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Che cosa è la memoria dei campi di concentramento nazisti oggi, nel contesto nel quale viviamo oggi…?

Mi sono chiesta infinite volte come si possa trasferire la memoria, il dolore, le brutture, la disumanizzazione, la tortura senza che un momento dell’anno si riduca a un semplice “momento dell’anno”. Quello che è importante è non dimenticare ma, a mio avviso, un ulteriore mattoncino di questa azione edificante di umanizzazione dell’uomo, é: non deve più accadere.
E quando non ci saranno più le voci della Shoah a far riflettere e ricordare, a noi, cosa resterà?

Da queste riflessioni nasce lo spunto per “Il Campo”. L’ispirazione nasce da letture diversificate sul tema.
Un programma televisivo che ripropone, in diretta, le brutture di un campo di concentramento nazista. Le vicissitudini si susseguono investendo varie sfere della vita dei prigionieri, persone strappate alle loro quotidiana normalità per essere catapultate in un luogo creato appositamente per mostrare a tutti gli spettatori le debolezze, le emozioni, le sofferenze…il decadimento dell’uomo della sua presunta umanità.

Ma cosa può far nascere speranza? Qual è l’unica forza risanatrice che dispensa l’uomo? Quale può essere la formula per il cambiamento?
Solo una è la parola da pronunciare: “Amore”.

<…“Così, la vita è ripresa. Gli anni sono passati ma il ricordo è sempre vivo dentro di me. Il dolore riaffiora quando la mente scova ricordi anche minuziosi. Non cancella. Archivia. Porta consiglio al cuore. Ricorda il valore della parola “Amore”. Sussurra dignità! dignità! quando si accorge che il mondo sta perdendo equilibrio, come un funambolo sulla corda più lunga da percorrere, sospesa e tesa sul vuoto.”…

…”E voi nuovi spettatori, non illudetevi di aver compreso tutto; dovete credere e basta che l’orrore non bisogna viverlo per imparare a conoscerlo e poi scacciarlo! L’orrore non va cercato per comprendere. L’orrore deve servirsi della storia per non comparire più nella vita dell’uomo.”>

Testo e regia di Margareth Locorotondo, recitazione di Floriana Uva, la voce della cultura di Bari. Si cimentano, con successo, su un argomento molto impegnativo, che conserva la grande intensità e sofferenza per uno dei momenti più bui del novecento.

1 thought on “Il campo, una lettura scenica performativa

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