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Nel X secolo, la Baghdad conobbe una notevole prosperità soprattutto nell’epoca abbasside. La capitale abbasside raggiungeva il suo massimo splendore politico e culturale.

I principali centri della cultura furono diverse città irachene. Bassora e Kufa, divennero centri culturali importanti dove si tradussero numerose opere greche, persiane e bizantine.

Di conseguenza, si moltiplicarono le biblioteche e librerie. A Kufa dove era codificata la grafica cufica, dell’alfabeto arabo classico, e dove fiorirono le scuole giuridiche.

La complessa organizzazione politica e amministrativa del califfato comprendeva e riunificava eruditi, letterati e grandi scienziati. In quel periodo, il mecenatismo dei califfi abbassidi Giafar al-Mansûr, Harûn al–Rashîd e Abdallah al–Ma’mûn fu ,infatti, una delle caratteristiche delle corti islamiche portando ad una grande fioritura culturale.

Con Harùn al-Rashìd (763-809), che regnò tra il 786 e l’809. Considerevole fu, nella sua epoca, il progresso scientifico anche letterario, molte delle novelle contenute nel Le Mille e una Notte, sarebbero ispirate proprio alla vita di questo sovrano.

Poi, i rapporti tra i musulmani e cristiani erano stati caratterizzati da scambi culturali, diplomatici, da una viva curiosità reciproca che ha spinto uomini e donne a viaggiare, a scoprire, a capire e qualche volta fraintendere gli usi e costumi dell’altro. Inoltre, Harùn al-Rashìd stringeva con Carlo Magno, il condottiero dell’Impero d’Europa e il fondatore dell’Impero carolingio, un’alleanza contro l’emirato omayyade di Cordova.

Molti scienziati dalla Siria, dalla Persia e dalla Mesopotamia furono chiamati a Baghdad, la “città della pace” detta Madīnat as-Salām, che fu da secoli il fulcro vitale e vigoroso del Paese. Nel IX secolo, il califfo abbasside di Baghdad Abu Jafar Abdullah al-Mamun, fondò la casa della saggezza detta in arabo Bayt al-Hikma, venne considerata tra i più imponenti centri di studio che la storia umana abbia conosciuto. Il fisico e divulgatore scientifico inglese Jim al-Khalili, ha scritto un libro intitolato “La casa della saggezza. L’epoca d’oro della scienza araba”, 2013 in cui ci svela i nomi dei protagonisti della scienza: Abu Rayhan al-Biruni, Ibn al-Shatir, al-Khwarizmi, Ibn al-Haytham, al-Razi e tanti altri. Dietro a questi nomi, si nascondono le vite e le opere di scienziati che hanno di fatto posto le basi del mondo moderno.

In realtà, la casa della saggezza fu creata grazie agli studi medici islamici, dove vennero tradotte diverse opere mediche.

La medicina fu incontestabilmente una delle scienze più notabili durante l’epoca d’oro della cultura islamica. fondata sulla tradizione, ed in particolare, sulle conoscenze teoriche e pratiche sviluppate in Grecia, Roma e in Persia. Quindi, alla tradizione coranica si aggiunse la scienza medica di origine greca, oltre a quella di scaturigine persiana e indiana.

Per gli studiosi islamici, Galeno e Ippocrate erano eminenti autorità, seguiti dagli studiosi ellenici di Alessandria. Gli studiosi islamici tradussero le loro grandi opere dal greco all’arabo e produssero delle nuove conoscenze mediche sulla base di tali testi. Con lo scopo di rendere la tradizione greca più raggiungibile sempre più, comprensibile, e insegnabile, gli studiosi musulmani ordinarono e resero più sistematiche le vaste e talvolta incoerenti conoscenze mediche greco-romane, scrivendo enciclopedie e sommari. (da National Library of Medicine archivi digitali)

