di Annibale Discepolo
Metti, una sera in Irpinia, in uno dei maggiori e noti areali di un grande e celebrato vitigno autoctono, venerdì 8 agosto, un <Calici di Stelle> 2025 in un originale turbillon di colori che il caso ha voluto mettere insieme, complici suggestioni ed emozioni. A fare gli onori di casa sarà ovviamente il colore rosso, e ci mancherebbe, visto che il palcoscenico sarà Taurasi, culla dell’aglianico. Un colore che, visto l’argomento divino, invita ad una riflessione comunque leggera nel segno della convivialità in una location intrigante: il palazzo Marchionale che fu una delle dimore preferite da Carlo Gesualdo, il principe dei madrigalisti. E qui scendono in campo arte e bellezza. Ma ci sono anche gli altri colori in questa tavolozza di inevitabile grande seduzione, non solo degustativa: il verde, quello dell’Irpinia, il rosso, appunto, in due altissimi contenuti vitivinicoli e le sfumature delle nuances di due grandi vini: il Taurasi che gioca in casa e la grande guest, ovvero il Brunello di Montalcino. E poi c’è il terzo, benedetto dal MTV che ha organizzato l’atteso evento, ovvero il rosa, visto che a parlare di vino saranno quattro note donne di questo mondo suadente cosmo e tutte molto note: la presidente regionale di Movimento Turismo del Vino, Maria Paola Sorrentino e che ha organizzato l’evento, la nazionale dell’associazione, Violante Gardini Cinelli Colombini, Teresa Bruno, al vertice del Consorzio Tutela Vini d’Irpinia e Maria Manuela Russo, Referente Slow Wine Coalition. Il rosso & dintorni approderà poi in un altro gustoso ambito collegato attraverso una masterclass sul tema Pizza-Vino – affiancata da una degustazione specifica con i vini dell’MTV Campania col supporto di Ais Campania, rappresentata da Pietro Iadicicco, tema di cui parlerà e successivamente pure impasterà, Antonio Pace, presidente Associazione Verace Pizza Napoletana, affiancato da un ottimo interprete e maestro dell’arte bianca, Giovanni Grimaldi che vedremo all’opera.

Ma proviamo a verificare lo stato dell’arte del vino oggi, soprattutto alla luce di certi avvenimenti che tutti conosciamo e che diventano contingenze e di cui è interessato lo Stivale, dal Piemonte a Sicilia e Sardegna. Lo facciamo con una delle maggiori protagoniste del cosmo vitivinicolo italiano ed internazionale, Violante Gardini Cinelli Colombini, figlia d’arte che porta avanti una tradizione di famiglia, prodotto di più generazioni, lei curriculum professionale inappuntabile (laurea in Economia aziendale all’Università di Firenze; master OIV, presidente Toscana dei giovani del Lions Club, per quattro anni ( 2019-2023) ai vertici di presidente Agivi (Associazione Giovani Imprenditori Vitivinicoli Italiani del gruppo Unione Italiana Vini) ed una escalation di incarichi in MTV dal 2013 (prima nomina a presidente della delegazione Toscana, al 2019 e ancora dal 2023 con il quarto mandato attualmente in corso. Insomma, un’esperienza granitica, nonostante la giovane età.

Intanto facciamo un po’ di storia farcita di aneddotica. Manager, moglie e mamma di Lorenzo, due anni: a parte l’indubbia a collaborazione di suo marito Enrico, come fa a conciliare un tonneau di impegni che sembrano lo specchio, sicuramente solo in parte di felicità e successo?
Diciamo che come per il vino, serve impegno, sacrificio ed anche un po’ di fortuna, quest’ultima derivante dall’avere e dall’essere una famiglia molto unita nel senso che i nonni ed i genitori hanno sempre avuto la passione del vino che era ed è la vita. Non c’è una distanza tra la nostra vita e il vino; da bambina mi piacevano le Barbie con le quali giocavo tra i cartoni del punto vendita dell’azienda; un gioco infantile ma anche naturale, un blend di innocenza e segno premonitore di un futuro in pratica già scritto, visto che al momento seguo il marketing , E poi, cosa nient’affatto secondaria, la comprensione e la fattiva collaborazione di un marito che mi ha consentito di far camminare insieme il ruolo di mamma e la passione per il vino. E naturalmente quel pizzico di fortuna che ti spiana la strada, diventa complice del tutto va bene.
Più che donne in cerca di guai, alla Zucchero, per intenderci, siete quelle donne che oramai, e i numeri ampiamente lo certificano, avete dato l’assalto al potere maschile anche nella conduzione di aziende vitivinicole. Tutto nasce da una rivoluzione silenziosa, ma decisamente vincente orchestrata da sua madre Donatella, allorchè all’inizio della vostra avventura, ereditando da sua madre, ovvero da sua nonna, del Brunello in botte, si rivolse alla Scuola Enologica di Siena per chiedere un enologo: e che accadde?
Lo racconta una delle nostre aziende, che per l’accaduto, battezzammo appunto Casato prime donne. Chiedemmo un cantiniere, ma la scuola ci rispose che potevamo contare solo su donne. Fu un invito che subito accogliemmo e tra i nove curricula inviatici, scegliemmo Barbara Magnani ancora oggi al nostro fianco nel segno di una nostra filosofia iniziale che continua oggi attraverso un messaggio distintivo, non solo quello di centrare l’obiettivo di produrre un Brunello di alta qualità, ma in grado di differenziarsi e la sensibilità, la passione ed il resto del bagaglio femminile, lo certifica ampiamente con tante donne oggi al vertice di aziende, fenomeno che si registra e con successo, anche nella vostra Campania.

