Cartello per Santiago
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Il tema dl mese è la strada. Il viaggio doveva riguardare la strada. Abbiamo pensato ai viaggi a piedi, e il viaggio per eccellenza è il Camino de Santiago.

Da molti secoli il Camino viene battuto da milioni di pellegrini e viaggiatori, non necessariamente per motivi religiosi. La storia del Camino però, riguarda un santo della cristianità: San Tiago (San Giacomo), uno dei dodici apostoli. Andò in Spagna per evangelizzare quella terra ma una volta tornato a Gerusalemme fu decapitato da Re Erode Agrippa. Dopo la morte alcuni suoi discepoli trafugarono il corpo e lo portarono in Galizia, Spagna. Nel periodo della riconquista spagnola venne utilizzato (Santiago Matamoros) come simbolo spirituale.

Il nord della Spagna, con i suoi paesaggi desolati e quasi desertici, iniziò ad ospitare il passaggio dei pellegrini che in San Tiago vedevano, e continuano forse a vedere, il più grande difensore della fede cristiana nella penisola iberica. Il santo è venerato in egual misura da spagnoli e portoghesi, tanto da diventare un nome di persona abbastanza comune ancora oggi.

Abbiamo intervistato un viaggiatore che il camino l’ha fatto. Si chiama Tiziano Fioriti, è umbro ma studia Design a Firenze. Ha 23 anni (all’epoca 21) e fa il grafico come libero professionista. Persona molto schietta e comunicativa, con molta voglia di esplorare il mondo e contemporaneamente se stesso. Sicuro della sua scelta, dice di non avere mai avuto ripensamenti durante il viaggio (900 chilometri, circa).

Si parte da Roncisvalle, un minuscolo paesino nei Pirenei francesi e si comincia il viaggio da un cartello che indica la direzione: Santiago de Compostela.

Nessun accorgimento particolare per il viaggio: uno zaino, una tendina, poche cose per i cambi, lo stretto necessario. Non è esattamente un viaggio di piacere quello che ha fatto col suo amico e compagno di viaggio Mattia, a cui ancora dedica tutta la sua riconoscenza per essere stato il migliore compagno che potesse avere per affrontare quella esperienza. Il cammino viene anche chiamato il “Cammino delle persone comuni”, nel senso che chiunque può farlo. Non ci sono prove di abilità particolari da affrontare, non ci sono le famose sfide contro se stessi, il viaggio in solitario senza acqua ne cibo nel deserto. Qui è diverso. Il viaggio corrisponde al cammino, il cammino e la strada sono le attività che determinano i trenta o trentacinque giorni necessari per raggiungere la Cattedrale di Santiago, nell’omonima città, all’interno della regione nord-occidentale della Galizia, poco prima del Grande Mare, come veniva chiamato l’oceano.

Quello che interessa mediterranea è sapere quali sono le condizioni e le sensazioni di un viaggio percorso tutto a piedi per 900 chilometri.

L’inizio di tutto è stata una grandissima curiosità, una voglia di sapere perché mai qualcuno dovrebbe percorrere tutta quella strada, insomma ci deve essere un motivo molto forte, mi son detto. L’ispirazione me l’ha data anche il libro di Paulo Coelho “Il cammino di Santiago”, che per incipit ha proprio il motto “Lo straordinario risiede nel Cammino delle persone comuni”, ossia la definizione del Cammino stesso. Non mi interessava l’aspetto straordinario dell’impresa, ma proprio quello ordinario. Volevo anche staccare veramente dalla quotidianità, volevo riprovare ad osservare tutto con un tempo diverso. Ecco, durante il cammino il tempo e lo spazio cambiano dimensione. Il tempo di percorrenza di un tratto di cammino a piedi non corrisponde a quello fatto in auto o in treno.

