Mizar
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Il progetto MIZAR è riuscito nel suo intento. Inaugurato con una prima edizione nel 2021 in Sardegna e conclusosi dopo anni di varie attività sparse nell’Isola e oltre, il progetto educativo e inclusivo ha unito adolescenti sardi con e senza disabilità visiva tra esplorazioni in natura, laboratori artistici, astronomia e radio.

Organizzato dall’associazione Punti di Vista con i fondi Otto per Mille della Chiesa Valdese, in collaborazione con Inaf-OAC (Osservatorio Astronomico di Cagliari), l‘obiettivo principale di Mizar è quello di promuovere l’incontro, il dialogo e la collaborazione tra pari, superando stereotipi e ruoli predefiniti, in particolare quelli che vedono la persona vedente come “ausilio” per la persona cieca.

Diverse le azioni interconnesse: formazione e esplorazione in natura, con i paesaggi che diventano esperienze tattili, sonore e olfattive, capaci di stimolare relazioni e apprendimento condiviso; esperienze astronomiche, con la collaborazione con l’Osservatorio Astronomico di Cagliari (INAF-OAC) in attività immersive legate al cielo e alla scienza; un viaggio interregionale a Bologna con visita all’Istituto dei Ciechi Francesco Cavazza, ai Giardini Margherita, al museo tattile Anteros, al laboratorio Tolomeo e incontri con coetanei del luogo per uno scambio di esperienze e prospettive; Radio Elfi e Boscoteca itinerante la prima spazio di espressione sonora e narrazione, la seconda mezzo per diffondere cultura e condivisione nei contesti naturali; incontri e dialoghi tra operatori, famiglie e partecipanti, per costruire una comunità educativa coesa e partecipativa.

Una serie di occasioni e opportunità di socializzazione e conoscenza che nel lungo termine hanno promosso relazioni orizzontali e occasioni autentiche di inclusione: tredici i giovani coinvolti tra i 12 e i 18 anni, con e senza disabilità visiva, in un linguaggio comune costruito passo dopo passo.

Si dovrebbe dire che chiude oggi il secondo ciclo del progetto MIZAR, ma la realtà è che con esso non si chiude nulla: si apre. Nuovi orizzonti, nuove amicizie, nuove possibilità. Quello che chiude è solo un capitolo che ha saputo raccogliere in sé lo spirito più autentico di ciò che per noi significa comunità: uno luogo orizzontale fatto non di strutture, ma di occasioni, di mani che si incontrano e gesti condivisi.

Questa seconda edizione ha visto il coinvolgimento attivo di 13 ragazzi e ragazze (elfi e elfe, come vuole l’alfabeto di Punti di Vista) tra i 12 e i 18 anni, con e senza disabilità visive, in un’esperienza che ha unito formazione, esplorazione, creatività e viaggio. Un gruppo che si è preso per mano – letteralmente e simbolicamente – per esplorare il mondo insieme, senza gerarchie o ruoli prestabiliti, ma con il desiderio condiviso di imparare l’uno dall’altro e costruire significati nuovi.

Il nome Mizar, ispirato alla stella doppia della costellazione dell’Orsa Maggiore, ha continuato a essere il nostro simbolo: come nel cielo, anche qui sulla terra Mizar è diventata un sistema, vivo e pulsante, fatto di persone. Abbiamo imparato a orientarci con l’ecolocazione (il cosiddetto sonar biologico usato da alcuni mammiferi quali pipistrelli, per orientarsi e muoversi nello spazio), a camminare nei boschi ascoltando il battito degli alberi, piantando radici nei luoghi che abbiamo attraversato. La voce delle nostre emozioni l’ha custodita Radio Elfi, il nostro progetto legato al ascolto della natura e dell’ecologia attraverso la produzione sonora, e creato legami profondi sotto cieli stellati, nei silenzi dei panorami sardi ma anche e nei suoni di una città che ci ha accolti: Bologna.

Il viaggio oltre l’isola – realizzato in collaborazione con l’Istituto dei Ciechi Francesco Cavazza e l’INAF-Osservatorio Astronomico di Bologna – è stato uno dei momenti più significativi. Un’esperienza intensa, tattile, sonora, piena di linguaggi nuovi che parlavano a tutti e tutte. Nei laboratori dell’Anteros e del Tolomeo, tra tortellini, arte da toccare e stelle da ascoltare, abbiamo scoperto quanto non sia necessario guardare per vedere, e quanto si possa essere visti nella propria interezza solo quando ci si sente accolti. Non eravamo e non siamo più solo partecipanti, ma una piccola comunità itinerante. Al ritorno, niente era più come prima.

