Share

Tra le nuove preferenze dei turisti che scelgono di visitare l’Italia si sta delineando un fenomeno che cattura l’attenzione degli esperti del settore: il cosiddetto “turismo religioso”. Molti conventi, abbazie e monasteri italiani stanno aprendo le loro porte ai turisti che decidono di soggiornare in Italia scegliendo una formula caratterizzata dall’economicità e dalla ricerca della pace.
Si tratta di luoghi affascinanti ed immersi nella natura che consentono di staccare dalla routine frenetica di ogni giorno ed anche di risparmiare rispetto ai canoni dell’ospitalità istituzionale.

Nessun lusso caratterizza i monasteri e i conventi in questione, ma semplicità e sobrietà negli arredi e soprattutto uno stile di vita genuino, spesso scandito dagli orari della quotidianità monastica, che garantisce il riposo e la pace.
Tra gli appassionati di questo nuovo modo di intendere la vacanza ci sono soprattutto i turisti stranieri ed in particolare quelli provenienti dagli Stati Uniti, dal Canada, dall’Inghilterra, dall’Australia e dalla Scandinavia. Si tratta in particolar modo di persone anziane, anche se tra loro non è raro imbattersi in qualche giovane coppia.
Su internet esistono alcuni portali tematici che riuniscono tutti i monasteri d’Italia e consentono di effettuare la prenotazione comodamente da casa. Tra i più cliccati segnaliamo www.hospites.it, promosso dall’Ufficio nazionale Cei per la Pastorale, e www.monasterystays.com nato dall’iniziativa di quattro turisti australiani con l’intento di riunire in un unico sito tutti i monasteri italiani attivi nel campo dell’ospitalità.

Il Lazio è la regione con più strutture ricettive di questo tipo, mentre tra le città più visitate ci sono Roma, Venezia, Firenze e a livello regionale l’Umbria.
Per quanto riguarda la Sardegna il portale della Cei indica complessivamente quarantotto strutture ricettive sparse in tutta l’Isola e tra queste c’è il Monastero benedettino di San Pietro di Sorres nel Comune di Borutta, in Provincia di Sassari.

Il monastero e l’attigua basilica si trovano su un colle di origine vulcanica nella zona detta Meilogu nel comune di Borutta. La basilica, costruita in stile romanico pisano tra il XII e il XIII secolo, fu cattedrale della non più esistente diocesi di Sorres fino al 1505. Da questa data iniziò un lento processo di abbandono della chiesa che determinò purtroppo la perdita di diverse opere d’arte e documenti in essa custoditi.
La rinascita si ha nel 1955 quando San Pietro di Sorres diventa sede di un monastero benedettino. I monaci benedettini, che da allora abitano qui, trascorrono le loro giornate tra preghiere, studi, letture e lavoro: sono, infatti, specializzati nel restauro dei libri e grazie a questa attività il monastero costituisce un punto di riferimento nell’isola a cui si rivolgono non solo enti ecclesiastici, ma anche archivi, biblioteche e i maggiori collezionisti privati.

Inoltre, come anticipato, si dedicano ad accogliere chi desideri trascorrere qualche giornata in serenità tra preghiera e meditazione.
L’attività di ospitalità del Monastero di San Pietro di Sorres non può però collocarsi all’interno della categoria del “turismo religioso”di cui si è fin qui parlato. Padre Bruno, monaco benedettino che cura i rapporti del monastero con i suoi ospiti, ci tiene a sottolineare che le persone che ogni anno trascorrono qualche giornata nella foresteria attrezzata per l’accoglienza non possono essere definiti turisti.
Ciò che differenzia questi ospiti dai turisti, dalle comitive e dalle scolaresche che ogni giorno arrivano a Sorres per ammirare la basilica, è il motivo che li porta qui. Il monastero infatti non è un albergo dove si ricerca semplicemente riposo dalla vita quotidiana, ma come spiega padre Bruno “un luogo dove si va per ritrovare ciò che si è perso: Dio, se stessi…”.

Ci sono ospiti singoli che si trattengono due o tre giorni per meditare, pregare e talvolta per chiedere l’aiuto spirituale di un monaco. I motivi che li spingono fino a Sorres possono essere i più diversi, ma la certezza che li accomuna è quella di trovare nel monastero un’oasi di pace e silenzio in cui trascorrere qualche giornata di riflessione per poi tornare alla propria quotidianità.
Arrivano anche gruppi di persone che si fermano per una giornata di spiritualità, magari per partecipare alla Santa Messa cantata in gregoriano, oppure per cinque giorni di esercizi spirituali vivendo i ritmi della giornata monastica scandita dalla sveglia al mattino presto, dalla preghiera, dalla lettura divina e dal lavoro come dettato dalla regola benedettina “ora, labora et lege”.

Chi sceglie di trascorrere un breve soggiorno a San Pietro di Sorres, annualmente tra le 400 e le 500 persone, non può dunque essere definito un turista, né la sua visita può essere ridotta al rango di “vacanza”. A Sorres sceglie di venire chi, allontanandosi dal frastuono mondano, intende trovare nel silenzio del monastero la bussola della vita.

Per chi desiderasse visitare il monastero e partecipare ai momenti di preghiera esistono degli appuntamenti mensili: ogni seconda domenica del mese, da ormai 30 anni, è dedicata al ritiro spirituale, mentre l’ultima domenica del mese, essendo quest’anno l’anno paolino, è la giornata destinata allo studio su San Paolo.

È possibile trovare ulteriori informazioni sul seguente sito.

1 thought on “San Pietro di Sorres, un’oasi di pace: il turismo religioso in Sardegna

Leave a comment.