Fino al 21 dicembre 2019 sarà visibile Primitive Elements, mostra personale del fotografo Francesco Bosso (Barletta, 1959), a cura di Filippo Maggia, presentata da CREVAL e realizzata in collaborazione con l’autore negli spazi della Galleria delle Stelline.
Con una selezione di oltre quaranta fotografie di medio e grande formato e un video documentario con un’intervista a Bosso, Primitive Elements
propone una sintesi della sua ricerca fotografica condotta negli ultimi
15 anni in zone del mondo ancora incontaminate, pure e primitive come
appaiono ai nostri occhi.
Il 2019 sarà ricordato come l’anno in cui il cambiamento climatico
è divenuto un’emergenza globale, registrando una serie di record
negativi il cui impatto sul pianeta ha provocato e continuerà a
provocare “fenomeni di frequenza e intensità mai visti nella storia
umana e con essi sofferenze, perdita di vite, sconvolgimento degli
ecosistemi e della ricchezza di biodiversità che sostengono la nostra
vita” (fonte WWF).
A partire da queste considerazioni, Primitive Elements
propone un percorso di conoscenza tra scenari e paesaggi naturali fatti
di ghiacciai, scogliere, oceani, isole vergini, foreste pluviali:
ritratti di una terra ideale, luogo incontaminato ormai in via di
sparizione che non siamo in grado di lasciare in eredità alle
generazioni future. La scelta delle foto in mostra vuole stimolare nel pubblico la consapevolezza,
sempre più urgente, della necessità di tutelare l’ambiente e di
promuovere con convinzione un cambiamento culturale che affondi le sue
radici nell’uso responsabile delle risorse naturali e in particolare
dell’acqua, elemento centrale del paesaggio naturale e antropico su cui
Bosso ha lavorato intensamente realizzando immagini in tutto il mondo.
Particolarmente significativi, in questo senso, gli scatti realizzati
dall’autore in ambiente Artico, dove il riscaldamento globale sta
facendo sentire i suoi effetti in modo drammatico, a testimonianza dello
stato di emergenza a cui siamo giunti.
Luca Mercalli, presidente della Società meteorologica italiana,
nel suo saggio “Un disastro silenzioso” sottolinea: “Sono sintomi di un
disastro silenzioso, di un grave malanno del clima terrestre. Il
riscaldamento globale – come previsto da decenni – ha effetti più rapidi
alle alte latitudini boreali rispetto ad altre zone, un fenomeno noto
come “amplificazione artica” […] Se l’immensa quantità di ghiaccio
presente sull’inlandsisgroenlandese fondesse, i mari del mondo
crescerebbero di circa sette metri: allora sì che tutti sarebbero
costretti a prendere atto dell’importanza di quelle remote e inospitali
regioni glaciali perché l’acqua irromperebbe nelle proprie vite tanto a
Venezia come a Manhattan!”
Fotografo di paesaggio formatosi alla
scuola americana di Kim Weston – nipote del grande maestro Edward – e
di John Sexton e Alan Ross – assistenti di Ansel Adams, uno dei padri
fondatori della fotografia paesaggistica – Francesco Bosso lavora
esclusivamente in bianco e nero, scattando su pellicola di grande
formato con banco ottico e stampando personalmente tutte le opere in
camera oscura, su carta baritata alla gelatina d’argento e con
successivo trattamento al selenio.
Da anni, Francesco Bosso è
rappresentato in Italia dalla galleria Photo & Contemporary di
Valerio Tazzetti, punto di riferimento della fotografia contemporanea.
“Fotografo
anomalo rispetto al panorama contemporaneo, esclusivo nella ricerca
personale quanto nel metodo d’indagine e indifferente ai trend che oggi
contraddistinguono l’utilizzo delle immagini,– sottolinea il curatore
della mostra, Filippo Maggia – Bosso tende a spiazzare lo spettatore
invitandolo al silenzio e alla contemplazione, ben distante dunque dalla
necessità di colpire e aggredire che accomuna molta della produzione
attuale caratterizzata da immagini che nascono per essere velocemente
consumate e immediatamente rimpiazzate da altre.”
Primitive Elements
presenterà un allestimento in cui isole di luce si alterneranno a zone
di ombra profonda, essenziale e funzionale nel voler restituire la
condizione di attesa e stupore che il fotografo ha vissuto in prima
persona e che vuole ora restituire allo spettatore, come se quei luoghi
fossero realmente di fronte a lui.
La mostra sarà accompagnata da un’esaustiva pubblicazione edita da Silvana Editoriale, che comprenderà alcuni contributi critici sul lavoro di Francesco Bosso e la riproduzione di tutte le opere esposte.