L’ospedale ῾Aḍudī di Baghdad, quando fu costituito , aveva ventiquattro medici ripartiti in quattro specializzazioni: fisiologia, oftalmologia, chirurgia e ortopedia. Il viaggiatore Ibn Ǧubayr lo visitò due secoli dopo la sua fondazione e rimase stupito di fronte al suo splendore; esso, era rifornito con l’acqua del fiume Tigri ed era sontuoso come un palazzo reale. Alcuni giuristi in determinati periodi furono impiegati all’interno dell’amministrazione dell’ospedale, e fra questi, intorno al 983, il celebre Abū Ḥayyān al-Tawḥīdī. I trattati di giurisprudenza non includevano capitoli sulla regolamentazione degli ospedali, sebbene vi siano occasionali evidenze del fatto che un giudice (qāḍī) svolgesse il ruolo di supervisore degli interessi pubblici legati agli ospedali; questi era responsabile di registrare in modo approfondito le proprietà di una persona morente e forse di vigilare sull’ammissione dei pazienti. L’elenco di famosi medici e autori che operarono nell’ospedale ῾Aḍudī è ragguardevole, fra questi: ǧibrīl ibn ῾Ubayd Allāh (m. 1006) della famiglia dei Baḫtīšū῾, il medico e filosofo nestoriano Abū ‘l-Faraǧ ῾Abd Allāh ibn al-ṭayyib (m. 1043), il suo allievo Ibn Buṭlān (m. 1066), ῾Alī ibn ῾īsā (m. dopo il 1010), autore del più famoso compendio arabo di oftalmologia, Sa῾īd ibn Hibat Allāh (m. 1101), e il suo allievo Ibn ǧazla, Abū ‘l-Barakāt al-Baġdādī (m. dopo il 1164-1165), meglio noto come filosofo.

Dal 932, il califfo al-Muqtadir rese obbligatorio il sostenimento di un esame preparatorio prima di esercitare la medicina, incaricando uno dei suoi medici di organizzare le prove. I medici permessi curano i malati. Tali edifici svolsero un ruolo sociale, dove i poveri ed i pellegrini trovano rifugio o assistono all’insegnamento. Dopo una valutazione, i discepoli dovettero esaminare i malati, assegnarli ad assistenti più esperti prima che il medico confermò la diagnosi, poi stabilì la terapia. Nel IX secolo Baghdad ebbe ben tre ospedali gestiti a spese del Califfato Abbaside di al – Muqtadir, Giacomo Tasca, nel suo libro “Storia della medicina dalla preistoria alla fine dell’ottocento” scrive:

Il continuo e intenso interesse degli arabi per la salute e per l’esercizio della professione medica è egregiamente testimoniato dalla “Storia della schiava Tawaddid”, donna giovane, bella e sapiente che le “Mille e una notte” descrivono versata in tutte le scienze e anche in medicina. Tawaddid risponde correttamente alle domande che le vengono poste da un vecchio medico: descrive esattamente le modalità da seguire nella visita medica e nella raccolta dei sintomi, distingue i rami del sapere medico in diagnosi e terapia, si dilunga sulle indicazioni terapeutiche che sono sovrapponibili in grande parte a quelle coraniche.

Il regno abbasside, fino alla metà dell’XI secolo, rimane florido e prospero e numerosi medici tramandano il loro nome alla discendenza, nessuno tuttavia ottiene una grande fama, paragonabile a quella di Abu Ali ibn Abdallah ibn Sina, chiamato Avicenna. Nelle sue opere, egli sviluppa le sue canone della salute questo modello sarà imitato per ben otto secoli.

Bibliografia:

Giacomo Tasca, Storia della medicina dalla preistoria alla fine dell’ottocento, a cura del CENTRONOVE, Volume 1, pdf

Hans Hinrich Biesterfeldt, La civiltà islamica: condizioni materiali e intellettuali. Gli ospedali, Storia della Scienza, 2002

Jean-Charles Sournia, Storia della medicina, titolo originale: Histoire de la médecine, Editions La Découverte, tr, Giusi Licinio edizioni Dedalo, 1992

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