FESTIVAL SCIENZA MEDICA 2020 Bologna
Share

Il rapporto tra scienza e media, come cambia la comunicazione scientifica, la preparazione dei giornalisti di settore e dei dipendenti delle istituzioni mediche, l’importanza della lotta alle fake news in campo scientifico. Ci racconta tutto il dr. Santoro, protagonista dell’edizione 2020 del Festival della Scienza Medica, a Bologna dal 2 al 17 ottobre 2020 con il focus sulla pandemia COVID-19. Il festival sarà interamente trasmesso online.

L’evento è promosso dalla Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna e da “Genus Bononiae-Musei nella Città”, in collaborazione con l’Università di Bologna e con il supporto del Gruppo Intesa Sanpaolo.

Giunto alla sesta edizione, il Festival 2020 sarà scandito da convegni, lezioni magistrali e incontri tenuti da scienziati di fama internazionale, Premi Nobel ed esperti provenienti da più settori. Il dibattito, infatti, si focalizzerà sui risvolti della pandemia, per il singolo e la collettività, non solo in termini medici ma anche politici, economici e socio-culturali.

La finalità del forum multidisciplinare – dichiarano i promotori – è tracciare il percorso da seguire per “migliorare i rapporti tra il mondo della Scienza Medica e la Società”, messo a dura prova dall’emergenza Coronavirus. In questo scenario, la comunicazione gioca un ruolo determinante, per il suo valore interattivo e relazionale di cui bisogna tenere conto, soprattutto durante una crisi sanitaria. Ma ciò a cui abbiamo assistito, negli ultimi mesi, è la deriva dell’informazione nei media. A tal proposito, il Governo italiano è intervenuto con la nomina della cosiddetta Unità di Monitoraggio, istituita tramite decreto del 4 aprile 2020. Il compito degli esperti è quello di individuare le azioni utili a contrastare la disinformazione sulla pandemia COVID-19, nel web e sui social network.

Nel corso del Festival della Scienza Medica 2020, a fare il punto sulla comunicazione dell’emergenza COVID-19 nei media, sarà il dottore Eugenio Santoro, responsabile del Laboratorio di Informatica Medica, nel Dipartimento di Salute Pubblica dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri di Milano.

dr. Eugenio Santoro

Il dr. Santoro è tra le voci più autorevoli sulle applicazioni di internet e dei social media in ambito medico. In attesa del Festival, lo abbiamo contattato per compiere un’analisi sulla comunicazione dell’emergenza Coronavirus, da parte dei professionisti dell’informazione e delle istituzioni. In aggiunta a questa tematica, all’esperto chiediamo una riflessione sulle potenzialità degli strumenti digitali nei percorsi di cura e assistenziali. Ciò alla luce di quanto è accaduto durante la pandemia.

Dr. Santoro, al prossimo Festival della Scienza Medica interverrà sulla comunicazione della pandemia COVID-19 nei media. Preso atto della deriva dell’informazione, ci spiega cos’è e come siamo arrivati a questa situazione?

La deriva dell’informazione è strettamente collegata al concetto di infodemia, rilanciato da Tedros Adhanom, Direttore Generale dell’OMS. Il termine indica l’eccesso di informazione, spesso disinformazione, che circola tra i media. Questo eccesso rischia di produrre più danni rispetto allo stesso Coronavirus. La cosa riguarda tutti i media, tradizionali e nuovi. Riguarda TV e quotidiani, che in questo periodo hanno diffuso notizie spesso inaffidabili, non verificate, provenienti dai cosiddetti preprint, cioè i sistemi per la pubblicazione di articoli, non ancora sottoposti al processo di accettazione di una rivista medica.

La deriva dell’informazione riguarda le stesse riviste scientifiche che, soprattutto nel primo periodo della pandemia, hanno pubblicato articoli non sempre meritevoli di pubblicazione. Riguarda ovviamente Internet e i social media, dove la pubblicazione incontrollata di notizie, ha spesso creato sacche di disinformazione.

L’emergenza COVID-19 ha evidenziato che la medicina non è una scienza esatta. La comunicazione dei dati sulla pandemia, numerici e non, influisce sulla percezione della crisi sanitaria da parte della popolazione.

A questo proposito, le chiedo una riflessione sulla formazione dei giornalisti, in Italia, nella comunicazione della salute. 

Qui tocchiamo un tasto dolente. Purtroppo molti giornali e TV, nel comunicare argomenti di scienza, si affidano a giornalisti che, seppur bravi nel loro mestiere, non conoscono l’argomento scientifico che stanno trattando. Non sono in grado di distinguere le notizie affidabili dalle bufale e si lasciano condizionare dalla ricerca dello scoop. Fortunatamente non è sempre così. In alcuni casi, pochi a dire la verità, si affidano a giornalisti scientifici. Questi hanno seguito un percorso di formazione specifico sulla comunicazione della scienza. Inoltre anche dal punto di vista scientifico sono molto preparati.

Una redazione scientifica stabile, con giornalisti scientifici aiuterebbe a risolvere la questione. Di questi, in verità, oggi ne esistono molti, tra cui tanti giovani provenienti da master e corsi di specializzazione di comunicazione scientifica. Lo stesso discorso si potrebbe fare per alcune istituzioni sanitarie, che durante il periodo più acuto della pandemia, per certi aspetti anche oggi, ci hanno abituato a freddi comunicati, contenenti numeri il più delle volte sterili e inutili.

