Share

Non c’è nulla di male a chiedere consigli sulle cantine, sui ristoranti e sugli svariati locali che si potrebbero frequentare quando si va in visita in posti nuovi o poco conosciuti, tanto più che “chi domanda non fa errori”. Sarà capitato a tutti di vedersi avvicinare uno sconosciuto che esordisce dicendo “scusi, un’informazione…”, no? Ebbene cerchiamo di immedesimarci nell’altrui necessità e se ne siamo in grado diamo l’informazione al meglio di come sappiamo trasmetterla ed al limite se non ne abbiamo conoscenza preghiamo di rivolgersi altrove, augurando miglior fortuna… talvolta è la migliore occasione per fare sfoggio delle nostre capacità di fare da Cicerone o addirittura di mettere in pratica le nostre doti di burlone con gli ignari visitatori che anelano ricevere un’informazione pratica e non di “farsi mandare a comprare il pepe”.

Come per la vita reale anche sui social ci sarà capitato, specie negli ultimi tempi, di imbatterci in post che palesano una richiesta di questo tipo… post che con frequenza crescente domandano informazioni mirate proprio nei gruppi in cui più persone trattano tali argomenti. Certo è logico immaginare che chiedere informazioni specifiche a persone che si suppone abbiano consapevolezza dell’argomento e voglia di divulgare l’informazione sia efficace… e se dietro una richiesta apparentemente ingenua si celasse un secondo fine?

D’altronde nella misura in cui si domanda per sapere si potrebbe chiedere per ottenere.

Non è certo un segreto che gruppi o pagine su facebook ed altre social community siano nel mirino delle strategie di marketing e di comunicazione messe in atto da diverse imprese di prodotti o servizi che spesso ci coinvolgono, nostro malgrado, in attività ben pianificate: supponiamo che il proprietario di un determinato profilo facebook, richiedente informazioni su quali cantine debba visitare, lavori direttamente o indirettamente per società di marketing e comunicazione piuttosto che per alcune delle cantine situate proprio nel luogo dove sostiene voglia apparentemente recarsi, ma con la reale intenzione di attirare l’attenzione proprio su di esse e sulle bottiglie che vorrebbero promuovere… cosa farà, dove e perché?

Chiederà di sapere quali cantine visitare in una determinata area, postando tale richiesta su gruppi costituiti da appassionati ed esperti di vino, di enogastronomia e turismo territoriale come è ovvio che sia non solo perché è scontata che la possibilità di trovare lì più persone maggiormente informate sia alta, ma perché ancora più alta è l’attenzione selettiva dei membri, costantemente alla ricerca di opportunità per poter argomentare su determinate tematiche a loro care, facendo sfoggio della loro cultura a riguardo, forse con un certo autocompiacimento; tale attenzione selettiva è corroborata quindi da un senso di vanità e anche dall’effetto specchio, ossia dal fattore che porta anche ad immedesimarsi nelle necessità altrui e cedere più volentieri quanto richiesto per altruismo. A completamento di questo meccanismo basterà far trapelare dai commenti, anche con l’aiuto di complici che siano legati dallo stesso fine commerciale, i nomi delle cantine con frequenza, enfasi e ripetizione, alimentando discussioni che nel bene o nel male, intessendo le lodi o lanciando provocazioni, portino a parlarne in maniera apparentemente casuale, stimolando dunque la curiosità e la voglia di andare sui relativi siti aziendali, incontrando magari sui motori di ricerca, e proprio in quel momento, offerte e discount sui wineshop online che a loro volta diventeranno messaggi automatici.

Viviamo nell’era della profilazione dove la comunicazione e le offerte commerciali che subiamo come un vero e proprio bombardamento non sono frutto di mere coincidenze ma ci vengono somministrate in funzione dei “mi piace”, dei commenti attraverso cui involontariamente usiamo la magica “parola chiave” e da tutte le abitudini che palesiamo attraverso le nostre scelte via web, grazie a tecniche di programmazione neuro linguistica ed altri accorgimenti.

Se da un certo punto di vista suscitano ilarità quei bontemponi che “mangiano pane e volpe” ed in maniera maldestra e neanche tanto celata chiedono consigli su dove sia meglio andare a mangiare proprio dove risiedono per aumentare l’affluenza nei locali amici, dimenticando che dai propri profili l’origine geografica si nota, d’altra parte può diventare non poco fastidioso essere coinvolto in una “call to action” forzata da certi bloggers e venditori seriali guidati esclusivamente dai loro interessi e non da un genuina e sincera richiesta di dialogo, interazione o informazione.

Oggi più che mai il linguaggio si fa belletto del pensiero e strumento per il business. Riflettiamo prima di donare il nostro tempo con like e commenti abilmente strappati sui social network.

1 thought on “Scusi, un’informazione…

Leave a comment.