Debutto in prima nazionale al Teatro Verdi di Padova per Alessandro Haber e Alvia Reale con l’opera teatrale più rappresentata di Arthur Miller diretti da Leo Muscato. Una co-produzione Goldenart Production con il Teatro Stabile del Veneto e Teatro Stabile di Bolzano.
Un viaggio nel lato oscuro del sogno americano, caposaldo della letteratura internazionale di Arthur Miller, Morte di un commesso viaggiatoretorna ad animare i palcoscenici di tutta Italia in una nuova versione diretta dal pluripremiato regista teatrale di prosa e opera Leo Muscato, a partire dalla traduzione di Masolino D’Amico, e interpretata da uno straordinario cast capitanato da Alessandro Haber e Alvia Reale, che mercoledì 5 febbraio debuttano in prima nazionale sul palcoscenico del Teatro Verdi di Padova.
Dopo il debutto padovano lo spettacolo inizierà la tournée nei maggiori teatri nazionali, tra cui il teatro Eliseo a Roma dove sarà in scena dal 24 marzo al 9 aprile, e tornerà nuovamente in Veneto dal 13 al 16 febbraio al Teatro Goldoni di Venezia.
Morte di un commesso viaggiatore è la storia di un piccolo uomo e del suo sogno, più grande di lui, un viaggio nel lato oscuro del sogno americano, incarnato appieno dal protagonista, un venditore di successo ormai sul viale del tramonto, non più produttivo, non più utile e quindi condannato all’oblio. Ad interpretarlo sulla scena Alessandro Haber, che dopo essersi cimentato, giovanissimo, nel ruole di Biff il figlio del protagonista, sarà ora per la prima volta l’esausto commesso viaggiatore Willy Loman, un piccolo uomo che sogna ad occhi aperti il successo facile e veloce. Nato in un paese troppo giovane e impaziente, pur essendo senza radici vuole salire comunque nella scala sociale. Non si accorge di essere solo un commesso viaggiatore che si guadagna da vivere con la parlantina. Uno che ha allevato i figli al culto dell’apparenza finendo col farne dei falliti. Il testo mischia verità e allucinazione, si svolge contemporaneamente sulla scena, sotto gli occhi del pubblico, e nella testa del protagonista, dove gli spettatori, a differenza dagli altri personaggi, sono chiamati a entrare. Ne risulta una macchina teatrale che è rimasta appassionante e attuale, oggi come quando debuttò nell’America vittoriosa del secondo dopoguerra.
Note di Masolino D’Amico
Tracciando bilanci del secolo che si concludeva, agli inizi dell’anno 2000 la rivista Time elencò i dieci lavori teatrali più significativi del Novecento. Il primo posto assoluto toccò a I sei personaggi in cerca d’autore di Luigi Pirandello. Il secondo andò a Morte di un commesso viaggiatore di Arthur Miller: senza alcun dubbio la Grande Commedia Americana, quella che gli americani sentono come più autenticamente “loro”. Viene ripresa in continuazione in tutto il mondo, ma con Broadway ha un rapporto particolare. In una occasione particolarmente solenne, cinque o sei anni fa, il grande Mike Nichols la mise in scena riproducendo meticolosamente scene, costumi, musica e regia dell’edizione originale del 1948, con un interprete di eccezione come Philip Seymour Hoffman. Alla fine dell’ultima replica di questa produzione il pubblico come se si fosse dato un segnale non applaudì ma si alzò in piedi compatto, come davanti a un rito. Perché il Commesso colpisce così profondamente? E perché è così americano (ma allo stesso tempo, così internazionale: se ne registrano persino versioni russe e cinesi in chiave anticapitalista e anticonsumista)?
Perché è la storia di un sogno; la storia di un piccolo uomo e del suo sogno più grande di lui. Nella fiaba della farfalla e della formica, le simpatie vanno alla farfalla, benché questa venga sconfitta. E Willy Loman, sconfitto alla fine come la farfalla, non ha pazienza. E’nato in un paese giovane e impaziente, forse figlio di immigrati; non ha radici, vuole salire nella scala sociale. Sogna a occhi aperti il successo facile, veloce.
E’ un commesso viaggiatore che si guadagna da vivere con la parlantina, e ha allevato i figli al culto dell’apparenza e della superficialità; a disprezzare il cugino secchione e a puntare tutto sull’effimero; a essere attraenti, popolari, campioni sportivi. Ma ha finito per farne dei falliti, vedi soprattutto il maggiore, Biff, la luce dei suoi occhi, che però una volta questo padre deluse, distruggendo la propria immagine. Da allora il ragazzo ha perso ogni spinta e coltiva le proprie frustrazioni (è caratteristicamente americano anche questo incolpare i difetti dei genitori per giustificare le proprie sconfitte).