Il vero successo di Mizar però non si misura in numeri, ma in legami. Nella spontaneità con cui i ragazzi e ragazze continuano a vedersi, a suonare insieme, a costruire il futuro con idee che partono da loro. Una cerchia umana che alla prima occasione si è fatta inclusiva, secondo quel principio che guarda all’inclusione non come un qualcosa da introdurre, da insegnare, ma come possibilità che trova spazio nell’opportunità di stare insieme. Ampliare i margini, arginare gli ostacoli, tendere la mano: la ricetta dell’inclusione, è questa qua. Abbiamo costruito – insieme – una comunità che non ha bisogno di muri per sentirsi casa.

Con gratitudine, emozione e un pizzico di nostalgia, salutiamo questa edizione di MIZAR. Sappiamo di aver seminato molto: relazioni, sogni, possibilità. E se oggi si chiude un percorso, ciò che resta è ben più grande di un progetto: una comunità viva di amici e amiche che continua a muoversi come una costellazione in cammino, ognuno con la propria luce, ma parte dello stesso cielo.

Mara Lasi – presidente di PdV:
«Con l’associazione Punti di Vista ETS siamo davvero felici di essere riuscite ad attivare e realizzare una seconda edizione del progetto MIZAR! È stata pensata seguendo i desideri espressi dai “mizariani”, dove al centro c’era quello di partire insieme, uscire dai confini dell’isola.

Questo era un sogno che anche noi inseguivamo da tempo, e poter realizzare la trasferta a Bologna con questo bellissimo gruppo è stato davvero un traguardo incredibile: quando l’aereo è decollato e dall’alto ci siamo trovati a sorvolare il mare, quello è stato davvero un momento potente e simbolico. “Con Mizar sappiamo sconfinare, spingerci oltre!” abbiamo pensato. Con questa edizione abbiamo confermato il valore fondamentale delle reti e delle collaborazioni, e l’altissimo potenziale dell’arte e della musica nel creare profonda connessione tra persone – e tra persone e luoghi.

Tra i tanti valori aggiunti, una fiducia sempre più forte da parte delle famiglie nei nostri confronti e verso i propri figli e figlie nel “lasciarli andare”: cosa non da poco, senza cellulari, fattore che ha permesso ai partecipanti di vivere in maniera ancora più immersiva questa esperienza, stando nel “qui e ora”, presenti a sé stessi e agli altri, concentrati nel prendere consapevolezza di un’autonomia possibile.

Stiamo ora tessendo nuove reti, che porteranno nuove esperienze e forse ci spingeranno ancora più lontano! Si può dire che oggi abbiamo concluso questa seconda edizione, ma il progetto Mizar, come disse uno dei partecipanti, “è un viaggio verso l’infinito”, non si può “concludere”. Ad ogni passo che facciamo insieme, nuovi sogni, obiettivi e desideri si stagliano davanti a noi come pulviscolo interstellare che si scalda fino ad accendersi in nuove stelle».

Martina Balloi, operatrice coinvolta nel progetto:
«È con grande emozione e orgoglio che, per il secondo anno, mi trovo a coordinare il progetto Mizar: esplorazioni inclusive tra natura e stelle – seconda edizione, un’esperienza che rappresenta molto più di un semplice percorso educativo: è un viaggio fatto di relazioni, di incontri autentici tra pari, di crescita condivisa.

Mizar, che prende il nome da una stella, ha scelto fin dall’inizio di seguire la sua traiettoria luminosa: creare ponti, favorire connessioni, generare occasioni di incontro reale tra giovani, famiglie, operatori e territori. Un progetto che unisce, che ascolta e che costruisce comunità. Un aspetto centrale del nostro lavoro è il lavoro di rete: una rete viva, dinamica, che ci ha permesso di allargare gli orizzonti fino a Bologna, presso l’Istituto Cavazza, punto di riferimento a livello nazionale per l’inclusione e la formazione.

Questo passaggio ha rappresentato un momento di svolta, non solo per l’autorevolezza del luogo, ma per il valore simbolico che porta con sé: arrivarci insieme, come gruppo, come équipe, come comunità educante. Il lavoro di équipe è infatti il motore pulsante di Mizar.

Un lavoro corale che coinvolge educatori, famiglie, professionisti del sociale e i ragazzi stessi, veri protagonisti del cambiamento. Tutti partecipano attivamente a un processo che ha come obiettivo il miglioramento della qualità della vita, inteso non solo come benessere individuale, ma come condizione collettiva.

