Paolo Fresu
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Articolo di Fata Jana – foto di Sabina Murru

Non esiste cittadinanza Sarda. Ci è stata tolta. E ora siamo un popolo sradicato dalla propria cultura, dai propri diritti che sono stati, nel bene e nel male, i nostri confini giuridici per secoli, in una terra dove il confine è anche fisico, soprattutto fisico. Siamo un popolo che si è visto riversare in una cittadinanza altra, che non ci appartiene. Il percorso di riappropriazione del nostro passato, e quindi della nostra identità, ora, passa attraverso la cultura, i suoni a noi conosciuti, all’arte che ci rappresenta, alle parole che ci riportano con i piedi ben piantati sulla nostra terra. E’ una cittadinanza diversa quella che cerchiamo, non più confini giuridici, codici e norme. Noi cerchiamo l’appartenenza.

Sono “passi leggeri” quelli che hanno portato Paolo Fresu su questa terra, ancora una volta. Arriva a piedi scalzi, per rispetto e per contatto. Arriva timido e presente, con in mente chiaro ciò che vuole.

Arrivare al centro.
Che punti ai cuori, alla terra, al cielo, non si sa. Ma ogni volta ci arriva. Mischia musica, parole, suoni dolci e striduli, invocazioni e conferme. E arriva laddove qualcuno ci ha detto che non si poteva più tornare. Invece ha iniziato a trascinare persone verso luoghi che abbiamo dimenticato e che sono il nostro centro. Dove l’energia è palpabile e si trasmette da cose a persone. Dove le pietre non sono pietre, ma catalizzatori.

Arriva scalzo.
E inizia a suonare le sue note lunghe, e allora succede che i luoghi, le persone, le cose, si sintonizzano su quella nota, e il tempo si ferma. Quel tempo che ha visto i nostri avi lottare, costruire, danzare, si ferma e ci ingloba. Ci unisce al presente, al passato, e ci rende partecipi. Ci appartiene. Le note non fanno altro che trascinare verso luoghi, e allo stesso tempo tenerti con i piedi che sentono la terra, con le mani che toccano sabbia, pietre, erba. E’ un richiamo che non si può ignorare, e che viene catalizzato da Paolo Fresu, che lo rimanda a noi, che ascoltiamo in silenzio. E’ un cittadino del mondo, ma un appartenente alla Sardegna. Gira il mondo con i suoi suoni, ne raccoglie altri, ne distribuisce di suoi. Ma quando mette i piedi su questa terra, forse inconsapevolmente, diventa un tramite. Diventa un antenna che percepisce gli odori della nostra vegetazione, i colori della nostra terra trafitta; saluta il sole che tramonta, e fa il solletico, con qualche nota, all’acqua che lambisce la spiaggia. E’ un appartenente, Paolo Fresu, di questa terra fatta di apolidi Sardi e cittadini Italiani, di questa terra che ha trasmesso saperi, che ha forgiato artisti.

E’ appartenente a questa terra, nel senso che appartiene a lei, a questa Madre terra selvaggia e inospitale, sbandata e sfruttata, bellissima come solo le cose impossibili possono essere, ma che nonostante tutte le sue ferite, sa richiamare i suoi figli e accoglierli, cullarli, imprimergli quell’inspiegabile senso di far parte di essa. Ma è appartenente anche perché ormai la Sardegna fa parte del sangue, della carne, dei pensieri di chiunque ci sia nato. Non è la carta a dare diritti di cittadinanza. E’ il cuore. E se si sentono i piedi dolere, come se fossero troppo lontani, se si sente il cuore pulsare in modo discontinuo, al suo pensiero, se si prova un dolore inspiegabile che si placa solo al ritorno, allora si è cittadini.

Paolo Fresu è uno dei figli di questa terra che ha saputo capire, ne ha rispetto. La attraversa con i suoi piedi scalzi, pieni di riguardo. Sa parlare dritto al cuore delle persone, sa interpretare una storia millenaria e tradurla in suono. Sa essere e fare altro, certo, ma per noi sardi c’è un di più che ci piace pensare sia dato dalla comune appartenenza.
Arriva scalzo.

…come acqua che scorre, salta, giù dalla conca piena della fonte, scivola e serpeggia fra muschi e felci, fino alle radici delle sughere e dei mandorli o scende scivolando sulle pietre, per i monti e i colli fino al piano, dai torrenti al fiume, a farsi lenta verso le paludi e il mare, chiamata in vapore dal sole a diventare nube dominata dai venti e pioggia benedetta…

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« di 15 »

1 thought on “Paolo Fresu: il Cittadino Sardo

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