Le istituzioni utilizzano anche i social media per comunicare con i cittadini. Nati per favorire l’interazione e la condivisione tra gli utenti, questi luoghi virtuali possono contribuire a ridurre la forbice tra le istituzioni e la società. In riferimento alla pandemia COVID-19, a suo avviso le istituzioni come stanno utilizzando il potenziale dei social media, nel fornire ai cittadini una comunicazione mirata ed esaustiva?

Esistono degli studi condotti su Facebook, che dimostrano come nel periodo più acuto della pandemia, sia enormemente cresciuto il numero di fan delle pagine pubbliche dei Ministeri della Salute di molte nazioni, con una crescita particolarmente elevata per il nostro Ministero della Salute. Contestualmente sono cresciuti i tassi di coinvolgimento (engagement rate) e il numero di post. Ciò dimostra un’ampia attività del Ministero della Salute, nel produrre contenuti e un elevato seguito da parte dei cittadini italiani. In Italia, si può presumere che un simile andamento abbia riguardato altre istituzioni sanitarie, a livello regionale o locale.

Se questo abbia contribuito a colmare la richiesta di informazioni dei cittadini o se tutti gli argomenti importanti siano stati coperti, non è dato saperlo. Infatti siamo in assenza di un’analisi dei contenuti dei post e dei dati, sulla percezione della loro utilità da parte dei cittadini.

Per molti cittadini affetti da patologie, i social network rappresentano un luogo di confronto. Dalla consultazione dei gruppi dedicati a specifiche problematiche, ad esempio il diabete, emerge che la condivisione del proprio stato di salute, favorisce i cambiamenti nello stile di vita o maggior disciplina nel seguire le prescrizioni mediche. Sulla pandemia COVID-19 ci può fornire qualche dato relativo all’uso dei social network?

Bisogna fare una distinzione. Sull’uso dei social network, ossia intesi come online communities, di cui i gruppi su Facebook sono un esempio, non ci sono dati. Ce ne sono invece sui social media, cioè sull’uso delle principali piattaforme, tra cui Facebook e Twitter, usati per scopi comunicativi. Per esempio, uno studio recentemente pubblicato ha dimostrato, che il numero di tweet riguardanti COVID-19 è notevolmente aumentato nella prima parte della pandemia, compreso tutto il mese di marzo, soprattutto in Italia e Spagna. Si sono registrate punte in corrispondenza di particolari eventi, tra cui l’inizio del lockdown in Italia e il primo caso di COVID-19, in Italia e in Spagna. Qualcosa di simile è plausibile sia accaduto su Facebook e su Instagram.

Tra i professionisti della salute, i social network hanno testimoniato entusiasmo per le soluzioni tecnologiche introdotte durante l’emergenza. Ma non mancano i pregiudizi. Nel caso dell’Intelligenza Artificiale, i pregiudizi si accompagnano al timore. In parte, ciò è dovuto ad una carente formazione sui reali rischi e benefici del loro utilizzo. Una volta terminata l’emergenza, lei quale scenario auspica in merito all’integrazione del digitale nei percorsi assistenziali?

Nel corso dell’emergenza sono stati particolarmente utili i sistemi di teleassistenza e quelli di monitoraggio, che hanno permesso, soprattutto nel caso di pazienti COVID-19 o di pazienti con malattie croniche, come diabete e ipertensione, di essere seguiti da casa. Ciò ha dato una spinta alle prestazioni di telemedicina, oggi prescrivibili e rimborsate da 4 Regioni italiane.

Discorso a parte merita l’Intelligenza Artificiale, la cui applicazione non ha ancora convinto né i medici né i pazienti, a causa della carenza di prove di efficacia, documentate nella letteratura scientifica. A cui si aggiunge la carenza di formazione e il timore per il “nuovo”.

Detto ciò, è plausibile che alcuni strumenti digitali, che permettono l’assistenza e il monitoraggio dei pazienti da casa, possano essere integrati nel processo di assistenza sanitaria, terminata l’emergenza. Questo vale soprattutto per alcune patologie croniche o dove non è richiesta la presenza del paziente, presso lo studio del medico.

Com’ è noto, il Governo italiano ha nominato una task force, per contrastare le fake news sulla pandemia COVID-19 nella rete. Considerato che Internet e social media sono tra le principali fonti di informazioni sanitarie nonché luoghi di confronto tra pazienti, lei ritiene utile una regolamentazione sul loro utilizzo? 

Sono contrario a qualunque forma di regolamentazione dell’impiego dei social media e di Internet. Più utile il lavoro fatto da Facebook e Twitter, con la rimozione di post e tweet, contenenti notizie palesemente infondate. Entrambi i social media hanno censurato, più volte, anche il Presidente degli Stati Uniti, a causa di post e tweet relativi alla pandemia COVID-19. Ancora meglio sarebbe un’opera di sensibilizzazione e di formazione dei cittadini, all’uso dei social media e di Internet, perché possano essere in grado di distinguere, autonomamente, un contenuto o un sito affidabile da uno inaffidabile.

Dal confronto con il nostro esperto emergono le forti criticità dei media nella comunicazione scientifica della salute. Nel corso del Festival, verrà preso in esame l’impatto che esse hanno sui comportamenti. L’intervento del dr. Santoro contribuirà a “ricondurre a unità tutte le riflessioni” degli esperti sulla pandemia COVID-19. Con l’auspicio di trarre dal dibattito scientifico, lo ribadiamo, le “indicazioni utili per migliorare i rapporti tra Scienza Medica e Società”.

COVID-19. Lezioni di Medicina” è il titolo scelto per il Festival della Scienza Medica 2020. Per conoscere le modalità di iscrizione agli eventi in live streaming, in programma dal 2 al 17 ottobre, invitiamo a consultare il sito web del Festival.

Leave a comment.