorazione italiana, e le “ricettare” con i loro inesauribili ricettari, più o meno accattivanti. Ad essi, nel corso del tempo, si sono aggiunte, a volte perfino sostituite, figure collaterali, sempre più presenti nell’arena mediatica grazie anche a quel fenomeno che chiameremo di spettacolarizzazione del cibo e alla cui diffusione hanno in gran parte contribuito i programmi televisivi a tema culinario.

Gastro o foodie reporter che, curiosi e appassionati, pur non cucinando, investigano su tutti gli aspetti del cibo, presenziano a eventi e rassegne eno-gastronomiche e stilano report di menu di ristoranti, meglio se di alta fascia. Accanto ad essi foodblogger e social chef, capaci non solo di inchiodare ogni giorno ai fornelli milioni di utenti ma anche di raccontare il meraviglioso mondo dell’agroalimentare, italiano e non, con competenza, impegno e passione tali da essere riusciti a raggiungere una notorietà tale da arrivare alla televisione o nelle librerie,

Fenomeno in espansione è infine quello dei cosiddetti influencer, figure in bilico tra blogging, giornalismo e marketing. Invitati a ogni tipo di manifestazione o chiamati ad esprimere pareri su questo o quel ristorante sono corteggiatissimi da ristoratori e sponsor che, in cambio di esposizione mediatica con recensioni, li trasformano in veri e propri endorser per il proprio brand.

Il dire del cibo da una parte e il fare delle ricette dall’altra, dunque, o anche cibo da “sfogliare” e cibo da mangiare, non solo con gli occhi.

Scrivere di cibo, tuttavia, significa anche saperlo raccontare, intendendo con ciò la capacità di riuscire a cogliere quell’universale che si nasconde in una determinata ricetta e nella sua preparazione, in un determinato menù e nella passione dello chef, o della casalinga, che lo realizza, nella nostra scelta di visitare un ristorante piuttosto che un altro, nella volontà di un produttore di recuperare antiche varietà locali di frutta o un saper fare ormai dimenticato, così da rendere la propria esperienza utile e condivisibile.

Un raccontare il cibo che, in altre parole, guarda alla sostanza, perché senza contenuti non si mangia e nemmeno si scrive.

L’idea di base di MedFood nasce, perciò, da una domanda precisa: cosa c’è dietro il cibo che mangiamo?

Protagonista indiscussa del nostro lavoro vuole essere, infatti, la cultura alimentare, il mondo del cibo a trecentosessanta gradi: il cibo inteso come un viaggio tra i sapori, alla scoperta di ciò che dietro un piatto si nasconde così da poter contribuire a dare un messaggio di qualità e solidità che possa traghettarci al di là del day after che prima o poi arriverà anche nel mondo del food.

La cultura alimentare, così ben radicata non solo nel nostro paese, non sempre riesce a tradursi in informazione di qualità.

Scrivere di cibo è scrivere della quotidianità attraverso quello stesso cibo che viene cucinato, mangiato, offerto e condiviso.

Non è sicuramente un segreto che per scrivere bene di cibo gli ingredienti che non devono mancare sono la competenza, la curiosità e un pizzico di talento in cucina, dal momento che chi sa cucinare sembrerebbe mostrare una predisposizione maggiore alla comprensione di un piatto.

Non vogliamo, tuttavia, limitarci a fare ciò che già fanno in tanti, alcuni anche molto bene: raccontare solo la cucina, scrivendo e trascrivendo una per una e nel migliore dei modi, le ricette. Il nostro obiettivo vuole essere quello di raccontare il cibo e le storie che si celano dietro un piatto e di andare al di là dell’how to, del come si realizza un determinato piatto. Scegliamo di farlo attraverso il web, attualmente il media più completo, perché permette al lettore di approfondire il tema trattato guardando anche ad altre testate o ai blog.

Nel nostro percorso, dunque, ad incuriosirci non sarà tanto, o non solo, la lista degli ingredienti e le tecniche di preparazione di un piatto. Si dice che il piacere parta dalla mente ed è da lì che anche noi partiremo andando ad indagare tanto la “trama” quanto la “scrittura” che caratterizzano e raccontano del cibo.

Il cibo è da sempre un racconto e dietro ogni piatto si cela sempre una storia: la storia di un territorio e dei suoi prodotti, soprattutto la storia e le vicende degli uomini e delle donne che abitano quella terra e che attraverso il loro lavoro, la caparbietà e la creatività da sempre, in cucina, portano avanti la tradizione e reinventano la gastronomia perché non esiste tradizione che un tempo non abbia rappresentato anche un’innovazione.

Attraverso il cibo e la storia della cucina e della gastronomia, non solo locale, indagheremo, inoltre, la dimensione intima del cibo, quella che ciascuno di noi vive a livello personale ed emozionale. Non ci riferiamo solo al cibo della festa ma a tutti quei piatti capaci di risvegliare in noi ricordi perché non vadano perduti.

Ci sono luoghi del cibo che restano per sempre e intimamente legati al ricordo: luoghi del gusto e luoghi del cuore; cibi, piatti e ricette che sono al tempo stesso cura e terapia per l’anima. 

Le stesse ricette, si trasmettono attraverso i ricordi: ricordi di un tempo trascorso, del momento preciso in cui abbiamo imparato a fare una determinata pietanza, il ricordo di chi ce l’ha insegnata o dell’occasione in cui l’abbiamo preparata la prima volta.

