I ragazzi della Locanda dei buoni e cattivi di Cagliari
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Va da sé che la crisi economica che sta attraversando il nostro paese si lega ed è una delle cause di una parallela crisi sociale, comportando l’aggravarsi delle condizioni che regolano la vita degli individui. A partire dall’assenza di lavoro e della conseguente e crescente povertà, l’aumento delle situazioni familiari problematiche e della delinquenza. Se già in una situazione di “normalità” economica, si verificano delle difficoltà nel reintegro di persone che hanno avuto dei trascorsi con dei problemi di questo tipo, nella situazione di crisi odierna le possibilità che siano reintegrate in un ambiente lavorativo sono assai ridotte.

Parlo degli emarginati sociali, nella fattispecie ragazzi provenienti da famiglie disagiate, che hanno subito violenze, che sono stati in riformatorio. Ma parlo anche di donne che devono allevare da sole i loro bambini, ragazze madri senza il supporto dalle famiglie. O ancora bambini abbandonati, o ospedalizzati, o appartenenti alla comunità rom. Per queste persone, che ci sia crisi o meno, le porte del lavoro rimangono spesso chiuse, non permettendo un’assimilazione nella società che, aggravata dalla crisi economica, diventa ancora più impenetrabile.

Questo deve aver pensato Ugo Bressanello quando, nel 2010 ha deciso di aprire a Cagliari la “Locanda dei Buoni e Cattivi”. Nel 2005, dopo aver rinunciato alla sua carriera nel mondo della finanza e delle telecomunicazioni, insieme a sua moglie Petra e ad alcuni amici, fa nascere “Domus de Luna“, una fondazione ONLUS senza fini di lucro, con l’obiettivo di collocare le giovani vittime di situazioni di grave disagio familiare e degrado sociale. Negli anni riesce a mettere su diverse strutture per l’accoglienza dei minori e mamme che hanno urgente bisogno di aiuto, assicurando loro sia sostegno psicologico, sia assistenza sanitaria e legale. Senza tralasciare il punto più importante per il recupero di questi ragazzi e di queste donne, e cioè la realizzazione di percorsi che li portino ad un’autonomia futura, che passano per forza nel mondo del lavoro. Ma non è semplicissimo, vista diffidenza che accoglie questa tipologia di persone.

Per questo motivo, e per contrastare la crisi, nasce la “Locanda dei Buoni e Cattivi” . La risposta di Bressanello è stata infatti quella di realizzare una struttura in cui queste persone potessero lavorare e allo stesso tempo essere seguite ed accudite anche per il loro disagio. Si tratta di un’attività commerciale vera e propria, una struttura turistica realizzata con lo scopo di facilitare il reinserimento sociale, affettivo e lavorativo a ragazzi e mamme che stanno uscendo da percorsi di recupero. La Locanda dei Buoni e Cattivi si trova in una villetta in un quartiere al centro di Cagliari, a due passi dal centro storico e dal mare.
Si tratta di un B&B, ricavato da una villa degli anni ’60, ma è anche un ristorante aperto tutti i giorni a pranzo ed il venerdì ed il sabato a cena. La filosofia del locale è basata sul rispetto dell’ambiente e sulla solidarietà, a partire dagli ingredienti usati in cucina, come il riso e i legumi, che provengono dalla Sicilia dove una comunità che si occupa di sociale cerca di reintegrare, col lavoro dei campi confiscati alle mafie, i giovani che hanno avuto delle difficoltà. Tutti i prodotti sono controllati e provenienti da realtà di questo tipo. La qualità e genuinità sono basilari in questa visione e lo spreco non è contemplato. Ciò consente ai ragazzi di intraprendere un percorso di crescita professionale che combina il gusto con l’etica.

