Gengis Khan
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Così come la vita, fonte continua di imprevedibili casi del destino, così pure la morte ci sorprende in situazioni particolari tanto da rasentare talvolta il ridicolo. L’argomento desta tanta curiosità che da una quindicina d’anni esiste un premio: il Darwin Award, assegnato da un sito alla morte più stupida. In questo sito vengono catalogate tutte le morti accidentali anno per anno e selezionate quelle che spiccano in originalità ed assurdità. La morte è, infatti, una di quelle incontrollabili entità della vita che non si possono evitare, né decidere (sempre che non si parli di suicidio). Quando arriva nessuno può opporsi né scegliere “di che morte morire”, neanche le menti più illuminate. Assistiamo nella storia, infatti, a morti di personaggi illustri che, con una fine sciaguratamente assurda, hanno macchiato irrimediabilmente la loro immortalità storica, tanto da venir ricordati non solo per le loro opere o per quello che rappresentavano, ma anche per la loro singolare fine.

La lista parte dall’antichità, con Eschilo, la cui morte, narra la leggenda, fu provocata da un’aquila che, scambiando la sua testa calva per una pietra, ci lasciò cadere una tartaruga nel tentativo di romperla, ma si ruppe solo la testa del povero drammaturgo greco, mentre la tartaruga rimase illesa.

Sulla morte di Gengis Khan invece ancora si dibatte. Alcuni sostengono che morì a causa delle ferite riportate in una battaglia, altri in uno scontro a causa del rapimento di una principessa dei Tanguti che gli era stata consegnata come bottino di guerra. Altri ancora dicono sottovoce che in realtà morì perché la principessina, non volendo donare la sua virtù impunemente, decise di nascondersi una tagliola nella vagina ed inferse diverse ferite al temutissimo condottiero mongolo che la voleva profanare, fino a farlo morire dissanguato.

Molto curiosa anche la morte di Federico I del Sacro Romano Impero, detto Barbarossa che, dopo aver superato il deserto senz’acqua, non credette ai suoi occhi quando vide il fiume Göksu in Turchia e vi ci buttò. Peccato che avesse ancora l’armatura addosso e che, nonostante l’acqua fosse molto bassa, fu trascinato dalle correnti e annegò fra i flutti del fiume, imprigionato da quella pesante ferraglia. Cosa dire allora del terribile Attila, il “flagello di Dio” che tanto si era dato da fare nella vita per disseminare terrore e distruzione nel suo cammino, che morì la notte del suo ultimo matrimonio in ordine di tempo. Si ubriacò così tanto da non accorgersi di perdere sangue dal naso copiosamente fino a finirne soffocato. Che sia stata una punizione divina vista la sua sete continua di sangue?

Proseguendo nel tempo non si può non menzionare la morte di Francis Bacon (Francesco Bacone), grande filosofo e scienziato del sedicesimo secolo, che, per verificare degli esperimenti sulla resistenza e conservazione dei corpi morti, dopo una nevicata, decise di riempire un pollo d’acqua per farlo congelare. Purtroppo anche lo scienziato si congelò, perché prese una brutta polmonite e morì.

Anche la morte di Giovanni Battista Lulli, compositore italiano del diciassettesimo secolo, fu causata dalla troppa passione per la propria attività. Egli fu preso da tanta eccitazione e veemenza durante delle prove di una nuova composizione che si conficcò la bacchetta usata per dirigere l’orchestra nel dito di un piede. Non volendo estrarre la bacchetta per il rifiuto di farsi amputare il dito, finì che gli andò in cancrena prima il piede e poi la gamba, i quali ancora una volta rifiutò di farsi tagliare, e fu così che piano piano l’infezione arrivò dappertutto, causandogli la morte.

Spostandoci in tempi più recenti non si può non citare Jack Daniel, il padre di uno dei whisky più amati al mondo. Quando era giovine, furente per aver dimenticato la combinazione della cassaforte dove aveva riposto tutti i guadagni, la prese a calci procurandosi una ferita. Ma non finì qui, perché la stessa fu causa di un’infezione che, dopo ben sei anni, gli procurò la morte per tossiemia. O ancora lo scrittore americano Sherwood Anderson che, recandosi a bordo di una nave a Panama per una conferenza ebbe un problema con lo stuzzicadenti di una tartina che gli era stata gentilmente servita a coperta dal personale di bordo e che, in qualche modo, determinò la sua morte. Non si capisce come, forse la ingurgitò per sbaglio, probabilmente non la vide, nessuno lo saprà mai, quel che è certo è che morì ad opera di uno stecchino.

Fine singolare fece anche il famoso architetto spagnolo Antoni Gaudí, che lavorava instancabilmente alla sua “Cattedrale dei poveri”: la Sagrada Familia. Ancor prima di vederla finita, egli fu investito da un tram e, scambiato a causa degli abiti e del suo aspetto trasandato per un povero vagabondo, fu portato in un ospizio per mendicanti. Alla fine venne identificato dal cappellano della Sagrada Familia, ma comunque morì.

Sempre recente anche la storia di Steve Irwin, il famoso naturalista australiano meglio conosciuto come Crocodile Hunter, che passò i suoi giorni in intimo contatto con la natura ed in situazioni anche di grave pericolo con coccodrilli e serpenti, finché un giorno, durante un’immersione subacquea per la realizzazione di un documentario, nuotò troppo basso e sfiorò accidentalmente una grossa razza che, sentendosi in pericolo, lo colpì con la sua terribile coda acuminata. A quanto pare fu lui stesso a togliersela proprio prima di perdere conoscenza, in quell’ultimo frangente in cui avrà pensato a quanto fosse ingiusta la vita a proporgli una fine del genere.

Questa lista di personaggi illustri che hanno fatto una fine stupida rende palese un aspetto fondamentale della morte e cioè la sua umanità. La morte rappresenta, in questo senso, ciò che ci rende tutti uguali e “mortali”. Di fronte alla morte, in qualsiasi forma essa si palesi, nessuno può nulla. Sia che si tratti di sconosciuti sia di persone rimaste nella storia. É possibile che questa oscura ombra che ci corre dietro, accompagnata dalla sua terribile falce, si diverta a farci degli scherzi, i classici scherzi del destino, tirando a sorte dal suo sacchetto magico. La morte burlona che bussa alla porta col suo feroce sarcasmo induce ad un pensiero del suo stesso concetto, dissacrato e privato del timore che ne abbiamo solitamente, risolvendo tutto con una amara risata.

1 thought on “Ridicole dipartite…

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