TORRE DI BERTA A SANSEPOLCRO ph.Elisa Noncentini
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Il 25 aprile il borgo toscano rivedrà il suo antico simbolo, abbattuto dai nazisti in ritirata nel 1944, grazie a CasermArcheologica e all’artista internazionale noto per le sue costruzioni monumentali partecipative in cartone.

Millecinquecentocinquanta scatole e oltre 100 persone: sono i numeri della grande opera che il 25 aprile Olivier Grossetête porterà a Sansepolcro realizzando una delle sue famose performance artistiche partecipative per ridare al piccolo borgo toscano, per un giorno, la Torre di Berta, antico simbolo della città, abbattuta nel 1944 dai nazisti. L’evento, che rientra nel progetto “Le mura raccontano”, è promosso da CasermArcheologica, con il sostegno del MIBACT, Direzione Generale Creatività Contemporanea e Rigenerazione Urbana, e in collaborazione con il Comune di Sansepolcro, Anpi e Museo delle Resistenza e il sostegno dell’Azienda Tecnicart.

Era l’alba del 31 luglio 1944 quando i nazisti in ritirata fecero saltare in aria, radendola al suolo, l’antica Torre Campanaria del paese dopo averne minato le fondamenta nella notte. Gli abitanti la ricordano come la “neve di luglio”, l’evento che ha cambiato per sempre il volto del paese lasciando solo il ricordo di chi la vide, le storie tramandate e il forte sentimento che ancora lascia aperto il dibattito sulla necessità di ricostruirla. Nasce così l’idea di CasermArcheologica di regalare ancora una volta a Sansepolcro la sua Torre nelle sue dimensioni reali coinvolgendo nel progetto l’artista francese Olivier Grossetête e il suo team.

Grossetête è uno degli artisti contemporanei oggi più conosciuti nel mondo per le sue originali costruzioni monumentali in cartone, opere distrutte, solitamente, entro 24 ore dalla loro realizzazione. Con le sue imponenti imprese partecipative, realizzate grazie all’entusiasmo del pubblico coinvolto nella costruzione e distruzione delle strutture, Grossetête esplora lo spazio urbano insieme a chi lo vive. Le performance sono una riflessione sull’architettura e sui monumenti simbolici ma anche un progetto sociale e “politico”. Invitano gli abitanti di una città a riunirsi attorno alla costruzione di un edificio identitario e temporaneo per vivere insieme un’esperienza artistica in cui ognuno assume un proprio ruolo. Realizzate in cartone e nastro, le costruzioni infatti vengono eseguite senza una gru o una macchina, solo grazie all’energia umana.

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