Ciò che determina la particolarità di questa impresa è il fatto che produce lavoro e sostentamento economico a se stessa, a differenza delle altre che operano in questo settore. Ed è anche un esempio di come si possa reagire alla crisi cercando di modificare i modelli economici che ci circondano. La risposta di Bressanello non solo ha un richiamo alle problematiche sociali, ma interviene anche sul modello economico. E, seppure nel suo piccolo, è pur sempre un modello da seguire, un esempio da cogliere per intraprendere un nuovo modo di concepire l’impresa, consentendo allo stesso tempo un miglioramento e una crescita del tessuto sociale che ci circonda.

Ugo Bressanello ha risposto ad alcune domande

Una veduta esterna di La Locanda dei Buoni e Cattivi
Una veduta esterna di La Locanda dei Buoni e Cattivi

Il progetto nasce come prolungamento di un discorso più ampio che coinvolge tutte le altre vostre iniziative nel sociale. Ci parli delle origini, come è nata la fondazione Domus de Luna ONLUS e quali sono stati i vari passaggi che hanno segnato il percorso fino all’idea della Locanda dei Buoni e Cattivi.

Domus de Luna è un’idea che si concretizza in Sardegna, grazie all’aiuto di tanti amici che qui hanno condiviso la scelta mia e di mia moglie Petra di impegnarci sul serio e in prima persona. Nasce sicuramente anni prima il sogno di dare risposte diverse e fare qualcosa in più, a favore innanzitutto di quei bambini e di quei ragazzi che più di tutti meritano attenzione e tutela. E non per niente ci siamo battezzati Domus de Luna. Proprio perché di fronte ai nostri progetti erano in tanti a risponderci che stavamo esagerando, che volevamo la luna. Così abbiamo cercato di realizzarlo sul serio un posto dove la luna di trovasse bene, a casa sua. La Fondazione nasce nel 2005 e in questi primi anni di attività ha già aperto quattro Comunità di accoglienza e cura per minori fuori famiglia e mamme con bambino. Con Domus de Luna siamo andati nelle strade, nelle scuole, al carcere minorile, con i ragazzini dei campi rom. Abbiamo contribuito a realizzare una federazione, Isperantzia Onlus, che riunisce le case che ospitano e curano minori in Sardegna e finalmente li rappresenta anche presso istituzioni un po’ sorde alle istanze di chi non vota, non urla, non tira tondini di ferro né bottiglie incendiarie. E l’anno scorso abbiamo aperto la Locanda dei Buoni e Cattivi.

Tutto è nato con la vincita dell’edizione 2010 come miglior progetto di impresa sociale italiana del concorso nazionale “Il più bel lavoro del mondo” promosso da “Make a Change”. Avete ricevuto dei finanziamenti per avviare l’attività? A due anni di distanza, come vanno le cose a livello finanziario? Riuscite a autosostenervi completamente o le istituzioni vi danno una mano?

Grazie al contributo ricevuto da Make a Change e da fondazioni e altri enti privati, abbiamo potuto finanziare i lavori di ristrutturazione dell’immobile e avere un po’ di ossigeno per l’avvio dell’attività. Stiamo cercando di tendere alla sostenibilità economica e finanziaria dell’iniziativa senza perdere di vista l’obiettivo primo, che è sociale. Noi vogliamo che alla Locanda dei Buoni e Cattivi si mangi bene, si dorma sereni e felici. Vogliamo che chi ci lavora sia orgoglioso dei sorrisi e dei complimenti che riceve, che non abbia neanche il dubbio che siano dovuti a compassione o altro. Alla Locanda facciamo formazione e inserimento lavorativo per chi avrebbe sicuramente difficoltà in un sistema tradizionale, che schiaccia ed emargina chi non è in grado di dare e fare subito e in fretta. Chi, dopo un po’ e nel giusto contesto, è invece capace di fare lo stesso e meglio di altri, perché motivato profondamente, spesso desideroso di giusto rispetto e riscatto.

La vostra è senz’altro un’iniziativa originale e soprattutto crea delle nuove strade di sviluppo e autosostentamento che hanno ragione di esistere ed essere replicate soprattutto in questo momento di crisi. Questo è già successo? O siete gli unici ad avere creato una struttura di questo tipo in Italia? E all’estero?

