VALERIO NICOLOSI Roma Foto di Federica Baioni
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Il racconto vivo, quello più intimo, sommesso e forse più sincero del clamore delle bombe e dello show dei corrispondenti e degli inviati in prime time sui canali all news. La voce del giornalista a volte rotta dalla commozione e roca ma vera, perché di lì a poco si sta consumando uno dei conflitti umanitari più atroci che la storia degli ultimi decenni conosca: la guerra tra Russia e Ucraina.

Le testimonianze di chi scappa con la famiglia dai territori di guerra per arrivare al confine, le parole di chi ce l’ha fatta e di chi ancora resta a combattere un nemico che non sapeva nemmeno di avere. Questo ed altro nei racconti che Valerio Nicolosi ci ha regalato da Kiev sotto assedio nei suoi podcast per la rivista MicroMega di cui e’ inviato. Un conflitto che scoppiato alla fine di febbraio ci ha colto tutti di sorpresa e senza fiato. Reduci da una pandemia che ci ha fatto vivere due anni in preda alle emergenze sanitarie e ai nuovi codici di vita, quando tutto sembrava volgere verso un lieto fine, ecco che il conflitto alle porte del vecchio continente, quell’Europa sorniona che da Bruxelles a Roma era lì a leccarsi le ferite, prende il via e diventa inarrestabile. E mentre in tv è una maratona senza sosta di corrispondenti che fanno a gara per aggiudicarsi i tre minuti di gloria da front liner con sfondo di carri armati e città devastate, Valerio ci racconta la guerra in modo diverso, in direzione ostinata e contraria con la sua voce dentro un bunker o a bordo di un pulmann carico di profughi diretto verso il confine.

Aldilà della cronaca più scontata noi da casa ascoltiamo le storie, di chi vive e resiste da rifugiato sotto le bombe o chi cerca dì scappare dalle atrocità della guerra e cerca di mettersi in salvo. Un nuovo modo di fare giornalismo aldilà del clamore e della notorietà del piccolo schermo forse meno adrenalinico ma sicuramente più sincero. Il racconto del reporter, i suoi take audio registrati nelle pause del conflitto tra un allarme per mettersi in salvo e un lamento di un bimbo nel bunker in una notte insonne intervallata da colpi di mortaio, tutto sommato tranquillizza, conforta e placa quella sete di notizie devastanti e tutte uguali che il mainstream ci dispensa h24.

Abbiamo incontrato il reporter durante un incontro per fare il punto sul conflitto russo ucraino nella sede del Terzo municipio di Roma capitale.

Valerio Nicolosi durante l'incontro presso la sala consiliare del III municipio di Roma Capitale, con il presidente Paolo Marchionne
Valerio Nicolosi durante l’incontro dibattito sulla guerra in Ucraina “Nemico alle porte”, presso la sala consiliare del III municipio di Roma Capitale, con il presidente Paolo Marchionne

Ascoltiamo dalle sue parole cosa significa: raccontare le persone e non la guerra.

Intervista a Valerio Nicolosi a cura della nostra inviata a Roma Federica Baioni

Bio Valerio Nicolosi.

Regista, fotografo e giornalista si occupa di tematiche sociali, rotte migratorie e Medio Oriente.

Collabora con MicroMega. Ha collaborato con le maggiori agenzie di stampa nazionali ed internazionali come Associated Press, Reuters e Ansa. Ha collaborato diversi network televisivi come ARD, SkyTg24, Rai News, Mediaset, Phoenix, RSI e altri. Ha pubblicato fotografie e video su giornali nazionali ed internazionali come: Washington Post, Finalcial Times, El Pais, The Guardian e Corriere della Sera, La Repubblica. Scrive reportage su Il Manifesto, SlowNews, Linkiesta, il quotidiano tedesco Junge Welt e il periodico svedese Arbetaren e quello italiano Altreconomia.

Ha tenuto seminari su giornalismo, reportage ed etica dell’immagine in diverse università quali il “Coris” de La Sapienza, Ca’ Foscari, UniCassino ed è stato docente nelle università palestinesi Al-Aqsa e Deir El-Balah entrambe nella Striscia di Gaza.

Ha realizzato diversi reportage e documentari a sfondo sociale in America Latina, Medio Oriente e in Europa, ultimi in ordine di tempo: “Frontiere, le vie per l’Europa”, un progetto indipendente sulla rotta del Mediterraneo Centrale, tutto girato a bordo della nave umanitaria Open Arms. “I fili dell’odio”, prodotto da Michele Santoro sull’hate speech e i movimenti di estrema destra in Europa. “Bestie di Satana” prodotto da LaPresse per il gruppo Discovery Channel.

Ha pubblicato tre libri di testi e foto: Bar(n)Out, Be Filmaker a Gaza e (R)Esistenze.

Ha ottenuto numerosi premi e riconoscimenti con reportage a sfondo sociale realizzati a bordo della navi umanitarie, sulla rotta balcanica e nella Striscia di Gaza e con il cortometraggio “Bia”.

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