Sembrerebbe un’ovvietà, ma non lo è. Il tempo si dilata e lo spazio non è quello che possiamo percorre normalmente. Possiamo fare meno cose, e quello che facciamo è per forza diverso da quello che riusciamo a fare avendo a disposizione i mezzi di trasporto e di informazione contemporanei.

Esattamente, e aggiungo un aspetto importantissimo. Il tempo a disposizione è molto di più del normale, e siamo per così dire “costretti” a pensare a noi stessi, siamo più a contatto con il nostro io, fuori dalla nostra quotidianità. Lontani dagli impegni quotidiani si deve fare i conti con noi stessi, e nel mio caso, anche con le persone che condividono il mio viaggio. È un viaggio fisico ma anche dell’anima.

La prima cosa da fare prima di partire?

Prima di mettersi in viaggio bisogna procurarsi la Credenziale del Pellegrino, che corrisponde praticamente in un documento da presentare in tutte le tappe del Cammino per poter essere ospitato nei vari ostelli dedicati ai pellegrini lungo tutto il cammino di Santiago. Si può comprare per pochi euro in Italia o anche all’inizio del viaggio. Serve ad essere riconosciuti dagli Hospitaleros, e accedere ai vari servizi a prezzi irrisori agli alloggi, facendo in modo che il prezzo del viaggio sia veramente basso. Questi ostelli sono gestiti solitamente da volontari, le strutture sono pubbliche o private ma accomunate dai prezzi bassi, dedicati ai pellegrini che da secoli percorrono quelle strade desolate. Inoltre senza la Credenziale del Pellegrino non si avrà diritto al certificato (Il Compostela) che viene consegnato a Santiago a chiunque abbia percorso il cammino. Il certificato viene consegnato solo a chi avrà dimostrato attraverso il timbro di tutti gli ostelli nella parte posteriore del documento, di aver percorso tutte le tappe del viaggio.

Anticamente la prova dell’effettiva percorrenza del cammino era una conchiglia, raccolta nelle spiagge dell’oceano a 100 chilometri da Santiago. I pellegrini arrivavano nella cattedrale, si riposavano tutti all’interno, dove un enorme incensiere veniva e viene fatto danzare sopra le teste dei fedeli per purificarli e purificare l’ambiente dall’odore della stanchezza. Si andava fino al mare anche per potersi lavare e poter riprendere tutto il viaggio a ritroso.

Il tragitto da percorrere è sempre lo stesso per tutti?

In Spagna i percorsi sono diversi. Ma forse il più battuto è quello che passa da Nord. Le varie tappe o i vari cammini non sono il frutto di un progetto studiato a tavolino, ma l’evoluzione nei secoli di percorsi che aiutavano i pellegrini a raggiungere in modo migliore Santiago.

Ma il punto di partenza è sempre quello che parte da Roncisvalle, dove si ritrova chiunque voglia iniziare il cammino. In questo piccolissimo paese viene celebrata la messa di augurio ai pellegrini. Il cammino di Santiago è chiamato anche la Via Lattea, in riferimento alla costellazione che aiutava i pellegrini ad orientarsi anche la notte, (si camminava di notte per profittare del fresco).

Quanti chilometri percorrevate al giorno, e dove dormivate la notte?

Beh, più o meno si faceva una media di 4/5 chilometro all’ora. Se riuscivamo a camminare tutto il giorno si andava suoi 30 chilometri al giorno. La notte dormivamo negli ostelli disseminati lungo tutto il cammino. Dopo una settimana già conoscevamo qualcuno dei vari camminatori e ci si ritrovava tutti a mangiare negli ostelli che facevano un po’ da tappa del cammino. Si è creata una vera e propria famiglia viaggiante. Tutti uniti dallo stesso spirito e tutti uguali nei mezzi. Durante il cammino si annullano le differenze di età o di professione. Si camminava e si mangiava semplicemente con chi si andava d’accordo, non si guardava a quello che normalmente si è tutti i giorni. Una comunanza di obiettivi determina a volte una simpatia naturale. Persone completamente sconosciute si conoscono durante questa esperienza e per forza si trovano qualcosa in comune. La cosa bella è che durante il cammino non si ha tempo di fingere con le altre persone, e neanche esiste la convenienza o l’opportunità. Questa esperienza mi ha permesso di ritrovare anche una dimensione di assoluta sincerità, con gli altri e con me stesso di conseguenza. Insomma è come cominciare da qualche punto che avevamo dimenticato nella fretta e nell’ipocrisia di tutti i giorni.

