Sono oltre diciottomila i sardi che hanno lasciato l’Isola negli ultimi tre anni. Una comunità grande come il comune di Monserrato, pari alla somma degli abitanti di Tortolì e Dorgali, maggiore degli abitanti di Sorso. I dati raccolti nell’ultimo rapporto Comitato Regionale Emigrazione-Immigrazione delle Acli (CREI-ACLI) sulle migrazioni e lo spopolamento in Sardegna verranno presentati sabato 17 dicembre alle 12 a Ussaramanna, Ex Montegranatico, a margine del consiglio provinciale delle Acli.
I numeri raccolti dal CREI, sulla base dei dati dell’osservatorio regionale delle migrazioni (METE), fotografano una Sardegna sempre più spopolata, che ogni anno perde circa seimila abitanti solo sul fronte della bilancia migratoria, ma non solo. In totale, in sette anni si contano quasi 80mila abitanti in meno, di questi quasi 21mila sono perduti dalla provincia del Sud Sardegna, quasi 20mila dalla provincia di Sassari, principalmente concentrati nel nord-ovest, 12mila sono gli abitanti in meno di Nuoro e oltre 9mila quelli persi in provincia di Oristano. La città metropolitana di Cagliari perde 11.600 abitanti, nonostante la relativa ripresa dell’economia e la centralizzazione dei servizi e delle istituzioni.
“Domenica 18 dicembre sarà la giornata internazionale del migrante, una ricorrenza che, giustamente, porta subito alla mente le vicende travagliate di chi fugge da situazioni di guerra e povertà per trovare rifugio e salvezza altrove – spiega il presidente del Crei Mauro Carta –. Ma è importante anche ricordare che proprio noi sardi siamo stati un popolo di migranti per gran parte del secolo scorso, e che, come ci mostrano i dati, lo siamo ancora. La situazione demografica della Sardegna è peggiore di quello che ha recentemente rappresentato l’ISTAT: nel 2030 rischiamo già di raggiungere il milione e mezzo di abitanti. 127.140 sono i sardi iscritti all’AIRE al 1 gennaio 2022, dall’analisi dei dati, sono oltre 3 mila i sardi che sono emigrati nell’ultimo anno, e non sembra ci sia capacità di invertire la tendenza”.
Inoltre, la diminuzione della natalità e l’incremento della mortalità media rispetto agli anni precedenti a causa del Covid e all’inefficienza dei servizi sanitari, hanno determinato la contrazione del tasso di crescita della popolazione sarda.
“La Sardegna non è neppure più attrattiva per i cittadini stranieri, nel 2018 le presenze erano 54.224 mentre nell’ultimo anno sono poco meno di 49mila, 5 mila in meno – conclude Carta –. Alla politica sarda chiediamo di prendere coscienza della situazione e di agire attraverso un programma strategico e politiche a medio e lungo termine a favore dei giovani, della natalità, dei servizi e infrastrutture, in modo da stimolare il ritorno di chi è andato via e far cambiare idea a chi, molto probabilmente a malincuore, sta pensando di lasciare l’Isola”.