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di Laura Zimbardo

Camminare per Palermo è intraprendere un viaggio nel viaggio, Palermo non si visita ma si scopre lentamente, angolo dopo angolo, nel suo essere dolce e selvaggia, splendida e crudele.
“Palermo è la storia della Sicilia, tutte le viltà e tutti gli eroismi, le disperazioni, i furori, le sconfitte, le ribellioni. Palermo è la Spagna, i Mori, gli Svevi, gli Arabi, i Normanni, gli Angioini, non c’è altro luogo che sia Sicilia come Palermo” (Giuseppe Fava – I siciliani, Giugno 1983).

ZIZ “fiore”, così la chiamarono i Fenici quando sbarcarono nel suo porto naturale. Successivamente fu chiamata Panormus dai Romani (dal greco “tutto porto”). Palermo fu dominata da 13 popoli diversi e di questi popoli conserva tutt’oggi le innumerevoli bellezze dal punto di vista paesaggistico, storico, monumentale, folcloristico e perché no, gastronomico!
Difficile racchiudere in poche parole una città dai mille volti come Palermo, città culla di arte e cultura, nata dalla commistione di diverse tradizioni e stili architettonici. Per conoscerla a fondo e amarla abbastanza, è bene decidere prima quale “viaggio nel passato” si vuole intraprendere e poi iniziare a percorrere, di volta in volta, i tanti itinerari suggeriti, passeggiando tra i vicoli e le strade, alla scoperta di veri gioielli di arte e cultura.
Non è facile dire quanti giorni occorrano per visitarla, ma il consiglio è viverla con calma, guardandosi intorno, intervallando il cammino con soste negli splendidi giardini pubblici oppure in riva al mare gustando un’ottima granita.

Quello che si vuole proporre qui è un viaggio insolito a Palermo, un itinerario diverso da quelli indicati sulle guide turistiche, più ricercato, in un periodo storico aureo quando Palermo fu bella come non mai.

Immaginiamo di fare un tuffo nel passato e ritornare in quello scorcio di secolo a cavallo tra ‘800 e ‘900, in cui la città all’apice del suo splendore, gareggiava per arte e magnificenza con le più importanti città d’Europa. Con questa passeggiata virtuale, andremo alla scoperta di una Palermo dell’Ottocento, che recava in sé la speranza di un futuro prospero, di una innovazione tecnologica, di una evoluzione sociale e culturale, una Palermo desiderosa di farsi notare pure da un punto di vista artistico. Qui come nel resto d’Europa si sviluppò lo stile architettonico Liberty, modernismo, Art nouveau o Stile floreale per la preferenza che gli artisti avevano per l’uso dei motivi tratti dal mondo floreale appunto. Ma è a Palermo che trovò terreno fertile crescendo di nuova linfa vitale, e ricorrendo a quel tratto sinuoso che, più che mai in Sicilia, richiamò l’arabesco e l’esotismo.
Tra tutte le città italiane interessate dal fenomeno, il capoluogo siciliano infatti è quello che maggiormente ne conserva le testimonianze, evidenziando la nascita di uno stile innovativo, scaturito da un’elaborazione autonoma e soggettiva. Pitture e decorazioni sono le protagoniste in edifici che hanno saputo interpretare il gusto e la tradizione mediterranea, legate all’evoluzione modernista di figure ricche di contaminazioni e di effetti naturalistici.
Ancora oggi chi giunge a Palermo potrà sentire gli echi di quella città che, tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, aveva scelto il modernismo, l’Art-nouveau, per realizzare opere che mostrassero la ricchezza e il prestigio di una borghesia imprenditoriale in ascesa come quella dei Florio.

Riferendosi al Liberty siciliano, l’architetto Paolo Portoghesi scrive: “Fu, nello stesso tempo arte raffinata e d’élite e arte popolare nel senso migliore della parola, arte capace di essere assorbita rapidamente dalla cultura artigiana e riproposta in modo creativo a contatto con le diverse eredità storiche. Il Liberty siciliano è la dimostrazione più evidente di questa duplicità”. Un Liberty d’élite che a Palermo si arrampica sui palazzi nobiliari e diviene luce “di tutti’’ quando lampade tonde e fiorite illuminano gli antichi caffè. Il fenomeno della diffusione capillare del Liberty, anche a livello popolare e anonimo, è testimoniato girando ad esempio tra le bancarelle del Capo (famoso popolare mercato di Palermo) dal pannello in mosaico di un panificio in cui immagini femminili vengono rappresentate con la semplice dignità di mattonelle luccicanti di spighe di grano in maiolica gialla e blu.

