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La giovane musicista jazz Margherita Fava incarna perfettamente il sogno americano. Pianista, compositrice, arrangiatrice, bandleader ed educatrice di stanza a Knoxville, Tennessee, la sua musica si caratterizza per una scrittura che, nonostante la modernità armonica, non rinuncia alla liricità cantabile di stampo italico.

Classe 1995, nata da una famiglia di musicisti classici nel piccolo borgo di Follina, in provincia di Treviso, Margherita comincia a prendere lezioni di pianoforte a 10 anni, praticando nell’adolescenza anche il basso elettrico, che le consente maggiormente di dar sfogo a un’incontenibile voglia di novità. A 17 anni la svolta. Si iscrive a un programma estivo di jazz nella vicina Venezia, sponsorizzato dalla New School di New York, e si vota definitivamente al jazz grazie all’assolo di Miles Davis su So What da Kind of Blue, che impara a memoria e che considera tutt’oggi la cosa più emozionante che le sia mai capitata.

Una borsa di studio nello Stato del Michigan, opportunità che coglie casualmente, su suggerimento di un amico, porta la pianista a East Lansing, Michigan, dove studia pianoforte con Xavier Davis ed entra nell’orbita del carismatico bassista Rodney Whitaker. Dopo la laurea in Studi jazz, consegue un master in Musica presso l’Università del Tennessee, studia pianoforte con Eric Reed e composizione con Greg Tardy. Un impatto difficile con l’america rurale, che non è certo quella vista nei film. Per integrare la scolarship lavora in una caffetteria e vive in un seminterrato, vedendo il proprio umore man mano calare di quota. Non così la sua determinazione, che la conduce a cercare sempre nuove vie di uscita, scrivendo incessantemente nuovi brani e cercando collaborazioni con musicisti americani. Attualmente collabora con la Knoxville Jazz Orchestra per diversi progetti come la serie di concerti “NXT GEN” e il Knoxville Jazz Workshop.

Nell’agosto 2022 ha pubblicato il suo primo EP di musica originale intitolato Okra/Search of the Unknown, disponibile su bandcamp, e il 10 marzo 2023 è uscito il suo album di debutto TATATU, con Gregory Tardy, Michael Reed e Javier Enrique. Il disco ha ricevuto numerose recensioni positive, tra cui 4 stelle su Downbeat e AllAboutJazz.

La sua prima formazione musicale ha radici classiche, è così?

Si. Ho cominciato cantando con mia mamma sin da piccolissima e poi prendendo lezioni di pianoforte classico dai 10 ai 18 anni.

Attraverso quali ascolti arriva ad interessarsi al jazz?

Durante la mia infanzia ero circondata principalmente da musica classica e un paio di dischi pop e rock progressive. Da adolescente mi sono interessata più al cantautorato italiano e al rock britannico e successivamente al funk e all’hip-hop americani. Durante uno workshop organizzato da Veneto Jazz che ho frequentato a 18 anni ho scoperto il jazz e partendo dai classici quintetti di Miles Davis, ho cominciato a fare sempre più ricerca in quel genere.

Come arriva a studiare negli Stati Uniti? Casualità o determinazione?

Et-et. Mi sono imbattuta nella Michigan State University un po’ casualmente, tramite un mio amico che la stava frequentando in quel periodo. Ma appena ho realizzato che c’era davvero l’opportunità per me di trasferirmi nel Paese d’origine del jazz e di studiare con dei grandi nomi nell’industria musicale, ho fatto di tutto per rendere quell’opportunità reale.

Com’è stato l’impatto con gli USA?

Molto intenso. Mi sono trasferita da un paesino di milletrecento abitanti ad un campus universitario di più di cinquantamila studenti. Ma sin da subito mi sono molto concentrata sui miei studi e sulla musica e questo mi ha permesso di soffrire meno la distanza da casa e lo shock culturale.

È stato facile inserirsi nell’ambiente jazz newyorkese? Come veniva accolta una pianista italiana?

Ogni volta che vado a New York stringo nuove amicizie e incontro nuovi musicisti fantastici. Molte conoscenze fatte durante i miei studi universitari mi hanno aiutata a connettermi con diversi musicisti e professionisti newyorkesi. La comunità italiana lì è abbastanza grande ed è sempre un piacere condividere storie delle nostre esperienze da immigrati con altri musicisti del Bel Paese.

Ha trovato qualcuno che ha creduto in lei?

Sì e ne sono molto grata. Sia a New York che in Michigan, che in Tennessee dove abito adesso, ho trovato dei mentori che mi hanno aiutato e supportato sia musicalmente che personalmente.

Lei scrive i suoi brani e arrangia degli standard. Ci racconti la gestazione del suo primo album Tatatu, uscito nel marzo scorso.

Il disco presenta una selezione di brani che ho composto negli ultimi due anni, alcuni pensati specialmente per il suono di Gregory Tardy al sassofono. Rappresentano il mio percorso artistico nel passaggio da studentessa a professionista. È stato registrato in Ohio a Novembre 2022 allo Stone Soup Recording Studio. Alla batteria c’è Michael J Reed, al contrabbasso Javier Enrique ed è stato prodotto da Rodney Whitaker.

Com’è andato il tour che è seguito all’uscita del disco? È soddisfatta?

Sono stata costretta a tagliare il tour estivo per motivi connessi all’immigrazione, ma mi rifarò l’anno prossimo con un tour internazionale.

Pensa che si fermerà a vivere negli Stati Uniti o tornerà in Italia?

L’ideale per me sarebbe riuscire a spendere il mio tempo tra i due Paesi durante l’anno. Ho molte amicizie e progetti lavorativi qui in America, ma aver vissuto lontana dall’Italia così a lungo mi ha fatto riflettere sulla bellezza e l’unicità del nostro Paese ed è sempre un piacere tornare a casa sia per lavoro che per piacere.

Dove pensa sia più facile sfondare? E qual è secondo lei la chiave del successo di una donna in musica?

Penso che dipenda dal campo di cui si fa parte. Certe discipline hanno una risposta migliore in America, certe in Europa. Nel jazz penso che la situazione si stia trasformando negli ultimi due anni e che il mercato principale si stia spostando dagli Stati Uniti all’Europa. Penso che la chiave del successo per ogni gruppo demografico sia utilizzare appieno le risorse e i mezzi creati apposta per questi gruppi. Nel caso delle donne, ci sono un sacco di associazioni, concorsi e opportunità che si stanno aprendo negli ultimi anni. Fare ricerca su internet e tramite passaparola aiuta sempre!

Progetti a breve termine?

Ho alcune performance prima della fine del 2023 che mi porteranno anche in Texas, Arizona e California, ma aspetto con ansia di tornare in Italia!

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