Sostanza a parte, è anche nella forma che il lavoro colpì ai suoi tempi per la novità, stimolando i registi (Elia Kazan, Luchino Visconti furono i primi) a trovare soluzioni per una narrazione di tipo cinematografico, con brevi scene in più luoghi e con un continuo altalenare tra presente e passato. Per dimostrare che sapeva quello che faceva, prima di comporre questo mosaico Miller scrisse un dramma dalla struttura rigorosamente classica, Erano tutti miei figli, tre atti con unità di tempo, luogo e azione. Il Commesso mischia invece verità e allucinazione, si svolge contemporaneamente sulla scena, sotto gli occhi del pubblico, e nella testa del protagonista, nella quale noi spettatori, a differenza dagli altri personaggi, siamo chiamati a entrare. Ne risulta una macchina di teatro che è rimasta appassionante e attuale oggi come ai giorni del suo debutto.
Masolino D’Amico
Alvia Reale
Alvia Reale è nata a Roma, dove ha compiuto i suoi studi diplomandosi all’ Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio D’Amico. Entra nel 1989 nella compagnia diretta da Luca Ronconi al Teatro Stabile di Torino iniziando un sodalizio che, nel corso degli anni le farà prendere parte a molti suoi spettacoli, fino a Il Panico di Rafael Spregelburd nel 2013 al Piccolo Teatro di Milano.
Per la sua interpretazione in Quer pasticciaccio brutto di via Merulana di Carlo Emilio Gadda regia di Luca Ronconi, vince il Premio Eleonora Duse 1996. È stata Donna Rosita Nubile di Federico Garcia Lorca con la regia di Cesare Lievi, Cassandra nell’Agamennone di Eschilo con la regia del M^ Roberto De Simone al Teatro Greco di Siracusa. Ha interpretato Gertrude in Amleto, diretta da Antonio Calenda.
In Ivanov di Checov diretto da Eimuntas Nekrosius per il Teatro Stabile di Roma è stata Marta Babakina. Nel 2007 ha fondato il gruppo teatrale Mitipretese, debuttando anche nella regia con
Roma ore 11 da Elio Petri, che vince il premio ETI- Gli Olimpici del Teatro come migliore spettacolo di innovazione. È stata Silia Gala ne Il giuoco delle parti di Luigi Pirandello al fianco di Umberto Orsini. Per la sua ultima interpretazione ne Il Prezzo di Arthur Miller, ha vinto il premio £Le Maschere del Teatro£ come migliore attrice non protagonista 2016.
Alessandro Haber
Alessandro Haber è nato a Bologna il 19 gennaio 1947. Fin da ragazzino il suo sogno è la recitazione, appena ventenne riesce a ottenere una parte in La Cina è vicina, pellicola di Marco Bellocchio e successivamente a lavorare con registi come i Taviani, Fellini, Bertolucci, Damiani, Maselli, Salvatores, sempre in piccole parti.
Nella sua lunga filmografia, negli anni 70 e 80 compaiono i titoli più disparati anche in ruoli secondari che gli permetterà di farsi le ossa e di raggiungere una maturità espressiva decisamente rara. Nel 1986 Pupi Avati lo sceglie per il suo Regalo di Natale e sarà la svolta.
Con Avati tornerà a recitare in Storia di ragazzi e di ragazze nel 1989 e ne La rivincita di Natale nel 2003, ma dall’86 i suoi anni diventeranno densissimi di impegni lavorando con quasi tutti i registi italiani, in particolare Mario Monicelli, Maurizio Nichetti (Palla di neve), Sergio Rubini (Prestazione straordinaria), Ermanno Olmi, Giovanni Veronesi Per amore solo per amore, Leonardo Pieraccioni, Marco Risi, Giorgio Capitani, Michele Placido, Nanni Moretti, Enzo Monteleone La vera vita di Antonio H; Francesco Nuti Willy Signori e vengo da lontano.
Nella seconda metà degli anni Novanta si misura con ruoli sempre diversi, come nei tre film di Leonardo Pieraccioni (I laureati, Il ciclone, Fuochi d’artificio), nel 2003 Il paradiso all’improvviso Mario Monicelli lo dirige in Parenti Serpenti nel 1991, Panni sporchi nel 2003 e nel suo ultimo film Le rose del deserto nel 2006.
Nel 2003, affronta la sua prima prova dietro la macchina da presa dirigendo Scacco Pazzo, trasposizione cinematografica della piece teatrale omonima di Vittorio Franceschi, messa in scena nel 1990 da Nanni Loy. Nel 2006 con Giuseppe Tornatore (La sconosciuta). Nel 2011, è diretto dal regista Ermanno Olmi nel drammatico Il villaggio di cartone, nel quale recita accanto a Michael Lonsdale e Rutger Hauer.