Iniziamo questo viaggio nel Liberty palermitano passeggiando per il centro della città, lungo l’asse dello splendido viale alberato, Via della Libertà, l’arteria tardo-ottocentesca dove secondo un cronista dell’epoca “dopo ogni pranzo, sia di estate o d’inverno, sfilano nei loro eleganti equipaggi le dame e le fanciulle delle due aristocrazie del blasone e del denaro”.
Questo viale è simbolo di storia, eleganza e moda ma allo stesso tempo, triste testimone di una politica scellerata che a partire dagli anni cinquanta, dietro spinte speculative, distrusse esemplari di ville e palazzi di grande rilievo. Tuttavia è possibile scovare ancora preziosissime sopravvivenze Liberty, in cui bellezza e splendore di un tempo si fanno prepotentemente spazio.
Nel momento in cui alziamo lo sguardo, si manifestano in tutta la loro magnificenza palazzi dalle splendide decorazioni liberty che come vere piante in germoglio si arrampicano sui cornicioni e sulle pareti. Infatti sono soprattutto fiori e foglie a comporre gli inserti decorativi in vetro o in ceramica che arricchiscono gli edifici. E’ qui che l’Art Nouveau diventa architettura stile Liberty e in questa zona le testimonianze sono innumerevoli, citiamo alcuni esempi: Casa Li Vigni, in via Juvaro, in cui sul portone si intrecciano spighe oppure la decorazione floreale espressa nel ferro battuto dei balconi di casa Gregorietti in Via Garzilli. Sempre in Via Garzilli si incontrano il portone intagliato e il cornicione fiorito di Palazzo Paladino e il portone decorato da inserti in ferro battuto di casa di Pisa. E ancora Palazzo Dato in Via XX Settembre, colpisce per il suo cromatismo rosso e giallo, mentre in Via XII Gennaio il prospetto di Palazzo Failla è tutto un fluire di linee intrecciate. A pochi metri, in Via Siracusa, troviamo invece la casa di Ernesto Basile, architetto palermitano esponente di maggior rilievo del Liberty in Italia: il Villino Ida.

Motivi decorativi con le iniziali del Basile
Motivi decorativi con le iniziali del Basile

Soffermiamoci un attimo, osserviamo la dimora del Basile. La costruzione è semplice, arricchita da maioliche colorate gialle e blu che richiamano fortemente il Mediterraneo e da ornamenti in ferro battuto. Sul frontale del portone compaiono, con motivi decorativi e grafici, le iniziali del Basile. Ci incuriosisce poi la criptica frase incastonata all’ingresso, sul coronamento del portone: “dispar et unum”: “dispari e pari”. Richiamo all’armonia come giusto equilibrio di «forma e materia», «numeri e cose», «soggetti e oggetti». Se ci pensiamo bene, tutto ciò è quello che esprime e comunica in sé lo stile Liberty nella sua massima espressione. A differenza degli altri edifici che sono di proprietà privata, Villino Ida oggi appartiene alla Regione Siciliana. Entriamo quindi. La casa ci appare subito accogliente e familiare, i mobili lineari della stanza da pranzo trasmettono serenità e il giardino con i suoi profumi, l’odore di zagara, la frescura e i silenzi, sembra farci immergere in uno di quei meraviglioso dipinti floreali.
Il Liberty siciliano è stato definito “un po’ moresco”: un groviglio di vegetazioni ed allegorie e di ricordi cristologici come il melograno. Una “botanica carnale” fatta di rampicanti, agrumi e grappoli d’uva che si avviluppano in un intrico decorativo ispirato alla natura: animali, frutta, fiori, stilizzati e non. La flessibilità degli intrecci di fiori, foglie, trionfi di rami, frutti, tralci e viticci disegnano lo stile, gli specchi rimandano all’infinito “creature danzanti” moltiplicando spazi e suggestioni.

L’avvio della stagione liberty palermitana lo diede Giovanni Battista Filippo Basile (Palermo, 1825 – Palermo, 1891) padre dell’architetto Ernesto Basile che lo riteneva “artista liberissimo e iniziatore di uno stile libero”. I suoi attenti studi botanico-naturalistici rivivono nelle ceramiche fiorite: blu, rosa, gialle e nelle sagome stilizzate degli uccelli sulle vetrate: richiami al mondo animale, al risveglio, al trionfo della vita: di ciò i due alberghi sono un monumentale omaggio. L’accoppiamento donna-fiore inoltre, è un classico siciliano: volti di donna in un leggiadro svolazzare di fiori e nastri.

