Basilica di Santa Sofia a Istanbul
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La Basilica Patriarcale della Santa Sapienza Divina, a Costantinopoli, era il centro non solo della Chiesa Cristiana di Rito Orientale, ma dello stesso Impero Romano d’Oriente. Il Grande Palazzo degli Imperatori era collegato alla Basilica, dove peraltro avvenivano le incoronazioni. Nonostante i giochi di luce, gli innumerevoli mosaici dorati, i capitelli di marmo, i fedeli che assistevano alle interminabili cerimonie ortodosse dovevano annoiarsi parecchio, se passavano il tempo ad incidere graffiti. Molti sono ancora visibili sul marmo della balaustra della galleria, negli inconfondibili caratteri greci.

Ma al centro della galleria meridionale, un’incisione è assolutamente incomprensibile, per chi avesse studiato il Greco. E’ stata decifrata, e datata al IX secolo, da esperti di rune. E se a qualcuno può sembrare strano immaginare Halfdan il vichingo che incide il suo nome con la punta di un pugnale tra dignitari bizantini, sulle rive del Bosforo, evidentemente non ha mai sentito parlare della Guardia Variaga.

La concezione comune del Medio Evo è il risultato di un grande equivoco. Gli storici dell’epoca, abituati ad un passato gloriosamente idealizzato, e quelli del Rinascimento, che a quel passato ideale si ispiravano per la loro visione del mondo, parlavano con disprezzo dei “secoli bui”, tra la caduta dell’Impero Romano e la fioritura europea successiva alle Crociate. Secondo quella visione, i “Barbari” avevano usurpato la civiltà dei Greci, creatori dell’arte, e dei Romani, creatori del Diritto, sprofondando l’Europa in un abisso di guerre e disordine. Oggi, invece, la storiografia seria parla non di “invasioni” barbariche, ma di migrazioni, attratte dall’ordine e il relativo benessere dei territori dell’Impero, che non “cadde”, ma semplicemente si impoverì e decadde al punto che l’unica porzione di Stato centrale in grado di sopravvivere fu quella legata alla Chiesa. La divisione dell’Impero fu l’ammissione che Oriente e Occidente erano ormai troppo diversi per poter essere amministrati allo stesso modo. La spiegazione dei libri di scuola, “da Bisanzio era più facile controllare la frontiera con i Barbari”, evoca flebili ragioni militari che sorvolano sul fatto che Efeso, ad esempio, fosse la più ricca città dell’Impero, e che l’Occidente era stato incapace di adeguarsi allo sviluppo economico e commerciale della parte orientale dei domini di Roma.

E l’Impero Romano d’Oriente, ellenizzato nelle tradizioni, sfuggito al controllo di Roma anche nella religione con il Grande Scisma del 1054, rimase l’unico Stato nell’Europa del Medioevo ad avere una organizzazione centrale: le cronache dell’epoca si riferiscono invariabilmente alla fiscalità bizantina come “oppressiva” e “insopportabile”, anche perché, di fatto, era l’unica.

In quello che era stato l’Impero d’Occidente, il collasso dello Stato centrale non impedì alle comunità in grado di competere sui mercati orientali di prosperare. Le Repubbliche Marinare ne furono un esempio, sfuggendo alla cappa del Feudalesimo, che impedì per secoli lo sviluppo del commercio e degli scambi. E mentre i marinai mediterranei continuavano a tenere in vita il cordone ombelicale tra l’Europa e l’Asia, nei mari dei “Barbari”, altri marinai prosperavano grazie a scambi che, come di consueto, assumevano di volta in volta la forma di commercio o pirateria, secondo la forza degli interlocutori.

Che i Vichinghi siano arrivati fino al Labrador è un fatto storico, per molti anni dubbio, ma ormai accettato anche nell’immaginario comune. Lo stesso immaginario, stranamente, sembra dimenticare fatti noti da sempre, e che cioè nello stesso tempo, i pirati–commercianti scandinavi risalivano i grandi fiumi dell’Europa Orientale, stabilendo posti commerciali fortificati, e colonizzandone le steppe come terra di nessuno. Quando arrivarono sulle rive del Mar Nero, la terra di nessuno finì, e si scontrarono con l’autorità imperiale di Bisanzio. Non meno di otto tra guerre e spedizioni navali furono combattute tra i Rus’, come si definivano i colonizzatori venuti da oltre Baltico, e i Bizantini. La superiorità navale di questi ultimi, grazie al famigerato “fuoco greco”, ebbe la meglio, e gli scontri si risolsero in trattati commerciali, e matrimoni.

