• Riguardo alle origini del vitigno Nasco va riconosciuto che non sono del tutto certe, di fatto però non sono poche le tesi che portano a sostenere si tratti di una delle varietà a bacca bianca più antiche della Sardegna, come sostenuto da Carlo Zucchetti. Per quanto la provenienza sia piuttosto misteriosa, secondo alcuni studiosi il Nasco sarebbe giunto sull’isola direttamente dalla Grecia portato dai navigatori Fenici, mentre altri vorrebbero sia una cultivar viticola importata dagli Antichi Romani, presso i quali era già noto e molto apprezzato per le proprietà che conferiva al vino prodotto dalle sue uve. L’ipotesi più accreditata è che il Nasco sia un ecotipo e quel che è certo è che l’uva Nasco è stata riconosciuta autoctona a tutti gli effetti.

  • Carignano e non più del 5% di Bovale sono le quote per questo uvaggio che vede la straordinaria materia prima allevata ad alberello su terreni a prevalenza sabbiosa, ricchi di argilla e calcare ed accarezzati dalla brezza marina. La fermentazione alcolica e la macerazione avvengono in acciaio, la malolattica in cemento e l’affinamento in botti di rovere francese per ben un anno.