Nel 1889 G.B.F. Basile progettò Villa Favaloro in Piazza Virgilio (angolo via Dante) che racchiude in sé le caratteristiche dell’Art nouveau: una linea curva e sinuosa che costruisce e decora nello stesso tempo, forme nuove che non escludono però una riflessione sull’arte del passato, l’armonia tra la struttura e l’ornamento. Ernesto Basile arricchì maggiormente l’opera del padre progettando, anni dopo, una torre che amplia la costruzione, coronata da una decorazione di foglie di viti e grappoli d’uva stilizzati. Siamo in pieno clima floreale.
Proseguendo il nostro viaggio nel Liberty, percorriamo la via Dante, visitiamo Villa Whitaker antica residenza della ricca famiglia inglese Whitaker. La villa è circondata da uno splendido spazio verde con alberi secolari, piante esotiche e tipiche del Mediterraneo. All’interno tutto è rimasto come allora, dagli arredamenti ai ricchissimi e particolari suppellettili provenienti da tutto il mondo. Pensate che vi è ancora uno spartito aperto sullo splendido pianoforte: pare di sentirla ancora la musica che veniva suonata….

Imboccando una traversa di via Dante ci troviamo di fronte ad una costruzione fiabesca: è il Villino Florio, una delle espressioni più felici del Liberty a Palermo. Fu commissionato dai Florio nel 1899 all’architetto Ernesto Basile. E’ un vero gioiello di architettura, immerso nel verde e chiuso da un sontuoso cancello in ferro battuto ed ha accolto i migliori esponenti del mondo culturale, economico e nobiliare dell’epoca. E in questo scenografico edificio, tutto scale, torrette, archi e avancorpi, Basile mostra il suo amore per la cultura gotica e rinascimentale siciliana ma anche un sincero adeguamento alla corrente del modernismo. Gli interni, purtroppo distrutti nel 1962 da un incendio, avevano carte da parati preziosissime, mobili, lampade e scaloni disegnati da Basile e realizzati dalla ditta Golia-Ducrot, uno dei connubi più proficui delle arti applicate del periodo. Oggi il Villino è stato accuratamente restaurato ed è sede di uffici della Regione Siciliana.
Gli stabilimenti delle Officine Ducrot ora sono sede dei Cantieri Culturali alla Zisa e ospitano, all’interno degli antichi capannoni restaurati, mostre di arte contemporanea, spettacoli di danza e teatro, convegni e manifestazioni culturali.

Spostandoci dal centro storico di Palermo, ci dirigiamo verso la zona della città che si affaccia sul mare.
Visitiamo quella che forse rappresenta al meglio l’arte Liberty nel capoluogo siciliano. Stiamo parlando di Villa Igiea, dapprima una clinica di lusso (Igiea dal nome della dea della salute) oggi un importante hotel. Questa splendida villa nel cuore del Mediterraneo nasce per volere della famiglia Florio e il progetto fu affidato ad Ernesto Basile, al mobiliere Ducrot ed al pittore Ettore de Maria Von Bergler. I tre lavorarono per creare il sontuoso albergo che divenne un capolavoro di architettura Liberty. Persino Oscar Wilde, con la sua “Idea del Bello” li influenzò durante l’esecuzione degli affreschi. La villa presenta ancora gli originali arredi liberty, realizzati dallo stesso Basile nel 1898. La cosiddetta “Sala Basile”, è magnificamente decorata con splendidi affreschi del pittore E. De Maria dove figure femminili danzano tra le porte ornate di iris, festoni grondanti rose e rami di melograni. Palme, arance, limoni, faticano a restare fuori dalle grandi vetrate che si affacciano sul giardino e sul promontorio e poi sul mare, da dove si intravede il porto.

Il nostro viaggio nella Palermo Liberty vorrebbe non finire più. Tantissime le testimonianze architettoniche ancora da citare e descrivere. Tempo e spazio qui non basterebbero, tuttavia neanche la miglior penna renderebbe gloria all’armonia dei colori e delle forme, alla sinuosità delle linee e alla preziosità dei decori di questo stile che tanto splendidamente si intreccia in una città intrisa di mediterraneo. L’invito è quindi adesso quello di abbandonare questo viaggio virtuale per intraprendere quello vero alla scoperta di Palermo e non solo Liberty!

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