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Dal 10 al 18 settembre si terrà a Salonicco l’81esima edizione della Fiera Internazionale (TIF, sigla inglese), un’esposizione multisettoriale che propone stand che vanno dal cibo ai prodotti per il corpo, dalle Camere di Commercio alle Ambasciate, dall’artigianato ai videogiochi di ultima generazione, dagli impianti per discoteche alla musica dal vivo la sera. Un tempo l’Italia era protagonista di questa fiera, invitata un anno anche come “Paese ospite d’onore”. Adesso a rappresentare il Bel Paese c’è poco e niente. Lo stesso avviene per tutti quegli Stati che prima della crisi accorrevano numerosi per esporre i propri prodotti in questa città collocata tra Europa, Balcani e Medio Oriente.

La visitai nel 2012, quando si concluse con la pioggia e un filo di tristezza. Ogni viaggio, ogni esperienza ci cambiano, anche se col tempo le immagini sbiadiscono e restano solo ricordi sopiti. Riaffiorano, certo, quando qualcosa li richiama alla mente, ma sarebbe sempre buona abitudine annotare le sensazioni che accompagnano certi momenti. É ciò che feci nei giorni del TIF di Salonicco, quando presi parte, del tutto involontariamente, a una delle tante manifestazioni che in quei mesi faceva tremare la Grecia. Eventi di questo tipo, anche se vissuti con gli occhi di una “straniera”, restano per sempre ed è un piacere averne tenuto la memoria per iscritto, facendola diventare oggi un articolo a disposizione di tutti.

Se l’Expo del 2012 si concluse con la pioggia, lo stesso non si può dire dell’apertura, che non ebbe la stessa fresca atmosfera. Il fuoco fece da padrone all’inaugurazione della Fiera. Ed è forse il presentimento che le cose sarebbero andate così, o la paura che si ripetesse la stessa scena degli anni prima, che portò molte aziende a non recarsi a Salonicco. Il giorno dell’inaugurazione solo i coraggiosi uscirono a fare un giro per il centro: infatti, in quel giorno l’allora premier Samaras tenne un frettoloso discorso. Arrivato alle dieci da Atene, dopo mezz’ora era di nuovo in viaggio per la capitale. E non aveva tutti i torti. La sera dell’inaugurazione a Salonicco, da Kamara fino a Piazza Aristotele, le strade erano sbarrate e i poliziotti, in divisa antisommossa, controllavano l’una e l’altra sponda. I movimenti di protesta non mostravano nessun interesse a unirsi in un unico grido. Sulla via Egnatia, all’entrata della Fiera, presidiata da squadre armate, c’erano i nazisti di Alba Dorata. Vestiti rigorosamente di nero urlavano contro la polizia qualcosa contro Samaras. Più avanti, nella zona di Kamara, si capiva dai discorsi dei ragazzi imbavagliati che essi appartenevano agli anarchici. Invece, in piazza Aristotele, i sostenitori di Syriza, con bandiere rosse e bandane, stavano tranquillamente seduti dopo aver manifestato.

La città era irriconoscibile: buio, silenzio, solo qualche grido si sollevava ogni tanto. Alcuni ragazzi davano fuoco agli ostacoli di plastica messi per bloccare le strade. Altri staccavano un cestino della spazzatura e lo trasportavano da una parte all’altra. Salonicco è la seconda città della Grecia, non ha né lo spirito di rivolta né il disagio di Atene. Eppure fu evidente allora che, anche lì, in rare ma mirate occasioni, i gruppi politici sanno come farsi sentire.

Si può trarre una conclusione da questi avvenimenti che riguardarono Salonicco quattro anni fa. Anche nelle piccole cose si può constatare come il legame tra economia e politica faccia vacillare gli equilibri. La Fiera un tempo era un evento lieto. La partecipazione numerosa da parte di diversi paesi del mondo e la presenza di milioni di visitatori la rendevano un momento importante non solo da un punto di vista economico, ma anche socio-culturale. Un momento per i “grandi” per incontrare persone, conoscere nuove culture e per i più piccoli per mangiare le caramelle e correre con altri bambini. Oggi la Fiera non ricopre più quel ruolo economico che aveva differenziato la Grecia dal resto dei Balcani. Oggi non è il benessere a parlare. Al contrario. Il TIF si trasforma in uno dei tanti momenti in cui far sentire il disagio non solo dei giovani che son in prima linea, ma di una popolazione intera. Una popolazione che si sente tradita e oltraggiata da vari governi che hanno detto bugie e compiuto mosse false alle loro spalle. Chissà se un giorno la Fiera di Salonicco e la città stessa rivedranno lo splendore di un tempo. La speranza resta forte. In fondo, non dovrebbe essere difficile raggiungere quest’obiettivo per il popolo discendente diretto di Socrate, Aristotele, Platone e tanti altri che hanno dato forma al pensiero del mondo. Chissà, in quest’edizione che mi vede lontana, come andrà.

Daniela Melis

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