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Romanzetto marino esce a luglio 2023 per Mds editore. Otto episodi, otto quadri, otto storie ambientate in una cittadina di mare della costa laziale, nel trentennio che ci porta alle soglie del 2000 dove le vacanze estive diventano specchio dei cambiamenti sociali. Un testo, quello di Paolo Zagari che riesce a raccontare momenti importanti per la vita dei protagonisti con leggerezza, una scrittura coinvolgente e appassionata. 

Abbiamo sentito lo scrittore, che gentilmente ha concesso un’intervista alla nostra testata giornalistica.

Attraverso gli occhi di Francesco si racconta il passare delle generazioni, un diario esperienziale che rappresenta il passare di un’epoca. Quanto di autobiografico c’è in questo racconto?

Io penso in generale che qualunque cosa si materializzi sulla pagina bianca sia di per sé autobiografico. Pensare, elaborare, scrivere è un processo che passa necessariamente attraverso la biografia mentale, spirituale, sensoriale dello scrittore oltre l’avvenimento specifico. L’unica cosa non replicabile da un’intelligenza artificiale: la vita vissuta in prima persona.

Per quanto riguarda i fatti, il luoghi e le storie del Romanzetto marino due sono gli elementi autobiografici nel senso di veramente accaduti: Santa Severa dove in effetti andavo in villeggiatura con la famiglia nella mia gioventù, e l’episodio che sembra il più fantasioso se non fantastico, “La presa del Roland Garros” in cui due amici quasi trentenni appassionati di rivoluzione francese e tennis decidono nel 1989, l’anno del bicentenario della presa della Bastiglia, di andare a giocare, non invitati, nel campo centrale del Roland Garros. E miracolosamente ci riescono. Il resto è un Amarcord di una realtà talmente possibile da essere immaginaria.

Le dinamiche sociali della fine degli anni sessanta sono profondamente diverse da quelle odierne, nel bene e nel male, ma nel tuo libro non c’è la classica nostalgia per i bei tempi andati. Piuttosto, si evidenziano dei punti fermi: l’importanza della famiglia, delle amicizie, delle relazioni amorose. Quali di questi aspetti sono più importanti per la crescita del bambino Francesco che diventa uomo?

Ecco, mi fa piacere che tu sottolinei un aspetto secondo me fondamentale: nessuna nostalgia per il tempo andato. E al contempo nessuna freddezza. Romanzetto Marino vuole essere una commedia brillante e amara nel segno della classica commedia all’italiana, un’immersione in un mondo senza telefonini, né internet, né grande Fratello, che oggi sembra impossibile sia mai esistito. Un mondo né migliore né peggiore. Un mondo diverso, dove un ragazzo cresce attraverso le esperienze in prima persone, non mediate dai device e dalla condivisione social. I sogni, il sesso, l’idea dell’amore, l’amicizia , la politica, il calcio, la famiglia e la sua assenza affettiva, il cinema, formano, nello scorrere del tempo, il carattere e la psicologica di Francesco.

Il modello familiare italiano, fino agli anni ottanta, era ancora in parte quello del dopoguerra. Famiglie che andavano in vacanza con una miriade di parenti, un’allegra e ingombrante brigata che conviva insieme per tutta l’estate. Cosa salvi di quel mondo?

É un concetto di famiglia completamente diverso quello di 50 anni fa rispetto a quello di oggi. Probabilmente “Famiglia” è un vocabolo troppo limitato per esprimerle entrambe. Il Romanzetto inizia nel 1969. Il protagonista finita la scuola va al mare a Santa severa e si ritrova dentro una tribù composta da un numero indistinto di cugini proveniente da ogni parte d’Italia, di zie, contro zie nonne e naturalmente la mamma. Si noti come la componente degli adulti, in situazioni del genere, era femminile al cento per cento. Il padre veniva il sabato e ripartiva il lunedì mattina perché doveva lavorare. Il divorzio ancora non c’era, a scuola si andava col grembiule azzurro e il fiocco bianco, il 68 per un ragazzino era solo un’eco lontana. Non salvo e non condanno, constato che la famiglia in quegli anni troppo spesso esisteva per forza, per dovere e non per amore. Questa situazione percepita dal protagonista quasi inconsciamente, è il propulsore della sua inquietudine di ragazzo stretto tra il desiderio della scoperta, e la paura di rimanere in gabbia come i propri genitori.