I Variaghi, come i Bizantini li chiamarono, avevano fondato un loro stato, che chiamavano “Gardariki”, a Kiev, e dominavano il commercio tra il Mediterraneo, l’Oriente e il Nord Europa sulla rete di vie d’acqua tra fiumi e laghi. Quando nel 988 AD il principe di Kiev, Valdamarr Sveinaldsson (in russo moderno Vladimir Sviatoslavich) ricevette una richiesta di aiuto dall’Imperatore Basilio II, chiese di prendere in moglie una principessa della Casa Imperiale, e inviò 6000 guerrieri a dar man forte al nuovo alleato.

Le conseguenze di quel gesto furono durature. Per poter contrarre il matrimonio, Valdamarr si convertì alla fede ortodossa, e con lui tutti i suoi sudditi. I Bizantini, e i loro nemici, furono impressionati dal valore dei guerrieri nordici. La famosa, “oppressiva” fiscalità bizantina, assicurava all’Impero una regolarità finanziaria sconosciuta agli altri Stati medievali, e la voce delle ricchezze che un buon guerriero poteva accumulare al Sud si sparse tra i Rus’, i Vichinghi del Baltico e di Scandinavia, e i Normanni in Francia: i mercenari nordici che sciamarono a “Miklagard”, il nome vichingo di Costantinopoli, poterono contare su pagamenti regolari, caso raro per i soldati di ventura dell’epoca. Ripagarono gli Imperatori d’Oriente con una fedeltà che alla corte di Bisanzio, con i suoi intrighi infiniti, sembrò incredibile, e portò alla formazione della Guardia Variaga dell’Imperatore, un reparto d’elite con compiti di guardia del corpo del sovrano e di riserva tattica.

Gli storici bizantini parlano con un misto di sgomento e ammirazione di questi giganti capaci di bere incredibili quantità di vino, inarrestabili in battaglia, provenienti da “Thule”, una terra situata genericamente a Nord del mondo conosciuto. Anna Comnena, la grande storica e principessa, parla di “pelekyphoroi barbaroi”, Barbari portatori di ascia. Anna conosceva bene i Variaghi: per ben due volte, salvarono la vita del fratello Giovanni II Comneno dai sicari che lei aveva inviato ad assassinarlo. Alla morte dell’Imperatore che avevano servito, le sue Guardie avevano il privilegio di prelevare dal tesoro del sovrano tutti i beni che fossero riusciti a trasportare. Molte saghe parlano delle gesta di guerrieri a Miklagard, e di quanto fossero tornati arricchiti. Ma molte pietre runiche ricordano invece quelli che non tornarono mai. In diverse battaglie, contro Arabi, Turchi, Armeni, Bulgari e Ungheresi, i Variaghi furono l’elemento decisivo. In uno scherzo della Storia, nel 1018, a Canne, dove Annibale quasi distrusse Roma, la Guardia Variaga si scontrò con un’armata di ribelli longobardi che aveva sottratto l’intera Puglia ai Bizantini, grazie ad un gruppo di mercenari provenienti dalla Francia. In una battaglia decisiva, i Vichinghi al servizio dell’Imperatore sterminarono i Normanni al servizio dei ribelli longobardi.

Quando i Crociati saccheggiarono Costantinopoli, nel 1204, la Guardia Variaga fu uno dei pochi reparti in grado di resistere. Ma con la caduta dell’Impero, l’epoca dei Variaghi finì, anche se forse la Guardia fu rifondata dai restauratori Paleologhi nel XIV secolo. Nelle cronache della conquista ottomana della capitale bizantina nel 1453, non vi è traccia dei Variaghi. Ma la loro avventura aveva segnato ormai la Storia. La Russia, la Terra dei Rus’, raccolse l’eredità di Bisanzio, proclamandosi “Terza Roma”, e restando ancora oggi un baluardo della fede ortodossa. I Normanni sconfitti a Canne ripararono nei ducati Longobardi, continuando a offrirsi come mercenari e a ritagliarsi domini personali, fino ad unificare il Meridione d’Italia e la Sicilia nel primo Reame Italiano.

La tradizione di Guardie d’elite di origine esotica dei Variaghi continuò, nel corpo dei Giannizzeri, in quell’Impero Ottomano che aveva occupato la nicchia geopolitica dell’Impero Romano d’Oriente, anche negli scambi commerciali e nel rapporto tormentato, mai del tutto interrotto, con gli empori d’Europa, Genova e Venezia.

Con le Crociate, l’Europa nata dalle ceneri dell’Impero Romano d’Occidente si era aperta ai commerci con l’Oriente, e aveva trovato in Bisanzio il vero ostacolo, fino a distruggerla nel 1204. Il nuovo Impero Ottomano ne prese il posto, ma il mondo era cambiato, e mentre le potenze mediterranee continuarono a dissanguarsi, in una decadenza che sarebbe durata secoli, i commerci si spostavano verso l’altra direzione che i marinai vichinghi avevano tentato secoli prima: l’America.

Il Medio Evo era finito.

(©2012 Piero Castellano per Mediterraneaonline.eu)

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