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È Iss viene vinificato col Tintore, tra i vitigni più rappresentativi della vasta provincia di Salerno e proveniente da ceppi vetusti prefillosserici impiantati nei terreni del comune di Tramonti sulle alture dei Monti Lattari, a cavallo tra l’Agro Sarnese Nocerino e la Costiera Amalfitana; i terreni di questo versante sono a prevalenza calcareo argillosa con sedimentazioni vulcaniche che consentono, grazie al clima con inverni per niente rigidi ed estati piuttosto mitigate dalla frescura, la crescita di uve sane anche per la buona ventilazione e le escursioni termiche.

Sono pochi a sapere che il giglio che rappresenta il cardine Nord sulle raffigurazioni classiche della bussola altro non è che la stilizzazione della lettera “T” che sta per Tramontana, il vento che, considerando Amalfi al centro della Rosa dei Venti, spira appunto da Tramonti, ubicato proprio a settentrione rispetto all’antica Repubblica Marinara.

Tra i monumenti di maggiore interesse meritano menzione i resti del Castello di Montalto, a cui è annessa la cappella dedicata a Santa Caterina, il Convento dei Francescani, a Tramonti dal 1400, e l’Antico Conservatorio Regio di San Giuseppe e Teresa, risalente al 1662 e famoso, oltre che per le assidue frequentazioni di San Alfonso Maria de’ Liguori, per essere il luogo in cui è stato creato il famoso liquore Concerto, il più antico tra i rosoli amalfitani.

È in questo piccolo borgo di poco più di 4000 abitanti che la Tenuta San Francesco è ubicata e produce vino, grazie al sodalizio di tre storiche famiglie di questo antico distretto fondato dai Romani: Bove, D’Avino e Giordano. La sede della cantina si trova nella vecchia masseria della famiglia Di Palma e a seguirne i lavori è l’enologo irpino Carmine Valentino.

Probabilmente il Tintore, generalmente allevato a pergola sostenuta su pali di castagno detti “spalatroni”, è il frutto di un antichissimo incrocio naturale per impollinazione tra le varietà Aglianico e l’antica Tintora, comparso agli inizi del 1800 ed appartenente alle così dette uve tintorie per l’elevato numero di antociani contenuti nelle bucce. La caratterizzazione molecolare del germoplasma viticolo Campano ha evidenziato una relativa parentela del Tintore di Tramonti con altre varietà d’uva ricca di colore, stando alle descrizioni redatte da diversi ampelografi, con la Tintora di Lanzara, a sua volta simile all’Olivella Tingitora.

Il rosso rubino ruota formando archi fitti e lacrime che scoscendono lentamente, la mora selvatica e la carruba percorrono con insistenza l’olfatto, seguite dapprima dalla ciliegia, tanto in confettura quanto sotto spirito, e successivamente da una pioggia battente di grani di pepe nero e ginepro, pioggia che rende i sentori erbacei della terra da macchia mediterranea bagnata, acqua di rose ed uno scampolo vanigliato. Trama tannica fitta, potente, poi evidente sapidità e verve di distensiva freschezza a dare tregua al palato. Decisamente persistente, un vino più da masticare che da bere e con ancora una irruenza di gioventù da domare con un piatto di cavatelli al ragù di braciola di capra.

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