Il cammino di Santiago, proclamato “Primo itinerario culturale Europeo”, è un simbolo per tutto il mondo. Non è solo un viaggio spirituale, come si potrebbe immaginare, ma un viaggio dove si conoscono ambienti e geografie altrimenti impossibili da vedere. Insomma, la strada e il viaggio sono sinonimi del Cammino. Cosa ne pensi?

Condivido pienamente l’impostazione del tema. Fare un viaggio per strada, a piedi (avevamo pensato anche di usare la bici ma non aveva senso) è completamente diverso dal viaggio tipico a cui siamo abituati. Nel momento in cui cominci il cammino, sei in strada. Non un momento o un giorno, sei sempre in strada e li dovrai vivere per molti giorni. Il camminare per strada ti mette in una condizione di grande precarietà, ma non in senso negativo. Precarietà nel senso di essenzialità delle cose a disposizione: non c’è internet, non c’è la possibilità di farsi una doccia quando si vuole (a meno che non si usi il denaro, il cammino è pieno di alberghi e pensioni). Insomma si ha a disposizione il minimo necessario, senza la preoccupazione di raggiungere un record mondiale di sopravvivenza, semplicemente le cose di cui hai bisogno sono diverse.

E poi è una condizione provvisoria nel senso di irripetibile. Questa condizione è valida in generale, le cose non si ripetono mai uguali, ma in quella condizione hai l’idea che i posti che si vedono, gli occhi che li hanno osservati, non li vedranno più allo stesso modo.

Il cammino di Santiago però ha uno scopo preciso. Insomma c’è all’origine una questione religiosa?

Guarda, provengo da una famiglia cristiana cattolica. Questo ha influenzato positivamente i miei intenti anche se il Cammino non è certo un’ortodossa manifestazione del proprio credo. Infatti, conoscendo pellegrini provenienti da tutto il mondo ho capito che non è quello il punto. Alla base c’è un misto di curiosità, desiderio di avventurarsi, di mettersi alla prova. E un indiscussa religiosità. Il termine “religione” proviene dal verbo “religare” ossìa “legare, vincolare”. Questo sta a significare che si può esser religiosi in una miriade di maniere diverse. Come diceva G. Bernard Shaw, “esiste solo una religione, nonostante ne esistano un centinaio di versioni.

Tornando al viaggio. Il bello è essere in mezzo ad una strada, che accumuna milioni di persone.

E soprattutto sentirsi liberi da tutto quello che ci circonda tutti i giorni. Durante il cammino non ho avuto mancanza di nulla, avevo ciò che mi serviva per continuare. E quello che serviva era solo la convinzione della propria scelta, un totale accordo con se stessi, senza nessun dubbio o ripensamento. Stavo facendo esattamente quello che volevo fare.

Siamo arrivati alla Cattedrale di Santiago dopo 31 giorni e a Finisterrae dopo 34. Il viaggio in se’ è durato 39 giorni, e per finire la nostra esperienza fin in fondo siamo arrivati alla fine della terra “Finisterrae” come la vedevano gli antichi camminatori. Abbiamo ammirato l’oceano al tramonto, e dopo esserci ringraziati l’un l’altro per quanto fatto, siamo tornati a casa con una semplice ma nuova consapevolezza: esistono troppi luoghi che meritano di essere osservati e vissuti.

http://www.tizianofioriti.com

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