Ci sono per fortuna altre iniziative del genere, sia in Italia che fuori. Rimanendo sempre nel settore della Locanda dei Buoni e Cattivi, penso all’Albergo di via dei matti numero zero o alla Trattoria degli amici della comunità di Sant’Egidio. Ma c’è chi ha applicato lo stesso concetto e metodi simili in tanti e diversi settori produttivi. Fare impresa sociale, questo tipo specifico di impresa sociale, è difficile ma giusto e utile. Personalmente sono contro chi vuole ad ogni costo sottolineare l’aspetto della sostenibilità economica, penso sia troppo comodo per le istituzioni che invece dovrebbero essere più attive e responsabili favorendo e partecipando. La ricerca della sostenibilità è importante ma viene dopo obiettivi che sono infinitamente più alti. Grazie a tutti gli amici, persone e aziende e organizzazioni, che aiutano e sostengono anche economicamente la Locanda dei Buoni e Cattivi, siamo riusciti fino ad oggi a trovare sempre un giusto equilibrio, senza fare scelte commerciali in luogo di quelle sociali che più ci devono interessare.

Com’è organizzata esattamente la Locanda dei Buoni e C attivi? Quali sono le figure che ci lavorano e quante? Ci parli del percorso che compiono per arrivarci e se questo permetta un più semplice reintegro successivo nel mondo lavorativo esterno, soprattutto in questa fase critica della vita economica del paese.

Ci sono dodici persone che si occupano quotidianamente della Camere e del Ristorante. C’è chi fa il cameriere, chi aiuta in cucina, chi lava i piatti, chi pulisce, chi stira. Tutto quello che serve a far funzionare la Locanda. Quattro dei dodici hanno funzione di indirizzo e controllo, chiamiamoli tutors, anche se da noi ci chiamiamo solo per nome. Tra tutti, il cuoco Paolo e la locandiera Giuditta. C’è poi chi si occupa di fare supervisione agli operatori , chi tiene i conti e supporta per tutti gli aspetti amministrativi, chi aiuta nelle manutenzioni e nei lavori più grandi. Non saprei dire quante sono queste persone a supporto, anche perché sono le stesse che si occupano anche degli stessi servizi a beneficio delle comunità e degli altri interventi di Domus de Luna, si tratta di una quota parte del loro tempo. A lavorare in Locanda invece, ci sono venuti mamme e ragazzi segnalati dalle comunità perché pronti a fare un passetto in avanti, chi era già in un percorso verso l’autonomia, chi aveva fatto qualche stupidaggine e voleva dimostrare il cambiamento e cercare il riscatto. C’e’ anche chi ci ha semplicemente contattato e raccontato la sua storia. Ed ora è in Locanda, con gli altri. E possiamo già raccontare, ben prima di quando speravamo di poterlo fare, di qualche ragazzo che grazie alla formazione e all’esperienza fatta in Locanda ha trovato lavoro altrove, magari in un ristorante o in un albergo vicino casa.

Dal 2005 ad oggi la fondazione è andata accrescendosi velocemente in iniziative e creazione di nuove strutture per l’assistenza a minori e donne con difficoltà. Fino a sfociare nella Locanda dei Buoni e Cattivi nel 2010. Ci sono altri progetti in cantiere? O la possibilità di ampliamento o replica di una struttura come quella della Locanda o di un’attività simile indirizzata verso un differente versante lavorativo?

Sono diverse le persone che ci stanno chiedendo di ampliare l’intervento, magari proponendo di partecipare la gestione di un ostello, di una mensa, di un bar. Difficilmente riusciremo nel breve, molto probabile, quasi sicuro, che lo faremo più avanti. Al momento Domus de Luna ha bisogno di dedicarsi ai suoi ragazzi in comunità, a fare in modo che la Locanda dei Buoni e Cattivi funzioni sempre meglio, ad aprire l’Exmè a Santa Teresa di Pirri – ma dell’ex mercato parliamo un’altra volta…

 

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