Andremo, dunque, alla ricerca di storie di cucina e in cucina perché il cibo è da sempre anche una questione di parole e come il linguaggio è anch’esso una necessità quotidiana. Ciascuno di noi, infatti, ha bisogno di comunicare e di mangiare. Scrivere di cibo, del resto, è un modo di usare un elemento basico, il linguaggio, per parlare di un altro elemento basico, il cibo.

I sapori del cibo, i colori dei piatti e gli incontri conviviali a tavola si mescolano e diventano narrazione. In questo senso possiamo considerarci tutti dei cantastorie domestici

Pur ritenendo che il cibo sia narrazione e comunicazione, riteniamo altresì che quando mangiamo anche l’occhio vuole la sua parte. Di qui l’ulteriore proposito della redazione di parlare di cibo con linguaggi differenti che spazino dalla letteratura alla fotografia, all’arte, al design, tutte fonti di grande ispirazione.

Vogliamo provare a farlo attraverso tre livelli di fruizione.

Un primo livello sarà quello legato alla lettura, alla narrazione e ai racconti che di volta in volta proporremo: percorsi e storie di vita che ci permetteranno di scandagliare il magico mondo delle materie prime, da chi le produce a chi le vende fino a chi le utilizza in cucina: dall’artigiano allo chef, dal produttore al negoziante, dal food designer al sommelier, al viticoltore o al cameriere. Ciascuno di loro ha un suo percorso che vale sempre la pena svelare e raccontare: storie di sacrifici e fatica, determinazione, orgoglio e vittorie

Allo stesso modo ci occuperemo della trasmissione del sapere culinario che si è sempre basata sulla tradizione orale, magari sulle chiacchierate informali di un giorno qualsiasi avvenute nella bottega sotto casa, o sul sagrato della chiesa, dopo la messa della domenica mattina, senza dimenticare i tanti appunti presi a margine dei ricettari di famiglia, scritti in bella calligrafia, quella che un tempo veniva insegnata a scuola.

Un secondo livello sarà, invece, legato all’immagine, allo sguardo e si alimenterà di fotografie, disegni, o video che sovente sono capaci di raccontare come e più di mille parole.

Un terzo livello, infine, sarà quello legato all’how to: ricette da leggere, conservare e, perché no, provare a realizzare. Una sorta di ricettario che sia anche un compagno di viaggio tra i sapori, un viaggio che auspichiamo possa essere lungo e soprattutto piacevole, perché MedFood, oltre che un appuntamento con il gusto e la bellezza del mondo mediterraneo è soprattutto voglia di scoprire e raccontarne i tesori antichi e i sapori unici delle tradizioni alimentari come anche le loro infinite reinterpretazioni in chiave contemporanea. Una finestra spalancata sui mille volti e le tante suggestioni di terre conosciute ai più o di piccoli borghi dal fascino solo apparentemente nascosto. Paesi che pur occupando uno spazio geografico piccolo sono comunque ricchi di tutte quelle suggestioni fatte di feste, tradizioni popolari caratterizzate dal piacere di stare insieme in allegria o dalla malinconia che sembra caratterizzare ogni vita che potremmo considerare sospesa, nell’attesa che altre vite la scoprano, magari la contaminino, per poi raccontarla, perché anch’essa parte della storia di ognuno di noi.

Dal momento che il cibo produce e contestualmente trasforma il paesaggio, indagheremo come le diverse tradizioni del cibo si siano via via sedimentate e abbiano prodotto, nel corso del tempo, paesaggi diversi sugli stessi luoghi

Racconteremo, anche attraverso delle videointerviste, di quelle realtà imprenditoriali che trasformano il paesaggio in base a principi coerenti con la tradizione e con la visione di un futuro sostenibile. Prediligeremo esperienze di costruzione di filiere corte, di agricoltura sociale, di recupero di prodotti tradizionali, reinterpretati in modo moderno, oppure nuove produzioni che permettono di inquinare meno, avvicinandosi a una gestione più ecologica dello spazio agricolo. L’intento è quello di riuscire a pervenire a una vera e propria mappatura delle tante piccole aziende che, in equilibrio tra tradizione e innovazione, fondano nuove economie attraverso un ritorno rivisitato alla terra, con un’attenzione particolare all’ambiente, al paesaggio e al sociale

Storie positive che vale decisamente la pena valorizzare; piccole esperienze, certo, che tuttavia, messe assieme, mostrano di avere un potenziale rivoluzionario

All’interno del nostro magazine non mancheranno, naturalmente, le rubriche che consentiranno al lettore di orientarsi negli acquisti, nella scelta di un prodotto come di un ristorante, mentre si trova in viaggio, lontano da casa, o nei luoghi della propria quotidianità.

Proveremo a cogliere le tendenze che giungono da “fuori”, dai luoghi altri, e magari lo faremo attraverso i racconti di viaggio degli stessi lettori che potranno, se vorranno, renderci conto dei piatti assaggiati nel loro ultimo viaggio, fornirci indirizzi utili su locali e ristoranti, stellati o meno, o su negozi e mercati che vale la pena visitare almeno una volta nella vita

Uno spazio sarà poi riservato agli appuntamenti del gusto: feste e sagre, degustazioni e festival dedicati all’eno-gastronomia, presentazioni e showcooking.

MedFood si propone di essere anche questo: una community, una grande famiglia in cui incontrarsi, discutere, confrontarsi e scambiarsi informazioni, dove poter approfondire i temi che incontrano maggiormente i nostri interessi e in grado di soddisfare le nostre curiosità o fornire una risposta ai nostri interrogativi in ambito alimentare.

Benvenuti nel nostro mondo web,  MedFood, bon appétit, bonne conscience!

1 thought on “Il progetto MedFood

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