Fondazione di Carbonia
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Come molti già sapranno, durante la 6° Conferenza del Consiglio d’Europa sulla Convenzione Europea del Paesaggio tenutasi a Strasburgo il 3 e 4 maggio 2011, la città di Carbonia è stata nominata dal Consiglio d’Europa vincitrice del Premio per il Paesaggio, concorrendo con altri 95 progetti ( tra cui Chieti, Trapani, il Parco del Delta del Po e del Gran Paradiso, ed anche un altro comune sardo, Martis) provenienti da 14 diversi stati.

Si tratta delle seconda edizione di un concorso organizzato dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, una iniziativa tesa a promuovere la cultura del paesaggio, come spazio in cui l’uomo vive, e come patrimonio determinante per lo sviluppo del nostro Paese.
Si valutava l’impegno per la tutela del paesaggio, sia dal punto di vista naturale che culturale, attraverso l’individuazione di progetti che mirassero a integrare le politiche sostenibili con il territorio di appartenenza: quindi che prevedessero degli interventi da una parte finalizzati alla sensibilizzazione della collettività alla cura per il patrimonio territoriale e dall’altra alla sua valorizzazione, sottolineando il potenziale culturale, sociale, economico dei suoi luoghi, con una particolare attenzione all’intervento contemporaneo.

Carbonia era nata per volere di Benito Mussolini per ospitare coloro che avrebbero lavorato nelle miniere rilevate dall’Azienda Carboni Italiani nel 1936. Il Duce inaugurò la città nel 1938, ma essa era già sorta sulla carta negli anni precedenti. Nasceva quindi dal nulla, in una terra quasi desolata, coperta solo da macchia mediterranea e forse qualche casupola di pastori. Per questo fu semplice disegnarla. La viabilità fu pensata in base al paesaggio pre-esistente: il centro cominciò a sorgere nella valle formata dai declivi di alcuni rilievi di modesta elevazione, tra cui spicca per rilevanza archeologica il Monte Sirai. Era un progetto in cui l’urbanistica e l’architettura erano fittamente intrecciate con l’ideologia fascista: orientata al moderno, all’essenziale, al pratico.

Il Centro Storico fu il primo ad essere costruito: esso fu fondamentale perché doveva costituire il fulcro dell’agglomerato urbano. Esso è costituito da edifici-chiave che ripercorrono la dottrina mussoliniana: basti pensare che attorno alla grande Piazza (che doveva ospitare le grandi adunate per le manifestazioni fasciste) furono collocate la Torre Civica (un tempo Torre Littoria, simbolo del potere politico), il Dopolavoro, il CineTeatro, la Chiesa di San Ponziano (potere spirituale), ed il Municipio.

Essi presentano un criterio estetico comune: il rivestimento a trachite rossa e sovente la presenza del granito, nonché le forme base dell’architettura razionalista, tanto cara a Mussolini. Tra l’altro la trachite è un leitmotiv in numerose abitazioni ed edifici commerciali sorti in ogni punto della città in quello stesso periodo.
Ciò che rende particolare la disposizione di tutte le sue costruzioni è oltretutto una forte geometria e linearità, che è anche alla base dell’architettura razionalista stessa: basta osservarla dall’alto per notare tanti filari di case con giardino, praticamente identiche tra loro per dimensioni e tipologia.

Nonostante quindi fosse nata per un preciso scopo industriale ed economico, cominciò a brulicare di vita, e quella vita rimase -con numeri purtroppo decisamente più bassi- anche quando la miniera di Serbariu fu chiusa nel 1964.
É stato necessario qualche anno, perchè si capisse il potenziale che Carbonia possedeva, e appena possibile si è provveduto a tutelarlo e valorizzarlo in ogni singolo ambito. Si pensi infatti a quanti elementi paesaggistici si intersecano in essa.

Troviamo un paesaggio urbano, impregnato di storia e di architettura moderna, il cui centro -insieme ad ex spacci aziendali- è stato in tempi recenti rinnovato: la Chiesa e la Piazza sono state ristrutturate; il Cineteatro è ora un teatro con annessa un’arena per le proiezioni all’aperto; il Dopolavoro e la Torre Civica sono oggi dedicati all’amministrazione comunale; sono stati inoltre creati nuovi spazi sociali -ad esempio la piazza Berlinguer-, spazi verdi e fontane -come nell’area dell’Anfiteatro-; il tutto rispettando comunque la memoria di ciò che rappresentavano un tempo.

Possiamo ammirare anche un paesaggio naturale, che abbraccia l’agglomerato intero con la sua ricca macchia mediterranea. Se ne scorge uno archeologico, che nel Parco e nel Museo di Monte Sirai è raccontato da ognuno dei reperti trovati negli scavi durante gli anni. Ed in ultimo, ma non meno importante degli altri, uno industriale e minerario, che ha determinato l’origine della città ed è ora importante ed ulteriore fonte turistica grazie alla creazione del Museo del Carbone.
Ora il museo è gestito dal Centro italiano della Cultura del Carbone (CICC): è visitabile l’intero sito, compresa la galleria sotterranea. Altri locali sono usati per il Museo Paleontologico e l’esposizione di mostre temporanee, ad esempio quelle di Mirò e di Rembrandt, per citarne alcune.

Non sorprende a questo punto l’affermazione del Mibac: ”Carbonia rappresenta l’insieme delle azioni intraprese volte a recuperare, restaurare, tutelare e riqualificare l’impianto urbanistico e architettonico della città industriale del novecento”.
Partendo da zero, un simile lavoro di valorizzazione poteva sembrare davvero difficile, in ognuno degli ambiti di cui si è parlato. Tuttavia questo riconoscimento europeo -al di là della grande soddisfazione che ha portato a tutta la città-, oltre a dimostrare l’importanza della determinazione nel raggiungimento degli obiettivi, permette di capire quanto la tutela del passato permetta non solo di rendere più vivibile e piacevole il presente, ma anche di migliorare il futuro.

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