Il 13 novembre 2016, presso i “grottoni” dei Giardini pubblici di Cagliari, si è tenuta la jam session che ha unito i ritmi cubani della “Santeria”, con la danza africana tradizionale e quella contemporanea, con l’accompagnamento dell’improvvisazione elettronica di Spaziomusica. L’organizzazione nazionale del tour dei percussionisti cubani Omo Abbilona, è a cura di Marco Zurru, ricercatore ed etnomusicologo dell’Università di Cagliari, in collaborazione con l’Istituto Interculturale di Studi Musicali Comparati della Fondazione Giorgio Cini di Venezia. La data cagliaritana è stata curata dall’Associazione Spaziomusica e dall’Associazione culturale Carovana Smi.
Un evento unico che ha unito diverse sensibilità e atmosfere artistiche, l’ensemble tra le danzatrici Francesca Cinalli (della compagnia piemontese Tecnologia filosofica), la cagliaritana Michela Laconi, e i ritmi tradizionali della danza africana di Peter Ani, ragazzo nigeriano residente a Cagliari, arrivato in Sardegna attraverso un lunghissimo viaggio della speranza, accompagnati dalle performance di musica elettronica di Spaziomusica.
Lo spazio dei “grottoni”, un’antichissima cava di calcare scavata nella montagna su cui poggia la parte alta della città, era perfetto per evocare la dimensione primordiale dei ritmi dei tamburi cubani, con perfette assonanze africane. Un’atmosfera magica, in cui il pubblico, chiamato a far parte integrante della scena, si è divertito a seguire la trama costruita dagli attori/danzatori.
Dalla hall, stanza di compensazione in cui ci si purificava attraverso le erbe e la frutta distribuita ai presenti, si passava alla seconda stanza dove cominciavano i veri e propri “Rites”, dove le percussioni, lentamente, chiamavano a partecipare i corpi dei danzatori, la musica elettronica e percussioni classiche, che in un crescendo di ritmo e rumore, si raggiungeva l’estasi spirituale.
La tradizione cubana
Nei riti della Santería svolgono un ruolo di primaria importanza il canto e la musica, in particolare i tamburi sacri batá. Tali strumenti possono essere suonati esclusivamente dai membri della casta sacerdotale degli omo Aña, ovvero ‘figli di Aña’, dal nome della divinità che si crede viva al loro interno.
Il canto e i complessi ritmi dei tamburi danno vita a fenomeni di possessione che i santeros interpretano come la discesa sulla terra degli orichas, le divinità che popolano il moltiforme pantheon della Santería.
Foto di Destiny Siwiekwu