Durante le vacanze estive, oggi come ieri, si ha il coraggio di osare, di rischiare nuove avventure, rompere con le regole familiari. L’estate come momento di crescita e rivoluzione?

Estate come conoscenza di sé stessi. Prendiamo i primi episodi del romanzetto marino ambientati negli anni 70. Francesco è un ragazzo che durante l’anno segue come tutti uno schema esistenziale ben consolidato: scuola, spaghetti al pelato Cirio a pranzo, compiti, sport, la sera saluto al padre e a letto dopo Carosello. L’unico momento in cui questa catena si spezza è l’estate. le maglie del controllo si allargano, e si scopre non solo che esiste un mondo fuori dalla famiglia ma che noi facciamo parte di questo mondo. É un momento di conoscenza profondo di sé stessi, e delle proprie pulsioni. Francesco, ogni estate si confronta con qualcosa di diverso. A nove anni scopre il proprio corpo, a 13 anni si innamora, a 16 la politica, a 18 il sesso. Naturalmente non è tutto cosi schematico, ogni episodio è un’avventura rocambolesca, comica, utopica e sentimentale. Vorrei sottolineare come la narrazione, sempre in prima persona tranne nell’ultimo episodio si modifichi con il passare del tempo. Dall’ingenuità del primo episodio si passa all’entusiasmo e poi alla consapevolezza, dalla malinconia al cinismo, dal cinismo al disincanto.

Il protagonista, fin da bambino, sembra non arrivare mai a raggiungere davvero i suoi obiettivi, c’è sempre qualcosa che manca per arrivare alla perfezione: dalle ragazze alla carriera agonistica, dalla famiglia alla professione. C’è un vuoto che cerca di risolvere con il tentativo di suicidio. Qual è la vera natura di Francesco?

Per rispondere alla tua domanda mi soffermo sul primo episodio “Il teatro Bianchini”. Francesco ha nove anni e insieme a lui viviamo quel momento preciso in cui prende coscienza che esiste un mondo diverso dalla sua infanzia protetta. Un mondo diverso, immenso, affascinante e pauroso al tempo stesso, un mondo in cui si deve confrontare e trovare uno spazio basandosi esclusivamente sulle proprie qualità. Capisce inconsciamente Francesco che la sfida è doppia: oltre al mondo esteriore deve scoprire sé stesso e i propri limiti. Il racconto corre su questo doppio binario, tra avventure incredibili, entusiasmi e delusioni profonde di chi si sente sopraffatto da un’immensità sconosciuta: la vita e il suo fluire

E l’episodio finisce tra un tentativo inconsapevole di farla finita e un sogno emozionante nel quale Paperino a bordo di un tappeto volante lo porta al di là e al di sopra delle sue paure in un mondo nuovo e meraviglioso. Poi si sveglia, in un letto di ospedale, la famiglia intera al capezzale. Sembra tutto uguale, ma lui è cambiato dentro. E nessuno lo sa.

Progetti per il futuro?

L’idea è cimentarmi con il giallo. Anzi il noir. Sto scrivendo una serie in cui il protagonista è un cronista di nera. Il primo episodio è ambientato tra Roma l’argentina e l’est europeo. E poi forse, Romanzetto marino 2…

Paolo Zagari è nato a Roma nel 1962.
Tra i suoi libri ricordiamo: Io Woody e Allen (Edizioni Dedalo) vincitore del premio letterario Diego Fabbri, Smog e Il tradimento preventivo (Fazi Editore), Soli, bastardi e sentimentali e Fuori dall’algoritmo (MdS Editore).
Tra i suoi documentari: Bosnia le radici spezzate, Los tanos, Castel Delirio, Il deserto degli affetti (terzo classificato al premio internazionale Luchetti ), Il mercato delle braccia (vincitore del premio Ilaria Alpi) Terra di nessuno (vincitore del premio miglior reportage per repubblica.it).
Tra le sue trasmissioni in qualità di autore, regista e inviato ricordiamo Crash, Cronaca in diretta, Il mondo di Quark, Racconti di vita, Rai Storia, Un mondo a colori, Chi l’ha visto.
Romanzetto marino è il suo ultimo romanzo.

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