Convegno “più solidarietà meno povertà”
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Capo Rizzuto (Calabria)

“Più solidarietà meno povertà” nel convegno organizzato in Calabria dal Centro nazionale per il Volontariato.

Povertà rappresentata e povertà reale. Indagando in un campo semantico così complesso, ci si accorge che il concetto di povertà può assumere significati, sfumature diverse. Povertà materiale, culturale o simbolica a seconda dei parametri e dei contesti di riferimento.

Storicamente, e in misura maggiore nell’era del capitalismo postindustriale, la povertà è strettamente correlata ad un’idea di squilibrio che si definisce innanzitutto come conseguenza di bisogni contrapposti. Nel convegno nazionale “Più solidarietà, meno povertà”, organizzato dal centro nazionale per il volontariato sotto l’alto patronato del presidente della Repubblica a Isola Capo Rizzuto, in Calabria, si è parlato anche di questo. La consapevolezza di un tempo contrassegnato dal problema irrisolto della fame come frutto di ingiustizie profonde ritorna nell’anno europeo della lotta alla povertà e all’esclusione sociale. E si ripropone nei dibattiti, nelle analisi, nelle proposte di volontari, studiosi, politici, giornalisti. Partendo dalla consapevolezza di uno squilibrio di cui siamo tutti responsabili, e dalla provocatoria sollecitazione di una necessaria pratica di rinuncia collettiva, l’obiettivo di fondo è stato quello di individuare una serie di strategie operative capaci di aprire scenari diversi.

Da un punto di vista strettamente politico, il trattato di Lisbona tenta di riformulare la questione con la costruzione di una nuova architettura europea, ponendo come obiettivo esplicito un’economia sociale di mercato in nome di un principio di inclusione. L’impegno delle tante associazioni che operano nel cosiddetto terzo settore testimonia invece la percezione del fenomeno nel nostro paese e nello stesso tempo l’esigenza di fornire delle risposte concrete. Interventi che urgono in particolare nell’area euromediterranea, caratterizzata dalla circolazione delle persone e dai flussi migratori. Solidarietà, accoglienza e integrazione suggeriscono percorsi apparentemente semplici. Perché per contrastare la povertà è importante innanzitutto superare l’orizzonte individuale e affermare quello comunitario, senza retorica. Significa sostenere il tessuto sociale nel suo insieme, il territorio e il suo sviluppo.

Ottanta milioni di poveri in Europa, tre in Italia. Dati preoccupanti se si considera il contesto nazionale e le difficoltà storiche e attuali di un Mezzogiorno e di una Calabria da sempre in balia di meccanismi di sopraffazione. È lo sfruttamento della permeabilità mafiosa, altro volto di una povertà che sembra non conoscere salvezza. Degrado e miseria come risultato di contraddizioni profondamente sedimentate e di un sistema pervasivo segnato da una sorta di “welfare mafioso”. L’illegalità appare la grande povertà del Mezzogiorno, e la necessità di fare rete, di creare sistemi di relazione, sembra offrire, metodologicamente e quindi praticamente, la prima grande risposta al problema, così come è emerso da un lungo pomeriggio di riflessione, a cui hanno partecipato, tra gli altri, l’onorevole Angela Napoli e il presidente di Fondazione per il Sud Carlo Borgomeo.

E se da un lato i recenti fatti di Rosarno hanno inferto una ferita profonda al territorio, l’esempio di una signora semplice come “Mamma Africa”, che ha accolto gli immigrati offrendo loro tutta la disponibilità umana di un’antica cultura mediterranea, ricorda a tutti come il buio del liberismo mercantile si possa contrastare a partire dalla consapevolezza autentica di ciò che siamo.

 

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