Aziende in rosa, d’accordo, con i muscoli forti accantonati e con l’intraprendenza e soprattutto la competenza, utili a gestire: ma come? enoturisti. Nel 1993 sua madre calò quello che sarebbe diventato un jolly: fondò MTV, convincendo 100 colleghi toscani ad aprire contemporaneamente le loro strutture, fatto inconsueto per i tempi dell’epoca. Insomma scrisse un manuale per migliorare l’accoglienza nei confronti degli enoturisti Nacque così Cantine Aperte: in 40 vendemmie, cosa è cambiato?
Tante cose; prima c’era l’esigenza di portare la gente nelle cantine, oggi sempre aperte ed è quindi quasi naturale visitarle, rispetto a prima dove questa possibilità non c’era. Ed oggi sta alle cantine la dignità di creare esperienze che siano diverse, innovative per far scoprire al turista italiano e straniero quello che possediamo in termini di terroir. Non bisogna rivolgersi solo agli esperti, ma alle famiglie a chi cerca benessere.
Il destination management può essere la chiave di volta del futuro per il mondo del vino, nella fattispecie quello del sud che obiettivamente in ritardo rispetto alla sua Toscana, anche perché, così com’è accaduto tra Italia e Francia, anche noi in Campania siamo partiti dopo?
Certo che sì. Ad inizio anno, abbiamo fatto una ricerca con Ceseo di Monza ed è emerso del modo diverso di fare turismo: in Toscana e in Umbria si è puntato sul paesaggio, rispetto al fronte sud dove è il calore della gente, insieme a fare da collante e coinvolgimento. E “Cantine Aperte in Vendemmia” diventa festa in cui coinvolgere turisti, complice il fortissimo abbinamento con l’enogastronomia.

Guerra dei dazi: altro che malolattica quella di Trump, altro che vini più morbidi; la complessità aromatica diventa inevitabilmente complessità di aumento prezzi, anche se qualcuno dice che in fondo chi beve vini di alta gamma, ai ritocchi non bada. Che ne pensa?
Nessuno, purtroppo, seppur al momento, è immune. E’ scontato che noi si è puntato ad avere una riduzione attraverso un mix di trattative di diplomazia e politica economica, certo è che nessuno si aspettava di avere un aumento tale. Io non direi che è fatta: aspettiamo, crediamoci, ma la cosa fondamentale dal punto di vista dell’enoturismo è che l’ospite americano e quelli di altri paesi stranieri che vengono in Italia, abbiano la possibilità di spendere, convinti dalla ricchezza dell’offerta delle nostre cantine, anche medie e piccole, non solo in termini di qualità dei vini proposti, ma anche e soprattutto sotto il profilo che è un grande valore aggiunto.


A proposito di territori, e di questo incontro Taurasi-Brunello di Montalcino, che si aspetta e cosa pensa dell’Irpinia e della Campania vitivinicola? D’altronde qui con Maria Paola Sorrentino, sua omologa regionale, abbiamo anche una tra le più interessanti sfaccettature enologiche data dai vini del terroir vesuviano, oltre al patrimonio storico-culturale.
Conosco questo terroir e ritengo possieda vini di grande spessore, simboli della sua valenza enologica e pure culturale, due componenti che camminano a braccetto. Non vorrei comunque paragonarli al Brunello; a casa è raro che beviamo i nostri vini, bensì quelli di tutta l’Italia e spesso mi capita di bere i vostri. Quello di domani (il riferimento è all’evento dell’8 agosto ndr), non è un viaggio legato al Brunello protagonista, io sarò a parlare del movimento e dell’abbinamento pizza. C’è volontà di far vedere a chi visita i nostri eventi che ci sono tante altre cose che vanno abbinate al vino per rendere più interessanti i nostri esempi ed attrarre così anche l’attenzione ed il coinvolgimento dei più giovani. Per gli stranieri il vino italiano e la pizza di alta qualità costituisce un abbinamento attraente e intrigante che ho personalmente testato e ciò grazie all’alta professionalità di interpreti come alcuni di AVPM che si esibiranno domani; differenze che si possono sicuramente trasmettere ai più giovani. Tornando ai vini, il Taurasi è tra i grandissimi vini italiani che rispecchia un territorio molto identificativo e non toglierei nulla al resto della Campania che ha delle eccellenze e quindi tantissime chanches per farsi conoscere cavalcando il turismo. I problemi che potrebbe avere un vino importante come il Taurasi, li hanno anche Amarone, Barolo, Brunello: siamo, restiamo e dobbiamo essere e rimanere tutti insieme per risolvere problematiche e pianificare il futuro. Bisognerebbe imparare da esempi come l’Etna e sfruttare tutte le carte del mazzo: la vera forza di un territorio sono certo le le eccellenze ma è soprattutto saper far squadra, abbattendo pregiudizi antichi e moderni.











