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Dopo Cina e Corea del Sud, l’Italia resta il Paese maggiormente colpito al mondo dall’epidemia innescata dal   Covid-19, ma le contromisure adottate dalle nostre istituzioni con tempestività d’intervento, non appena rilevati i primi casi di contagio e dapprima criticate tanto da parte della popolazione che dall’opposizione, hanno ricevuto e stanno tutt’ora ricevendo il plauso degli esperti sia in ambito nazionale che internazionale.

Infatti, in un comunicato del 6 marzo scorso, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, malgrado l’assenteismo della UE, ha elogiato la maniera con la quale l’Italia sta affrontando, gestendo e contenendo da sola tale emergenza: Hans Kluge, direttore per l’Europa dell’OMS, ha infatti espresso il suo sincero apprezzamento per il ministro della salute Roberto Speranza, ringraziandolo anche per l’autorizzazione ed i preparativi tecnici all’arrivo in Italia di un osservatore dell’OMS; diversamente Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale della OMS, ha criticato aspramente il comportamento degli altri Stati che evidentemente pare abbiano preso troppo alla leggera il coronavirus, asserendo che  in tali Paesi il livello di impegno politico e le relative azioni intraprese non corrispondono al livello di una minaccia che andrebbe affrontata seriamente.

Cosa succede nel settore marittimo?

Intanto l’International Maritime Organization, su indicazione della OMS, ha già provveduto ad emanare una serie di circolari a tutti gli Stati Membri a partire dal 31 gennaio, fornendo informazioni su come ridurre al minimo il rischio di contagio da coronavirus per il personale navigante, i passeggeri, i viaggiatori sospettati di affezione al virus e gli addetti ai lavori che per la natura delle loro attività devono salire a bordo delle navi esposte, provenienti o dirette verso i Paesi interessati dall’epidemia; specialmente con la lettera circolare n° 4204/3 del 2 Marzo 2020, contenente la guida della International Chamber of Shipping al Covid-19 per tutti gli operatori addetti alla protezione e la salute della Gente di Mare, l’IMO ribadisce ulteriormente la necessità da parte di tutti gli enti di divulgare tali direttive e di sollecitarne l’impiego. La stessa organizzazione ha fatto sapere che tanto la riunione del gruppo scientifico della Convenzione di Londra e del Protocollo di Londra, prevista dal 9 al 13 marzo, che la 107a sessione del Comitato Giuridico, prevista dal 16 al 20 marzo, sono state rimandate a data da stabilirsi.

In ambito marittimo è comunque il Regolamento Internazionale Sanitario di Boston, adottato il 25 Luglio del 1969, entrato in vigore l’1 Gennaio 1971 e modificato dal regolamento addizionale adottato a Ginevra il 23 Maggio 197, a disciplinare tutte le contromisure necessarie da intraprendere sia da parte del bordo che delle autorità competenti in fatto di emergenze sanitarie. Approvato dalle Camere in Italia con la legge del 9 Febbraio 1982/ n°106 e promulgato dal Presidente Sandro Pertini, tale regolamento è la colonna portante di tutto quanto attiene alla prevenzione dalle malattie ed alla difesa per la salute della Marineria Mondiale, nonché disciplina il quadro normativo, le certificazioni necessarie e la responsabilità dell’Autorità Sanitaria in un determinato territorio in caso di arrivo nei porti di navi di lungo corso e di navi destinate alla navigazione interna , di scalo degli aeromobili, di percorrenza di treni e veicoli stradali, di controllo dei bagagli, di caso importato, di caso trasferito, di certificato valevole per la vaccinazione, di disinfestazione, di isolamento e di libera pratica, oltre che a tutta una serie di altre materie inerenti alla questione sanitaria.

Intanto, tra il Ministero dei Traporti che autorizza la libera circolazione delle merci, la crisi del comparto crocieristico e la difficoltà di raggiungere il bordo a causa del virus da parte degli equipaggi marittimi a causa della cancellazione dei voli, l’aspetto maggiormente trascurato è uno solo: l’elemento umano.

Chi si sta occupando del personale marittimo e del forte disagio che sta subendo ai tempi del corona virus?

La domanda è decisamente retorica: nessuno!

Dopo condizioni salariali ferme ad un ventennio, scarso senso del welfare a bordo, la soppressione del titolo di Capitano di Lungo Corso, un’alimentazione fatta da cibo spesso scadente, il costante ricatto di una formazione a pagamento costante e sovente inutile, la pessima interpretazione ed applicazione delle norme internazionali in fatto di titoli professionali, la mediocrità di tutte le istituzioni coinvolte in questo settore, l’inutilità e la corruzione dei sindacati, il declino dell’Istituto Nautico, depauperato del suo ruolo formativo, la Gente di Mare era già alla frutta per queste e tutta una lunghissima serie di altre ragioni che la metà basta ed avanza a gettare nella vergogna uno Stato che un tempo era considerato una grande Repubblica Marinara.

Adesso come se non bastasse, a peggiorare la situazione, l’emergenza del corona virus!

