Monastir
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Intervista alla Dott.ssa Meriem Dhouib docente docente all’Università di Monastir (Istituto di Lingua applicate di Moknin), in Tunisia.

La visione del tuo Paese dall’esterno è quella di un posto di vacanza, dove sembra non esista altro che spiagge e mercati dove contrattare l’acquisto di artigianato locale.
Ma, ovviamente, la situazione non è questa. Questo mese la nostra rivista si è impegnata a studiare la situazione dello sviluppo sostenibile nel Mediterraneo, la preoccupazione non è solo per i Paesi cosiddetti del primo mondo, ma anzi soprattutto per i Paesi dove non esiste magari una legislazione forte contro l’inquinamento e lo sfruttamento feroce delle risorse naturali.

Il Mediterraneo è un mare inquinato, gravemente colpito dall’eccessivo sfruttamento da parte della pesca industriale e dall’inquinamento delle attività produttive. Questo è provato dal fatto che la neonata “Unione per il Mediterraneo”, ha nei sui punti chiave, quello della salvezza ecologica del Mediterraneo.

Come letterata non ti chiederò di fornire i dati scientifici in possesso del governo tunisino, ma posso chiederti però: esistono nel tuo Paese associazioni ambientaliste come Legambiente in Italia o come il WWF a livello internazionale?

In Tunisia esiste in primo luogo il Ministero dell’ambiente e dello sviluppo, poi dentro questa struttura interagiscono varie associazioni come quella della protezione della pesca, Agenzia nazionale della gestione dei rifiuti, l’agenzia nazionale della protezione del litorale, centro internazionale dell’ambiente e delle tecnologie di Tunisi. Ultimamente si sta investendo molto nella protezione e nella conservazione del patrimonio ambientale.
Ecco il sito www.environnement.nat.tn

Esiste nei programmi ministeriali delle scuole qualche materia di difesa dell’ambiente?

Nella scuola elementare si studia una materia dedicata per la difesa dell’ambiente nel quadro del programma di scienze e di geografia.

E’ un discorso comune nella comunicazione popolare o nei giornali o nella tv?

E’ buffo come la pubblicità sul rispetto della natura sia sempre la stessa da più di 20 anni, dove fanno vedere dei bambini e degli adulti che piantano degli alberi nella giornata dell’albero. Secondo me la cosa più bella in assoluto riguarda la mascotte dell’ambiente che corrisponde allo fennec, una piccola volpe che abita il deserto del Nordafrica, nota per la sua pulizia unica e per la sua grande intelligenza.

Esistono corsi di laurea dedicati alla protezione ambientale?

Sì certamente nei corsi della facoltà di scienze ambientali e della terra.

Esiste il pericolo che il sistema economico e produttivo tunisino sia in contrasto con uno sviluppo sostenibile a difesa dell’ambiente?

E’ una domanda che varca le mie competenze ma credo che ci sia sempre il rischio quando si tratta di sviluppo industriale. La Tunisia è un paese eclettico, un mosaico di civiltà, particolarmente aperto alle altre culture ciò ha permesso ad esso di aprirsi a nuovi mercati e ultimamente all’Unione del Mediterraneo il 5 + 5 che ha varato molti accordi come quello del rispetto dell’ambiente negli investimenti stranieri e la creazione di fabbriche.

Ci sono programmi nazionali per il finanziamento delle energie alternative (solare termico, fotovoltaico, eolico o altre fonti)?

L’ente STEG simile all’ENI in Italia si occupa ultimamente di finanziamenti e di incoraggiamenti per quanto riguarda il consumo di energia elettrica per un uso solare termico e fotovoltaico, tra l’altro mio padre Nouredine Dhouib si occupa di questo settore.
Negli ultimi anni si avverte anche un cambiamento di mentalità da parte delle persone come una presa di coscienza, i vari progetti e le assunzioni di personale specializzato in questo settore conferma l’interesse del governo e della politica ambientale.

La coscienza ambientalista a tuo parere è una priorità per i Paesi del Mediterraneo?

Assolutamente sì, è un argomento molto attuale e urgente perché a mio avviso manca la coscienza nazionale del rispetto dell’ambiente basta fare un giro sulle spiagge per vedere le bottiglie di plastica, i sacchetti…malgrado le campagne pubblicitarie, i film che ne parlano potremo citarne uno che parla in un film documentario del ruolo della terra e dell’ambiente “Being Here, ZERZIS” del brillante e giovane regista Mohamed Zran, che dedica una parte intera su un signore tedesco che tutte le mattine fa il giro della spiagge per raccogliere le bottiglie di plastica.

Quale sviluppo ideale immagini per il tuo Paese?

Dalla mia posizione culturale e sociale mi auguro un investimento maggiore nel settore culturale, anche se negli ultimi anni c’è un interessamento maggiore. Tuttavia dalla mia posizione da cittadina mi auguro un miglioramento nella qualità del turismo. Mi spiego meglio, il turismo rappresenta una buona fetta della nostra economia, crea molti posti di lavoro e permette il consumo dei prodotti locali. E quindi è una buona risorsa per lo stato. L’unico ostacolo che rimane quello del consumo eccessivo dell’acqua durante l’estate e la costruzione di complessi turistici anche in zone protette e spesso in zone archeologiche. Ecco vorrei e spererei in un rispetto maggiore delle spiagge.

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