Il 2012 lo vede interprete di un ruolo di un affascinante pittore, ispirato a Schifani, ne L’ultima ruota del carro di Giovanni Veronesi .
Negli ultimi anni ha preso parte a vari film di registi esordienti, anche in piccoli ruoli ma di grande spessore artistico. Nel 2018 escono 5 film che lo vedono protagonista o coprotagonista, in particolare “IN VIAGGIO CON ADELE” regia del giovane Alessandro Capitani che riscuote grande personale successo di critica. Anche a teatro dal 1968 ha lavorato con i più importanti registi italiani e non, a partire da Luigi Squarzina, Mario Missiroli, Nanni Loy, Carmelo Bene, Lorenzo Salveti, Jerome Savary, Nanni Garella, Andreè Ruth Shammah, Giampiero Solari.
La sua recitazione dirompente e versatile ottiene sempre unanimi consensi di critica pubblico, ricordiamo le più recenti stagioni teatrali – dal 2014 al 2016 – dove ha interpretato “Freud” nello spettacolo “IL VISITATORE” di E.E. Schmitt, regia di Valerio Binasco con Alessio Boni e nelle stagioni teatrali 2016/2017/2018/2019 ne “IL PADRE” di Florian Zeller, regia Piero Maccarinelli.
Negli ultimi anni ha rivelato un altro grande talento anche come cantante, dimostrando di essere sempre un interprete sicuro e raffinato.Ha vinto 5 Nastri D’argento, 1 David di Donatello, Premio la Stampa Estera per il Cinema; Premio Idi e Premio Gassman in teatro.
Leo Muscato
Regista e drammaturgo, nato e cresciuto a Martina Franca (TA). Nel 1992 si trasferisce a Roma per studiare Lettere e Filosofia a La Sapienza. Durante gli anni di Università entra a far parte della compagnia di Luigi De Filippo e recita negli spettacoli Non è vero ma ci credo, Quaranta ma non li dimostra, e La lettera di Mammà.
Nel 1997 si trasferisce a Milano per studiare regia alla Scuola d’Arte Drammatica “Paolo Grassi”. In quegli anni mette in scena i suoi primi spettacoli, orientando i suoi interessi verso la drammaturgia contemporanea. Dal 2005 al 2008 è Direttore Artistico della Compagnia LeArt’-Teatro di Grottammare (AP), con la quale realizza il progetto “Ri-scritture”, tre drammaturgie originali da Cechov, Ibsen e Shakespeare. L’intero progetto totalizza oltre 500 repliche.
Nel 2007 l’Associazione Nazionale dei Critici Teatrali gli assegna il premio della critica come miglior regista di prosa.Nel 2013 l’Associazione Nazionale dei Critici Musicali gli assegna il premio Abbiati come miglior regista d’opera della stagione 2012. Nel 2016 la Fondazione Verona per l’Arena gli assegna l’International Opera Awards – Opera Star (Oscar della Lirica) come Miglior Regista. Parallelamente al lavoro di regista svolge attività di pedagogia teatrale. Conduce Master Class di recitazione e drammaturgia per attori, registi, drammaturghi e cantanti lirici. Da qualche anno è impegnato in una ricerca sulle diverse possibilità espressive dei quattro principali registri interpretativi: Tragico, Drammatico, Commedia e Comicità. Il suo lavoro è stato oggetto di Tesi di Laurea (Università di Cremona, Urbino, Chieti e Macerata, Rome Tre). Nel 2018 gira il suo primo lungometraggio, La rivincita, prodotto da Altre Storie, Rai Cinema e Apulia Film Commission.
https://www.leomuscato.com/about
Teatro Verdi | Padova
Mercoledì 5 febbraio ore 20.45
Giovedì 6 febbraio ore 16.00; ore 20.45
Venerdì 7 febbraio ore 20.45; incontro con gli artisti ore 17.00
Sabato 8 febbraio ore 20.45
Domenica 9 febbraio ore 16.00
Morte di un commesso viaggiatore
di Arthur Miller
traduzione Masolino D’Amico
con Alessandro Haber e Alvia Reale
e con Alberto Onofrietti, Michele Venitucci
con la partecipazione di Duccio Camerini nel ruolo di Charley
e con Stefano Quatrosi, Fabio Mascagni, Beniamino Zannoni, Paolo Gattini, Caterina Paolinelli, Margherita Mannino, Anna Gargano
regia Leo Muscato
scene Andrea Belli
costumi Silvia Aymonino
disegno luci Alessandro Verazzi
musiche Daniele D’Angelo
produzione Goldenart Production, Teatro Stabile del Veneto, Teatro Stabile di Bolzano
durata 2h 40’ con intervallo