Mi onoro di far parte di questa grande Categoria dal 1999 e non ne ho mai conosciuto altre costrette a vidimare a suon di marche da bollo ogni certificazione, ogni rinnovo e a dover dare conto ad un ente militare della propria vita lavorativa, piuttosto che presso un normale collocamento come per qualsiasi lavoratore civile; non ho mai conosciuto categorie di persone tanto tartassate dall’obbligo di aggiornamenti e dall’imposizione a frequentare dei corsi obbligatori ed a pagamento, tra l’altro con didattica ed argomentazioni obsolete in molti casi, da parte delle istituzioni, sicuramente tutte implicate in un vorticoso e succulento giro di corruzioni e tangenti, anche perché non si spiegherebbe come fa il proprietario di un centro di formazione ad occupare evidentemente in pieno conflitto di interesse il ruolo di presidente della Confederazione Italiana Armatori. Non ho mai conosciuto una categoria che, per quanto debba dare conto del suo stato di sana e robusta costituzione, è costretta a farsi sforacchiare i polmoni dai raggi X a prescindere, senza che prima di prescriverne l’esigenza si facciano delle semplici auscultazioni, per poter ottenere il certificato di visita medica biennale ed, a due giorni dall’imbarco, effettuare la visita preventiva di imbarco, tenendo in debito stato di validità, oltre ad una miriade di certificazioni, il libretto di vaccinazione internazionale e pronta a fare ulteriori altri accertamenti una volta arrivato a bordo. E tutto questo in situazioni di ordinaria amministrazione.

Francamente non ho mai visto una Categoria così accorta alla propria igiene personale, alla tenuta degli alloggiamenti e così ben inquadrata nell’osservanza delle regole che hanno a che fare con l’HACCP e l’United States Public Health System per prevenire qualsiasi forma di contaminazione batteriologica o virale per ordinaria o straordinaria che sia, poiché il Marittimo sa perfettamente che a ciò il buon senso, vivendo in un ambiente chiuso come una nave, non è opzionale, come d’altronde non è opzionale la responsabilità di capire come comportarsi in determinate circostanze per il proprio bene, di quello dei propri colleghi, dei passeggeri e dei familiari a casa.

Dopo una vita di sacrificio nell’andare per Mare, il più delle volte attraversando aree meteorologicamente avverse, il Marittimo si trova ad affrontare il forte disagio di gestire epidemie come il norovirus, celate dalla stampa per tutelare la reputazione delle compagnie di crociera o dal personale stesso, per tutelare il proprio posto di lavoro, piuttosto che ormeggiare in aree funestate dal colera, dalla malaria o dalla febbre gialla, pertanto cercate di comprendere l’insofferenza talvolta di vivere in un Paese come l’Italia, colmo di ingratitudine verso noi naviganti e fatto di gente così mediocre da restare estasiata dinanzi alla spiegazione di Barbara D’Urso sul come lavarsi le mani.

Tutto questo non per sminuire la situazione odierna ma semplicemente per sottolineare l’attuale degrado culturale, la mancanza di un atteggiamento consono, l’incapacità di dare il giusto peso alle cose e la constatazione che se è vero che la coscienza del singolo aiuterebbe a diminuire i contagi del 60%, con questa gente che assalta supermercati, che fugge sul primo treno senza considerazione per il prossimo e che poi spavaldamente si riversa per le strade a tracannare drink per sdrammatizzare, siamo belli che fottuti!

Nel mentre però le circostanze per la Gente di Mare sono diventate ancora più amare a causa di questo virus: nessuno ha pensato fino ad oggi all’indennità salariale per il personale navigante che è costretto a rimanere a bordo a causa di condizioni straordinarie, al cessare delle quali la pacca sulla spalla viene data troppo spesso al comando senza far rilevare un successo che in realtà è collettivo; nessuno ha considerazione del fatto che le movimentazioni di imbarco/sbarco degli equipaggi sono a rischio e quindi il sostegno economico alle famiglie, né tanto meno che ci sono lavoratori che non riescono a rinnovare i corsi a causa della chiusura dei centri di addestramento e che ciò farà perdere loro la possibilità di imbarcare; non viene neanche fatto rilevare che, fino all’altro ieri, i naviganti erano costretti a passare presso la ex IPSEMA per i consoni disbrighi senza che l’ente avesse contezza dell’affluenza e senza alcuna precauzione mentre oggi, passando da un estremo all’altro, si pensa di chiudere tali uffici mettendo a rischio pratiche di infortunio, pratiche di malattia e le visite mediche obbligatorie a poter imbarcare. Insomma Marina Mercantile, Marina da Pesca e Marina del Diporto al collasso.

Nel frattempo pochi o nulli i controlli presso i porti con passeggeri potenzialmente infetti dal corona virus che imbarcano liberamente mettendo a rischio la salute dell’equipaggio tutto, costretto a restare a bordo senza franchigia, e plausibilmente esportando il problema tanto nelle grandi città di destino che sulle isole minori, notoriamente deficitarie di strutture sanitarie adeguatamente attrezzate a contenere un’epidemia.

Le istituzioni non possono e non devono più trattare la Gente di Mare come una categoria fantasma: il Marittimo Italiano è un cittadino con pari diritti e con esigenze specifiche dovute alla natura particolare della sua professione che non vanno ignorate!