Una qualità della vita che non riguarda solo i diretti beneficiari, ma anche chi, come me, ha l’onore e la responsabilità di lavorare per e con loro. Il progetto Mizar è anche uno spazio di sperimentazione viva, in cui il concetto di inclusione non è mai statico, ma si rinnova ogni giorno attraverso l’ascolto, la pratica e l’adattamento. È un luogo in cui le fragilità diventano leve di trasformazione, e le differenze una risorsa preziosa. Mizar è una stella, ma anche una direzione.
Ci guida, ci orienta, ci ricorda che ogni relazione ha il potere di illuminare, di aprire nuove strade, di generare cambiamento».

Cosa dicono i partecipanti
– Anna – nome elfico: «Sirena»
«Aver fatto nuove amicizie e nuove esperienze: la trasferta a Bologna ha avuto un valore aggiunto. Sono stata felice in quei giorni perché ho condiviso tanto con i miei nuovi amici.
Porto nel cuore i momenti in cui mangiavamo insieme e ascoltavamo la musica al piano.
Mi sento un po’ più autonoma».

– Giovi – nome elfico: «Hobbit»
«Il progetto mi ha sicuramente educato a mettere in discussione il mio punto di vista, e a non vergognarmi se lo cambio».

Margherita – nome elfico: «Maggie Tic»
«Il progetto Mizar ha cambiato il mio punto di vista sulla percezione del mondo. Prima facevo affidamento solo sui miei occhi per vedere, ma ho imparato che si può guardare anche con gli altri sensi. Ho conosciuto persone meravigliose, con cui ho avuto conversazioni molto interessanti. Ho riflettuto tanto. Ho imparato a prendermi cura di qualcuno, e a spiegare ciò che ci circonda».

– Elfo Leo – nome elfico: «Pronto Pizza»
«Se dovessi trovare un elemento che mi faccia sentire parte di questo meraviglioso gruppo, sarebbe davvero difficile sceglierne uno solo. Penso che il gruppo sia stato talmente unito in questa nostra trasferta, che è proprio l’unione con tutti allo stesso modo ciò che mi ha fatto sentire parte di quest’orchestra. Un’orchestra che ha sempre suonato a tempo, intonata, scandendo bene le note e leggendo bene la partitura.

Abbiamo seguito una strada comune, tutti insieme, senza grandi difficoltà, anzi con entusiasmo e profonda forza di volontà. Mi piace pensare che il valore aggiunto di questo breve ma intenso viaggio sia proprio la conoscenza profonda di ognuno di noi, nonostante il tempo sia volato e non fosse nemmeno così tanto. Nel cuore, poi, mi rimarrà un po’ tutto, perché tutti voi siete indimenticabili nel vostro piccolo. La cosa veramente stupenda è che ognuno di noi ha un proprio mondo che ha aperto a tutti, facendoci sentire sempre a nostro agio.

Il mio cuore pensa ancora con ardente emozione a questi tre giorni: dall’intenso arrivo a Bologna, al trovarmi davanti le vere opere di Raffaello Sanzio e Michelangelo Buonarroti; al vedere l’enorme osservatorio radioastronomico Ceccarelli, con il campo in cui erano montate le 64 antenne, immerse nella più calma natura; ai sapori caratteristici di Bologna, così come la conformazione stessa della città… Grazie di cuore per avermi fatto sentire parte di questo stupendo gruppo».

Cosa è Punti di Vista?
L’associazione Punti di Vista è nata nel 2006 con l’idea di contribuire allo sviluppo della personalità individuale e della società secondo principi che si ispirano ad approcci ecologici, alla democrazia attiva e all’intercultura. Il nome Punti di Vista esprime il nostro desiderio di sviluppare uno sguardo aperto e curioso che abbracci la totalità dei diversi aspetti della realtà; per questo ogni tematica viene affrontata da diverse angolazioni.

Il nostro obiettivo è infatti quello di contribuire allo sviluppo di una personalità attenta, curiosa, responsabile e attiva: i laboratori che proponiamo non sono finalizzati a fissare dei contenuti e delle nozioni, ma a rielaborare le proprie conoscenze con un approccio partecipativo. Dal 2014 l’associazione si è specializzata in percorsi di ecologia e outdoor education, sviluppando progetti di gioco ed esplorazione in natura, scuola all’aria aperta e didattica esperienziale, formazione docenti e residenze in foresta.

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