La Quadratura del Cerchio, oggi evoluta in Cipresso 43 e che con l’edizione del 2017 di viaggi ne ha compiuti ben 20, inscrive nel suo perimetro non una semplice area vitivinicola con una tessitura che sa di geografia, geologia, altitudine, latitudine, orografia e clima, ma un tratto orbitale contenente misticismo e teologia, la teologia operosa e creativa di un nuovo punto di partenza per il pensiero enologico: il terroir diffuso, conditio sine qua non per ottenere il Vino d’Autore, unico, irripetibile.
L’Estasi in Ascesa Moscato di Trani del 2018 ondeggia nel calice come velluto liquido dal biondo dorato, lasciando tracce di buona densità. I suoi profumi ammalianti danno aspettativa di dolcezza nelle sue note di uva spina e fiori di arancio, albicocca matura, mela champagne e guayaba con rintocchi di salvia essiccata ed una scia finale di crema pasticcera, ma al palato giunge da subito il disinganno: una tensione sapida che primeggia sulla freschezza, quest’ultima a rendere succoso il sorso, avviluppate in voluttuosa rotondità.
Le viti di Pinot Grigio si trovano su terreni marnoso-arenacei, la tipica ponca per intenderci, posti ad un’altitudine media di 300 metri, guardano al Mar Adriatico e trovano alle loro spalle la protezione dei rilievi prealpini, condizioni queste che assieme al clima fresco e piovoso sono caratterizzanti per questo terroir.
La piccola cittadina di Tiràn, così si scrive in dialetto valtellinese, conta quasi 9 mila anime oggigiorno e fu abitata già nella preistoria, come testimoniano i pugnali del XVIII secolo a.C., le incisioni rupestri e la stele dell’Età del Rame esposta presso l’Antiquarium Tellino. Dapprima vi furono gli Etruschi ed i Celti poi, in Età Imperiale, furono gli Antichi Romani a stanziarvisi, dando origine al nucleo abitativo presso il pendio di Roncaiola e quindi assegnarle il nome: l’etimo sembra derivi da inter amnes, ossia tra i fiumi, ed in effetti Tirano si trova proprio tra l’Adda e il Poschiavino
Coltura biologica, cultura del vino è il core value dell’azienda vinicola Corte d’Aibo, nata nel 1989 grazie alla passione di Antonio Capelli e Mario Pirondini. L’azienda, consistente in 35 ettari, si trova proprio nel cuore del Parco Regionale dell’Abbazia di Monteveglio e vanta un paesaggio di intatta armonia tra caseggiati dal tipico rosso bolognese, distese di grano e vigneti a perdita d’occhio.
Pur fondata nel 2004 la Cantina Rizzo è sinonimo di viticultura cilentana e parte integrante del paesaggio felittese in quanto le vigne impiantate da lunghissimo tempo accompagnano da sempre la vista del visitatore che desidera raggiungere il rio Calore e le sue gole lungo i percorsi boschivi oppure in canoa
La Bottaia è fatta da Aglianico in purezza proveniente da terreni collinari tra i 450 ed i 600 metri sul livello del mare, le cui viti sono impiantate in terreni di origine vulcanica e di matrice tufaceo-argillosa e vengono allevate a Guyot
Il Satyricon è un vino che per quanto sia degno di ogni lode non si spiega ma si beve, come probabilmente direbbe il suo autore tagliando corto, e si contempla bevendo e ridendo con gli amici, magari ascoltando che coss’è l’amor di Capossela, canzone mai troppo scontata davanti a dei fumanti fusilli avellinese col ragù misto nel tegamino.
Il migliaccio napoletano è una torta davvero ricca che nel suo impasto ricorda molto il ripieno della sfogliatella, ecco perché in alcune zone della regione viene detto sfogliata, mentre il gusto ed il profumo che sprigiona ricordano molto la pastiera, insomma una maniera golosa per salutare la rigidità dell’inverno e sentirsi più vicini alla Santa Pasqua
Il Teratis rosso è frutto di un blend di Merlot all’80% e di Cabernet Sauvignon allevati a cordone speronato su terrazzamenti alle pendici del Monte Orfano i cui suoli sono di origine calcarea con una matrice quarzosa-arenitica in parte argillosa
Il Moscato di Trani è tra i vini più rinomati di Puglia già dal Medioevo, apprezzato tanto dai commercianti veneziani che dai nobili e regnanti del Regno delle Due Sicilie; definito nel ‘500 “tanto eccellente ch’è cosa molto delicata da gustare” da Fra’ Leandro Alberti nel suo “Descrittione di tutta l’Italia” il vino otterrà la Denominazione di Origine Controllata nel 1974 e Franco Di Filippo, vignaiolo scrupoloso della vecchia guardia, ne è fedele interprete.
Lunarossa Vini e Passione si distingue per una condotta agronomica biologica, per quanto non certificata, e per un grande appeal artigianale conferito ai vini durante tutte le fasi.
L’Humus Curtimenta 2017 potrebbe rientrare nel disciplinare della denominazione di origine Óbidos, ma volutamente Rodrigo preferisce restare in quella dei vinhos regionais de Lisboa, fino al 2009 denominati vinhos regionais de Estremadura; per questo vino bianco la fermentazione si innesca spontaneamente in un range di 5 o 6 giorni in botti usate, per macerare sulle bucce per ben tre mesi, senza trattamenti né filtraggi di alcun genere. Un vino davvero molto creativo se si pensa che, oltre ad essere un blend di Arinto, detta anche Pederna, e Sauvignon Blanc, vede l’aggiunta di Touriga Nacional appena pressata e dunque vinificata in bianco.