Catania rock
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Su Facebook esiste un gruppo denominato “Quelli che rivogliono Catania Seattle d’Italia”. La descrizione recita così: “Siamo quelli che ricordano il rock siciliano degli anni 90
con una rabbia e un amore capace di far del male…Siamo quelli che vorrebbero ascoltare ancora quella musica suonata nelle vie della città.
Siamo quelli che vorrebbero suonare ancora nei locali,ma senza essere sottopagati.
Siamo quelli che quando si parla di Catania, la ricordano ancora come la città più musicale d’Italia”. Negli anni 90 era consuetudine parlare di Catania come la Seattle d’Italia, visto il nugolo consistente di artisti, tutti di grande spessore, che la città siciliana partoriva dal suo grembo.

Scriveva Repubblica il 24 luglio 1997: “Oggi la città pullula di iniziative culturali, di spettacoli e di concerti, la gente accorre sempre numerosa e riscopre luoghi dimenticati del centro storico, si riavvicina a quel corpo separato che è il porto”. Catania era il nome nuovo della musica italiana, capace di generare una “scena” vivace e variegata, in cui musicisti di grande talento e produttori di spessore seppero creare un humus in cui sono fioriti nomi che sono finiti dritti dritti nell’olimpo della musica italiana, su tutti Carmen Consoli.
Per capire l’esplosione degli anni novanta occorre però fare un piccolo passo indietro e parlare di ciò che già si muoveva negli anni ottanta. E’ nell’82 infatti che la formazione dei Denovo di Mario Venuti e Luca Madonia assume una line up stabile e arrivano secondi a una manifestazione nazionale chiamata “Il rock italiano mette i denti”, dietro ai Litfiba. La band di Venuti e Madonia pubblicò quattro album fra il 1982 e il 1989, l’ultimo dei quali, Venuti Dalle Madonie a Cercar Carbone, prodotto dal catanese Franco Battiato (catanese doc) e da Pio Giusto, rappresenta una sorta di manifesto del gruppo. In quegli stessi anni un gruppo americano rispondente al nome di R.E.M. veniva suonato nelle discoteche catanesi con assiduità e nel 1995 il concerto a Catania del gruppo di Athens finì per simboleggiare proprio una sorta di chiusura del cerchio, l’ideale congiunzione fra l’America del rock e l’assolata città siciliana. A organizzare quel concerto è stato l’uomo forse più importante per la nascita della scena catanese, Francesco Virlinzi, scomparso a soli 41 anni nel 2000, fondatore della Cyclope Records e scopritore indefesso di una fucina di talenti, tra cui la già citata Consoli, Brando, Amerigo Verardi e anche un artista non catanese come Moltheni. Da dieci anni Catania rende omaggio al suo grande produttore discografico con un tributo che quest’anno ha visto sul palco Paola Turci e il bravissimo musicista romano The Niro.

Fra i primi ad essere scoperti da Virlinzi ci furono i Flor – ex Flor de Mal – che esordirono nel ‘91 e che nel ‘94 pubblicarono un album, Re Visioni, registrato fra Athens (guarda caso la città dei Rem, coi quali collaborarono) e Catania, mescolando dialetto siciliano e sonorità anglosassoni. Un altro nome rilevante in quegli anni è quello di Orazio Grillo, in arte Brando, che inizia la carriera giovanissimo nei Boppin’ Kids per poi dedicarsi alla carriera solista, realizzando album quali Santi e Peccatori, prodotto da George Cowan (che già avevo messo mani su album di Rem e 10,000 Maniacs), Fuori dal Branco, registrato in parte nella “solita” Athens, proprio come quello dei Flor e Buoni con il mondo, realizzato con la collaborazione di Mauro Pagani e vari artisti fra i quali Morgan e Ellade Bandini. Recentemente Brando ha aperto uno studio di registrazione a Milano per continuare l’attività di produttore, iniziata qualche anno fa. Al di fuori invece dell’orbita di Virlinzi, non possiamo non citare un gruppo come gli Uzeda, autori di un rock denso e pieno di influenze noise, il cui secondo album è stato prodotto da Steve Albini degli Shellac; il gruppo ha avuto l’onore di partecipare addirittura alle leggendarie John Peel Sessions. Recentemente i membri degli Uzeda hanno collaborato con Gianna Nannini. E’ quasi obbligatorio poi parlare di Cesare Basile, cantautore quanto mai sottovalutato, che meriterebbe di essere ben più conosciuto. Il suo primo lavoro solista è uscito nel 1995 per la Lollypop records (altra etichetta catanese), l’ultimo, Storia di Caino, nel 2008.

Di quello che è stata Catania negli anni 90 nell’immaginario musicale nostrano è possibile tracciare solo un quadro incompleto. E’ importante evidenziare però come anche lontano dai tradizionali circuiti della musica, laddove ci sono idee, talento, voglia di fare, si possa trasformare una città in un piccolo gioiello artistico e fare, per esempio, di Catania una piccola Seattle.

1 thought on “Catania-Seattle, affinità elettive

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