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Ad Assemini l’omaggio dello scultore ipovedente Antonino Ruggeri ai Cavalieri e alle Dame di Onore di Santa Maria della Panada.

È una Madonna della panada che con una mano sorregge il bambin Gesù e dall’altra mostra una panada, uno dei piatti più antichi e nobili sardi, tipico delle città di Assemini, Cuglieri e Oschiri che condividono con Maiorca, luogo che a Nuestra Señora de la Panada ha dato la prima casa e l’amore di Dio nell’eremo di Sant Honorat. Ora un nuovo trono la accoglie in Sardegna, nella città di Assemini, grazie all’opera dello scultore Antonino Ruggeri che, in compagnia della prima dama sarda, l’antropologa Veronica Matta, l’ha donata a Don Paolo Sanna che guida la Chiesa gotico- catalana di San Pietro situata nel centro storico della cittadina. La Madonna della panada – dichiara Matta– incoraggia il dialogo, l’amicizia e la cultura, e l’opera di Ruggeri – parafrasando la bellissima poesia di Lussorio Cambiganu –  accarezza i mari delle due isole lontane, accorciandone le distanze e unendole – perché –  sono bagnate dallo stesso sentimento verso la Vergine.

La disabilità non hai mai fermato l’arte degli artisti come Ruggeri che può “vedere” l’arte con il tatto o contando sulla memoria, l’immaginazione e sugli altri sensi rimasti. :«Non si vede bene che con il cuore» è questo il senso racchiuso di chi costruisce le opere, non più con gli occhi, ma con mani che vedono. «Non è la manualità che conta, ma la capacità di vedere, prima nella mente, l’oggetto finale da realizzare – dichiara Ruggeri – il padre eterno, da questo punto di vista, con me è stato molto buono, riesco a vedere le cose finite prima di iniziarle a fare. Quando – continua lo scultore – mi parlarono del culto a Maiorca dei Cavalieri e delle Dame di Onore di Santa Maria della Panada rimasi colpito dalla storia dell’esistenza di una Madonna della panada venerata. Un giorno, un caro amico mi regalò un tronco di legno di arancio, di una lunghezza di 65 cm per un diametro di 25, lì capì che l’opera era già finita prima di iniziarla, perché l’ho subito immaginata su quel legno duro e molto bello da lavorare. Credo di averla fatta con l’aiuto della Madonna, perché io non decido mai nulla» – chiosa l’artista. La Madonna di Ruggeri è in pieno stile sardo, con una gonna plissettata tipica degli abiti femminili tradizionali dell’isola per rimarcare il forte legame della nostra isola, e in particolare di Assemini, Cuglieri, Oschiri con sa panada.

:«Sono – dichiara Don Paolo Sanna – davvero grato all’artista Antonino Ruggeri per il dono fatto alla Parrocchia San Pietro di una scultura lignea raffigurante l’immagine di “Santa Maria de la Panada”. Si tratta di un culto singolare: la statua della Vergine tiene sul braccio sinistro il Bambin Gesù e con la mano destra sorregge una piccola panada. Non sono certe le origini di tale culto, carico di simbolismo: la Madonna offre insieme al bambino Gesù il pane, alimento essenziale, che potrebbe rimandare alla Eucaristia. Non si conosce neanche quando la panada sia giunta in Sardegna o quando sia iniziata la sua realizzazione, peraltro in luoghi distanti tra loro (Assemini, Oschiri, Cuglieri). Ma è affascinante l’ipotesi di qualche studioso che ritiene che l’approdo in Sardegna della curiosa forma di pane azzimo con carne di agnello si deve agli ebrei in fuga dalle persecuzioni (la panada inoltre ricorda un frutto particolarmente sacro agli ebrei: la melagrana). L’accostamento di un alimento così identitario per la comunità asseminese al culto della Madonna mi fa pensare alla tradizione cristiana di associare al suo nome una località (cfr. N.S. di Bonaria o la Madonna di Montserrat). E penso che sia un bel modo per esprimere la devozione mariana particolarmente sentita dalla gente semplice: un modo per sentire più vicino a sé la Madre di Dio, quasi un sentirla una del nostro popolo, della nostra gente, alla quale ci si può rivolgere con fiducia».

La Madonna della Panada e la sua diffusione in Sardegna

Sono trascorsi 40 anni dal giorno in cui nacque la vocazione della Vergine della Panada quel sabato santo del 1980 nella libreria Jovellanos di Don Francisco Salleras Juan, a Palma di Maiorca, la cui statua oggi siede sul trono nell’eremo di Sant Honorat, nella montagna di Randa. La sua diffusione fuori dall’isola di Maiorca, grazie anche allo studio iconografico di Padre Mario Alonso Aguado, si è consolidata grazie all’appoggio dei Cavalieri e delle Dame, che in Sardegna hanno incoronato nel 2018 l’antropologa Veronica Matta, prima dama de honor di Santa Maria della Panada per l’inchiesta Panada on the road che ha unito la Sardegna alle isole Baleari nel nome della panada e dopo qualche anno, nel 2021 Carlo Matta, primo cavaliere per aver diffuso l’antica arte della panada. Da allora nell’isola artisti, poeti e fedeli devoti, dirigono il loro sguardo innamorato verso Santa Maria della Panada, con l’intento di condividere gli incontri, le celebrazioni eucaristiche, le recite poetiche, la tavola. Proprio nello stesso modo in cui a Maiorca nacque il culto mariano della Madonna della Panada, divenendo un vincolo che unisce tutti coloro che la invocano come Madre, patrona e protettrice. “Ho movimentato– dichiara commosso Antonino Ruggeri –  amici, poeti e intellettuali interpellando un amico e grande poeta, Vincenzo Pisanu, che vive ad Assemini e che merita il giusto riconoscimento, Eugenio Palmas, anche lui poeta ipovedente, lo straordinario Lussorio Cambiganu, poeta di Pattada, e Angelo Carboni, che preferisce essere chiamato “Angheleddu”,  grande intellettuale di Pattada, ex assessore alla cultura, specializzato in storia e linguistica della Sardegna oltre che uomo di fede cristiana che, da 20 anni, combatte contro la Sla, respira e si alimenta per mezzo di una macchina e comunica con gli occhi ed una tastiera digitale che traduce le lettere in suoni, dando voce al pensiero. Così hanno trovato espressione le sue parole di pace e umiltà e conforto in sostegno della Madonna della Panada. Fioccano le richieste di nuove Madonna della Panada anche da Oschiri e quasi per contagio anche altri artisti come il falegname e poeta dislessico asseminese, Francesco Cau, animato dal nuovo sentimento verso il culto mariano.

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