Myspace Madredeus
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In quell’enorme bazar che è diventato Internet, che da non-luogo per eccellenza si sta trasformando in luogo a tutti gli effetti, trovare una piccola vetrina per esporre la propria mercanzia è ormai piuttosto facile. Per gli aspiranti musicisti, poi, ambire al quarto d’ora di celebrità è concesso un po’ a tutti è diventato un gioco da ragazzi. MySpace, Emule, Facebook: i modi per proporre il proprio talento musicale sono tanti. Certo, gli spazi sono stretti e si sgomita parecchio, farsi notare è comunque cosa non facile, ma con un po’ di buona sorte l’impresa non è impossibile. Negli ultimi anni abbiamo assistito soprattutto all’esplosione di MySpace, che proprio quest’anno compie dieci anni di vita.

MySpace è diventato il luogo di elezione per gli aspiranti professionisti della musica per mettere in mostra i propri brani: il fenomeno musicale del rock anglosassone degli ultimi anni, gli Arctic Monkeys, devono la loro celebrità (e il loro contratto con una major) proprio a MySpace. Ma di preciso, di cosa si tratta? Nel 1998 Tom Anderson, studente alle Università di Los Angeles e della California, crea, in combutta con un altro studente, Chris DeWolfe, questa comunità virtuale (o, come si precisa su Wikipedia, “rete sociale”), la quale offre ai suoi utenti la possibilità di avere un profilo personale, un blog e di immettere musica e video. Nel 2005 la società è stata acquisita dal magnate dei media Rupert Murdoch, attraverso la News Corporation, per 580 milioni di dollari: una cifretta. Essendo il sesto sito più famoso al mondo, non sorprende poi più di tanto.

Anche in Italia la crescita a dir poco eccezionale: nasce un nuovo profilo ogni cinque secondi. Il problema, forse, è proprio il sovraffollamento. MySpace sembra una grande città all’ora di punta: ci si muove a stento, c’è troppo inquinamento e i clacson impazziscono. Sono in tanti ad aver evidenziato il fatto che, se l’offerta è eccessiva, allora il gusto di cercare e trovare qualcosa di particolare in questi social network inevitabilmente viene meno; sono in tanti a sostenere che un’eccessiva “democratizzazione” di questi spazi porti anche l’ultimo dei (sedicenti) musicisti a immettere in rete la sua peggior porcata. Ma probabilmente, al contrario, si opererà una sorta di selezione naturale per cui chi vale, o perlomeno chi può potenzialmente garantire un successo commerciale, sopravvivrà, gli altri invece rimarranno confinati in un eremo virtuale. Anzi, forse è un bene che si abbattano certi steccati e che certa musica arrivi direttamente a chi ne fruisce senza passare attraverso i talvolta grotteschi meccanismi delle case discografiche. Ci guadagnano tutti, musicisti e ascoltatori, artisti e appassionati.

Ma andiamo a visitarla, questa enorme ragnatela sociale, e vediamo se qualche gruppo o artista che si rifà a sonorità mediterranee ha deciso di affittare una stanza per la propria musica.

Basta, infatti, digitare “Mediterraneo” o “mediterranea” sul motore di ricerca di MySpace per aprirsi un varco nell’immensa folla degli utenti (sebbene da una ragnatela più grande si salti in una ragnatela più piccola ma comunque vasta). Salta subito all’occhio il “Gruppo Mediterraneo”, che, come si legge sul profilo, si pone l’obiettivo della “ricerca e la rivalorizzazione del patrimonio della musica e canzone popolare e d’autore del bacino del mediterraneo e dell’intero mondo latino”. Il gruppo Sciroccu, di Siracusa, formato da musicisti provenienti dalle più disparate esperienze musicali, invece sente l’esigenza di recuperare il canto siciliano tradizionale. “La Mediterranea autori” è invece una compagnia di autori e cantautori che è dedita alla forma- canzone, e propone addirittura un metodo per la scrittura di canzoni. Esiste poi una piccola casa discografica di Cosenza che risponde al nome di “Suoneria Mediterranea”, il cui intento è quello di promuovere la musica prodotta nel bacino del Mediterraneo, qualunque sia il genere o la forma.

I Mediterranea invece propongono un’interessante contaminazione fra l’R’N’B americano e la melodia della tradizione napoletana: una contaminazione azzardata, infatti l’ascolto è sulle prime straniante, ma di sicuro molto curiosa e particolare. Insomma, anche per quegli artisti che hanno deciso di esplorare il mondo dei suoni del Mediterraneo – magari contaminandolo con sonorità provenienti dal mondo anglosassone – MySpace rappresenta il modo più diretto e veloce di arrivare alle persone. Si tratta di una rivoluzione o semplicemente dell’ennesimo specchietto per le allodole piazzato a bella posta in Internet? Le voci critiche ci sono (aprendo la pagina di Wikipedia dedicata a MySpace si trova un link a un testo piuttosto duro contro il social networking curato da Do It Yourself Conspiracy-). Non ci resta che attendere che piega prenderà la cosa nei prossimi tempi.

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