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Anche quest’anno in Sardegna settembre vuoterà le spiagge e chiuderà gli ombrelloni. Chi pensa che la stagione turistica nell’isola sia finita si sbaglia di grosso. È l’autunno, infatti, che rivela qual è il cuore pulsante di questa terra. E lo fa attraverso una mostra itinerante dedicata a cultura, usi e gusti dell’interno. Ideata dalla Camera di Commercio di Nuoro alcuni anni fa, “Autunno in Barbagia” è pronta per la sua 15esima edizione. Per quattro mesi, da settembre a dicembre, la Barbagia si risveglia incurante delle piogge e del gelo e apre le porte ai visitatori.
Sono ventotto i Comuni che quest’anno presenteranno le proprie bellezze (per il calendario completo: http://www.cuoredellasardegna.it/paesi.html). Ognuno di essi sorprende per le sue peculiarità: artigianato, maschere tipiche, abiti tradizionali, arte, ma è soprattutto l’enogastronomia a fare gola. Non solo i prodotti tipici, ma la storia e la produzione alle loro spalle sono messi in luce in ogni centro. Qui si assaggia, ma soprattutto si conosce e ci si stupisce per una zona sarda tanto affascinante quanto poco conosciuta.

 


La Barbagia si estende sui fianchi del massiccio del Gennargentu. Le sue popolazioni son note per fierezza e ribellione alle conquiste esterne. La loro tenacia sta nell’aspro territorio montano con il quale hanno imparato a convivere da secoli. Perché qui, come scrisse Diodoro Siculo, seguitarono a “vivere sui monti, senza pensieri e senza travagli, contenti dei cibi semplici”. E oggi questa semplicità diventa il loro punto di forza: pastori transumanti hanno fatto di latte, carne e formaggio i propri pasti principali, che oggi danno vita a un’eredità di sapori invidiata da molti.
Autunno in Barbagia mette in tavola prodotti e piatti tipici. Prosciutti, salsicce e altri insaccati ammorbidiscono il palato. Il pecorino sorprende con i suoi tratti piccanti. I ravioli di patate e ricotta fresca son una vera delizia. Le carni, arrosto o in umido, richiamano il pascolo dove son cresciute; e soprattutto qui si riportano in auge sapori troppo spesso dimenticati, come la pecora. Tutto ciò che la montagna offre, come funghi e castagne, è esaltato e valorizzato in pentola. I dolci, raffinati e artistici, si preparano in casa per le feste, diventando occasione per stare insieme. Ma a fare da sfondo a questo appetitoso ventaglio è il pane. La Barbagia in particolare si erge per la sua produzione di pani di semola di grano duro, quelli che accompagnavano la transumanza per la loro lunga durata. Il tutto si bagna con un buon vino, di cui il centro dell’isola vanta un sapere millenario. I rossi sono robusti e dalla notevole alcolicità, indispensabili per scaldare i freddi inverni del Gennargentu e dintorni.
In occasione della rassegna si chiede al turista “Basteranno cinque sensi per scoprire il cuore della Sardegna” e lo si invita a taggare le foto delle varie tappe, condividendole su Instagram, con l’hashtag #autunnoinbarbagia16 e quello del nome del Comune.
Non c’è dubbio che il sapore autunnale della Sardegna sia quello della Barbagia: dei vicoli stretti che odorano di pane appena sfornato; dei sorrisi rivolti al visitatore nel versargli un po’ di vino; dell’insistenza cordiale a “prenderne un altro po'”; della mani che impastano e anticipano la gioia della tavola imbandita; dei sapori genuini che contengono in se la storia di un popolo.
Per ulteriori informazioni, è possibile consultare il sito ufficiale della CCIAA di Nuoro per la promozione degli eventi sul territorio: http://www.cuoredellasardegna.it/autunno-in-barbagia.html.

Daniela Melis

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