
La poetessa e fotografa italogreca Cristina Eléni Kontoglou affascina il lettore e lo spinge a profonde riflessioni nella sua nuova raccolta poetica “Semiotica notturna”; le parole, manipolate dalle abili mani dell’autrice, diventano seducenti e conturbanti, sono sibillini meccanismi di un processo di trasformazione alchemica in cui la materia ambisce a nuove identità e possibilità.
La poetessa procede nelle sue liriche per complessi simbolismi, evocando immagini vivide, associando elementi incompatibili tra loro e provocando suggestioni potenti, quasi dei cortocircuiti nella mente di chi si avvicina a questi pericolosi versi.
Sono componimenti raffinati e allo stesso tempo materici, sporcati di quella terra nella quale la poetessa affonda le mani e scava per ricavarne delle verità sepolte da tempo, per far emergere i preziosi frammenti di ciò che è andato perduto. La ricerca di Cristina Eléni Kontoglou, infatti, ha a che fare con le radici dell’essere, con quella dimensione ancestrale che abbiamo abbandonato, per abbracciare un modo di vivere meno autentico ma più performante, o almeno così crediamo.
E l’autrice va anche oltre: nella sua grande ricerca, riflette sul senso della materia che permea le città contemporanee, mettendola in relazione con il corpo umano; ne derivano associazioni stranianti tra consistenze e forme diverse che, in qualche modo, si trovano a rispecchiarsi le une nelle altre.
Ed ecco che la città postmoderna, descritta dalla Kontoglou con originali fattezze cyberpunk, assume connotati umani, respira e ha organi che pulsano al ritmo della vita; e l’essere umano, di contro, diviene una commistione di naturale e artificiale, facendoci porre il dubbio se non vi sia ormai qualcosa di più umano dell’umano, e che l’uomo, invece, non stia partendo per nuove destinazioni, verso orizzonti che si potrebbero definire transumani.
In queste liriche si applica un’analisi profonda della materia, vista nella sua plasmabilità: per questo motivo la silloge poetica è divisa in tre sezioni archetipiche – Materia, Sublimazione e Trasmutazione – che corrispondono alle tre fasi principali dei processi alchemici di corruzione, purificazione ed elevazione della materia, per ricavarne la pietra filosofale – Nigredo, Albedo e Rubedo.
In un momento storico caratterizzato da abbondanza e da ricerca continua del superfluo, Cristina Eléni Kontoglou parte invece per un viaggio alla ricerca dell’essenza, avendo come unica mappa i suoi vigili sensi – «…Vorresti dissipare per distinguermi nella folla sintetizzare, ricavare un’immagine di me che suoni essenziale, circoscritta naturale espressione delle strade senza nome senza ombre né invasioni, terre di nessuno e di alcuna inversione esitazione, che comprometta la purezza dell’essenza…».
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